L’innovazione è sempre più una necessità. Se già prima del Covid-19 questa convinzione era condivisa da buona parte degli imprenditori, l’emergenza sanitaria ed economica imposta dal Coronavirus ha chiamato le aziende – anche quelle di piccole dimensioni – a una vera e propria svolta verso la digitalizzazione. Non solo smart working; le PMI stanno, infatti, scaldando i motori verso la tanto agognata ripresa e gli investimenti in beni 4.0 tramite il credito di imposta 2021 rappresentano il tramite improcrastinabile verso la ripartenza. Nelle piccole e medie imprese è sempre più consolidata la consapevolezza che aumento di fatturato e competitività siano ormai strettamente connessi al grado di innovazione tecnologica degli impianti industriali.
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In aumento gli investimenti in macchinari automatizzati nelle PMI
Da una recente analisi effettuata dal Servizio Fiscale Gestionale Societario di A.P.I. (Associazione Piccole e Medie Industrie), infatti, è emerso che la nuova Legge di Bilancio, che potenzia il credito d’imposta per gli investimenti 4.0, ha fatto segnare un netto incremento nelle decisioni di investimento in macchinari automatizzati per le PMI.
Nell’ultimo trimestre del 2020 e nel primo trimestre del 2021, su un campione di 54 imprese analizzate si evidenzia un investimento complessivo di 24 milioni di euro, dove il settore meccanico fa la parte del leone con oltre il 70% delle imprese che investono il 77% delle risorse complessive. Seguono distanziati il settore chimico con oltre il 7% delle aziende e quasi il 10% degli investimenti e del terziario con oltre il 4,5% degli investimenti. Meno propensi agli investimenti i settori tessile ed edilizio.
Interessante anche la comparazione per numero di addetti che emerge dall’analisi. Le aziende fino a 10 dipendenti rappresentano oltre il 40% delle aziende che investono in Industria 4.0 con il 23% degli investimenti, mentre il 37% è rappresentato da aziende fino a 50 dipendenti che investono oltre il 32% delle risorse. Gli investimenti più consistenti sono naturalmente concentrati sulle imprese di dimensioni maggiori, infatti, le aziende con addetti tra 100 e 150 rappresentano solo il 7%, ma investono quasi il 30% delle risorse.
Quindi, dopo oltre un anno di pandemia, e con investimenti praticamente azzerati per l’incertezza della situazione economica globale, si assiste negli ultimi mesi a un’accelerazione nelle scelte di investimento e a un generale apprezzamento degli imprenditori associati ad A.P.I. per le modifiche introdotte a Industria 4.0 dalla nuova Legge di Bilancio.
Il credito d’imposta per investimenti 4.0 risulta sempre più apprezzato dalle PMI perché riesce a coniugare innovazione in azienda e risparmio fiscale.
Forti della speranza di non vivere più periodi di “stop and go” le PMI stanno così cercando di invertire il segno meno che ha caratterizzato in larga parte lo scorso anno.
Il credito di imposta piace alle PMI
Il complicato contesto, segnato dalla pandemia di Covid-19 che nel 2020 ha oltremodo condizionato le scelte di investimento degli imprenditori, non permette però una normale analisi dei trend di mercato, poiché durante la prima ondata le attività, e di conseguenza gli investimenti, hanno subito un netto stop a causa del calo delle commesse, delle limitazioni alla mobilità e dalla generale incertezza nel già difficile panorama economico.
È però indubbio dai dati e dall’interesse manifestato dagli imprenditori che la rinnovata normativa di Industria 4.0 (denominata Transizione 4.0) stimoli la propensione a investire.
È stato, infatti, ben accolto dalla nostra base associativa il meccanismo che già dal 2020 non prevede più la maggiorazione delle quote di ammortamento, ma un “semplice” credito d’imposta che ha immediatamente favorito le PMI, riducendo i tempi di recupero dell’agevolazione e dando la possibilità di usufruirne immediatamente, anche in assenza di utili a bilancio.
Con la nuova Legge di Bilancio 2021 si assiste a un ulteriore passo in avanti per le piccole e medie imprese associate, perché il credito di imposta viene ulteriormente potenziato al 50% e vengono introdotte altre novità a vantaggio delle PMI, come il fatto che la norma diventa retroattiva, comprendendo anche gli investimenti effettuati dal 16 novembre 2020 e la variazione delle tempistiche di utilizzo del credito d’imposta che vedono accorciare ulteriormente i tempi di utilizzo (da 5 anni a 3).
Positiva anche la norma che prevede la possibilità di utilizzare il credito d’imposta direttamente dall’anno di interconnessione, invece che dal periodo di imposta successivo, e il potenziamento delle aliquote del credito di imposta per investimenti in beni ordinari (non 4.0), una misura a vantaggio delle micro-imprese che non hanno le risorse o la struttura per investire in beni 4.0.
Discorso a parte per il credito di imposta formazione 4.0 che resta quasi esclusivo appannaggio delle medie e grandi aziende con importanti masse di dipendenti da veicolare su progetti di formazione nelle tecnologie 4.0.
La strada da percorrere, però, è ancora lunga. Bene la rinnovata normativa di Industria 4.0, ma se il sistema sta tenendo lo dobbiamo anche a tutti quegli imprenditori che si sono rimboccati le maniche, che non si sono persi d’animo e hanno puntato sul made in Italy, su un know how d’eccellenza, sui prodotti e servizi di qualità nonostante il perdurante quadro di preoccupazione legato a incertezze normative e altalenanti decisioni di cui rimane sempre sospesa l’attuazione.