Ridefinire i propri obiettivi strategici sulla base dei quali ripensare il processo di adozione delle soluzioni digitali. Questa è la sintesi che emerge dallo studio di McKinsey, dal titolo “Covid-19: An inflection point for Industry 4.0” pubblicato il 15 Gennaio 2021, che riporta i risultati di una survey condotta su un campione di 400 aziende in tutto il mondo, finalizzata a comprendere quale sia stato il ruolo delle tecnologie dell’Industria 4.0 nella loro risposta alla pandemia.
La pandemia da COVID-19 è stata la causa di una delle crisi economiche più gravi della storia recente. Le aziende di tutti i settori, nessuno escluso, sono state costrette ad adottare misure straordinarie per proteggere i loro dipendenti e garantire al tempo stesso la continuità delle attività lavorative. Alcune aziende hanno subito un brusco arresto delle attività dovuto alla carenza delle materie prime e alla scarsa presenza in sede dei lavoratori. Altre, invece, hanno dovuto riorganizzare fortemente la produzione per far fronte a un improvviso aumento della domanda. In questo scenario, le tecnologie che rientrano nel paradigma dell’Industria 4.0 hanno giocato un ruolo fondamentale come strumento essenziale per contrastare gli effetti della crisi dovuti alla pandemia e garantire la continuazione delle attività. Oltre a rafforzare il valore di questo paradigma, la pandemia ha, tuttavia, messo in luce i limiti delle attuali implementazioni realizzate dalle organizzazioni.
Indice degli argomenti
Soluzioni di industria 4.0 per contrastare gli effetti del Covid-19
Dal report McKinsey emergono tre diversi scenari di applicazione del paradigma Industria 4.0 durante la crisi da Covid-19.
- Le aziende che già prima della pandemia avevano realizzato su larga scala soluzioni di Industria 4.0 (i c.d. precursori) hanno risposto bene agli effetti della crisi. A seguito di questi risultati, gli intervistati appartenenti a questa categoria hanno dichiarato di essere più ottimisti sulle prospettive delle tecnologie digitali rispetto a un anno fa e di aver aumentato la fiducia sul loro potenziale ai fini della produzione.
- Le aziende che stavano ancora implementando soluzioni di Industria 4.0, durante la pandemia hanno potuto verificare la reale maturità delle soluzioni stesse. Come conseguenza hanno dovuto rivedere anche il modo con cui valutare le tecnologie impiegate, viste non più per la loro capacità di aggiungere valore quanto piuttosto per la loro utilità in situazioni difficili e straordinarie come quelle generate dalla pandemia. Inoltre, l’aver testato le piattaforme Industria 4.0 in piena “battaglia” ha fatto comprendere a queste aziende i limiti e i punti deboli delle loro infrastrutture di supporto IT/OT e ha chiarito il reale divario ancora da colmare.
- Infine, le aziende che non avevano iniziato a adottare le tecnologie dell’Industria 4.0, hanno pagato il prezzo più alto della crisi. Si sono trovate impreparate con limitata capacità di reazione. Hanno sofferto della mancanza di esperienza pregressa e di infrastrutture IT/OT adeguate. E, a causa dei vincoli di cassa, hanno anche avuto difficoltà ad effettuare nuovi investimenti ai fini della ripresa.
Le nuove regole per Industria 4.0 dettate dalla pandemia
Dall’analisi risulta chiaro, dunque, il valore del paradigma dell’Industria 4.0 nel rendere le aziende più agili, flessibili e resilienti rispetto agli scenari (anche eccezionali) del mercato. Tuttavia, è anche vero che proprio la pandemia ha messo in luce i limiti delle implementazioni odierne e ha alzato il livello di riferimento oltre il quale queste implementazioni possono essere considerate di successo.
La pandemia sta segnando anche la transizione alla normalità post-Covid-19. Molte aziende, infatti, stanno faticosamente cercando di riprendere la produzione ma con molte difficoltà legate principalmente al blocco dei licenziamenti, all’introduzione del lavoro a distanza, ai vincoli di cassa e al fatto che una parte del personale è impegnato a risolvere questioni più urgenti. In particolare, i costi imprevisti sostenuti nei mesi di lock down (e oltre) e le vendite ridotte hanno lasciato molte aziende a corto di liquidità per investimenti tecnologici.
Altre difficoltà sono legate, poi, ai cambiamenti dello scenario strategico determinati dalla crisi. Per citare alcuni esempi riportati nel report, ci sono dei settori come quello aerospaziale che hanno visto una forte riduzione della domanda, che potrebbe prolungarsi per molto tempo ancora; mentre altri settori, come quello dei prodotti medicali o di largo consumo, si sono trovati a fronteggiare una domanda elevata e variabile, con vendite che per alcune categorie di prodotti hanno battuto i record, e altre che sono scesi al di sotto delle medie storiche.
Tutte queste difficoltà potrebbero portare le aziende a rallentare o addirittura a sospendere i loro percorsi di trasformazione digitale. Però, gli autori dello studio McKinsey sottolineano che sospendere i progetti di Industria 4.0 potrebbe essere anche più deleterio della pandemia. Piuttosto, mai come adesso le aziende devono concentrare i propri sforzi digitali, mirando alle opportunità strategicamente più importanti, e puntando alla implementazione di soluzioni digitali in grado di scalare a un ritmo accelerato.
Come dovrà essere il new-normal del post-pandemia
La crisi ha stimolato le aziende a ripensare la propria strategia, ri-focalizzando il business e ridefinendo le priorità nella scelta delle tecnologie di Industria 4.0 da impiegare. Prima della pandemia gli obiettivi principali per la maggior parte delle aziende erano aumento della produttività e riduzione dei costi. Durante la pandemia sono diventati agilità e resilienza. E lo saranno anche per il dopo pandemia.
Strumenti quali Cloud Computing, Internet of Things (IoT), Big Data, Artificial Intelligence (AI), smart working e ambienti di collaboration, diventeranno le leve chiave per la nuova normalità post-pandemia. Ma per essere efficaci, dovranno essere utilizzati nell’ambito di una strategia di Industria 4.0 strutturata e chiara da realizzare attraverso un approccio “lean”.
Le soluzioni digitali da implementare dovranno: indirizzare gli obiettivi strategici di maggiore importanza; essere sviluppate e testate velocemente in produzione e sul mercato, per poi essere scalate attraverso un processo di miglioramento sperimentale e iterativo; ed essere in grado di travalicare i confini aziendali diventando pervasive lungo tutta la catena del valore di un’azienda.
Tali soluzioni, per essere efficaci, non potranno però essere improvvisate e dovranno essere progettate per tempo e con criterio. Infatti, le correzioni rapide apportate all’infrastruttura IT/OT esistente e soluzioni temporanee come quelle realizzate durante la pandemia, se da un lato hanno accelerato l’implementazione precoce di soluzioni digitali, alla lunga non saranno in grado di garantire stabilità ed efficacia. Infatti, in un secondo tempo potrebbero richiedere degli interventi per garantirne il funzionamento su larga scala, con conseguente dispendio di tempo e denaro, oltre che un rischio residuo di malfunzionamenti futuri.
Oltre all’impiego di tecnologie basate su Cloud o piattaforme Internet of Things (IoT) standardizzate, per accelerare l’implementazione di soluzioni digitali e supportare la loro applicazione su larga scala, le aziende dovranno anche dotarsi di persone con competenze critiche data science e IoT engineering, e adottare modalità di lavoro agili, organizzando i gruppi di lavoro in piccoli team inter-funzionali, ma soprattutto dovranno dotarsi di processi rapidi e iterativi per poter favorire l’utilizzo delle metodologie lean e agili come practice lavorative.
Sintesi e commento al report McKinsey & Company del 15 Gennaio 2021