Industria meccanica, nel 2019 freno alla crescita ma si punta al +1%

L’economia tira il freno ma l’industria meccanica prova a ripartire, puntando a una crescita del +1%. L’argomento al centro della nuova puntata di Italia 4.0 su Class Cnbc. Ospiti Marco Nocivelli, nuovo presidente di Anima, e Marco Golinelli di Wartsila Italia e presidente di Italcogen.

Pubblicato il 03 Apr 2019

meccanica


Dopo due anni sostanzialmente positivi per l’economia e la produzione industriale il 2019 viene considerato da molti l’anno delle incertezze. L’economia, sia per situazioni interne che per dinamiche internazionali, non cresce e, secondo le stime di Confindustria,  l’economia resterà “al palo” o, addirittura, potrebbe avere variazioni lievemente negative. Da parte dell’industria meccanica, nonostante le incertezze e le preoccupazioni, arriva un segnale di ottimismo, con l’obiettivo di una crescita del +1%.

Di crescita zero, e delle conseguenze che questa potrà avere sull’industria, si è occupata la nuova puntata di Italia 4.0, la trasmissione condotta da Andrea Cabrini, in onda mercoledì sera sul canale Class Cnbc (potete rivederla in streaming qui).

A fare il punto della situazione Marco Nocivelli, nuovo presidente di Anima, la federazione delle associazioni dell’industria meccanica, e Marco Golinelli,  Direttore Emerging Solution di Wartsila Italia e presidente di Italcogen, che è l’associazione che rappresenta costruttori e distributori di impianti di cogenerazione.

I numeri dell’industria meccanica

Anima Confindustria Meccanica rappresenta 30 comparti industriali, che sono raccolti nei macrosettori di energia, logistica, alimentare, industria, edilizia, sicurezza e ambiente per un fatturato di 48,5 miliardi di euro e 214 mila addetti. 38 miliardi di esportazioni. La previsione per la produzione tecnologica meccanica, nel 2019 è di oltre 49 miliardi, che rappresentano un + 1,1% sul 2018. 

Dal punto di vista degli investimenti lo scorso anno si è raggiunta una percentuale del + 6,9% rispetto al 2017, mentre nel 2019 la crescita è stimata nel + 2,1% sul 2018. Per quanto riguarda l’export le aziende italiane della meccanica esportano più della metà di ciò che producono, il 58,3%. Nel 2018 le imprese hanno totalizzato 28,2 miliardi, con un + 2,3% sul 2017.

Nocivelli: “Nubi sul 2019, si cercano nuovi mercati”

Le previsioni 2019, invece, parlano di un rallentamento della crescita con una stima del + 1,3% su 2018.

“L’anno scorso abbiamo registrato una crescita di due punti percentuali – ha sottolineato Nocivelli – ma l’inizio dell’anno si presenta con nubi più spesse. Vediamo tanta incertezza, preoccupazione  e ansia anche dovuta a situazioni che non riguardano solamente il paese italia ma che si proiettano in tutta Europa e che coinvolgono i due paesi più importanti, in termini di esportazione, dopo, gli Stati Uniti, che sono Germania e Francia. Anche alcuni mercati come Russia e Arabia Saudita, che fino a poco tempo fa erano trainanti, mostrano segnali di frenata, in parte dovuto alla questione dei dazi, in parte a situazioni contingenti come la fluttuazione dei prezzi del petrolio”.

Per fare fronte a questa situazione, quindi, serve una buona dose di “fantasia” che permetta di aprire nuovi mercati. “Le imprese sfruttano la loro abilità di trovare nicchie di mercato in paesi meno conosciuti, ma che mostrano buone capacità di ripresa – prosegue Nocivelli – quelli dell’Africa o alcuni paesi dell’Asia, come il Myanmar o il Vietnam, che riescono a essere ancora di sbocco. Crescere del 40% su un mercato molti piccolo è semplice ma difficilmente questa crescita basta a  compensare il calo su mercati più importanti“.

Investimenti, l’industria rimane in stand-by

Dopo un biennio di grandi investimenti, grazie anche alla politica di incentivazione messa in atto dal governo, le imprese in questo momento sono ferme, in attesa di capire, con chiarezza, quali saranno le politiche a sostegno dell’industria.

“Le imprese non capiscono quali saranno gli incentivi che verrano messi a disposizione – spiega Nocivelli – non capiscono se devono investire in cloud o in formazione, non capiscono se l’investimento deve essere continuato o se la porta si è chiusa e devono aspettare”. 

Un attendismo che non nasce solo dalle dinamiche interne al paese ma è anche frutto di un rallentamento economico generale dell’Europa che non permette di rischiare più di tanto. Questo, però, porta una forte preoccupazione. “Le imprese Hanno già investito una parte di sostanze per rinnovare gli impianti – continua Nocivelli – ma se questa spinta non prosegue il rischio è che tutto si fermi e che non vengano fatti gli investimenti che sono necessari a riportare l’industria italiana ai vertici”.

Dalla politica leggi chiare e poca burocrazia

Una forte attenne, quindi è rivolta al governo, per capire se, e come, potranno essere messe in campo misure che possano permettere la crescita delle imprese. ““Noi tutti ci aspettiamo attenzione allo sviluppo di questi investimenti – sottolinea Golinelli – e quindi pensiamo che sia necessario sbloccare tutte quelle misure che permettono alle aziende di competere nel mondo e di poter continuare a farlo, mantenendo occupazione e reddito”.

“Siamo contenti che sia stata fatta una nuova riflessione sul superammortamento, anche se come verrà espletata lo vedremo con i decreti attuativi – sottolinea Nocivelli -, ma quello che terrei a sottolineare è che la politica deve fare leggi che siano semplici e di semplice attuazione. Purtroppo abbiamo visto, a volte, troppa complessità burocratica. E questa ha scoraggiato l’attuazione di misure che sembravano belle sulla carta ma che non hanno dato risultati concreti”. 

La partita della formazione, serve raccordo tra scuola e impresa

Un tema strategico è, sicuramente, quello della formazione per creare figure adeguate alla richiesta delle imprese. E se, in molti casi, le aziende cercano di superare il problema, creando “scuole” interne, dall’altro serve un maggiore raccordo con lo stato.

“Uno dei maggiori problemi che riscontriamo – spiega Nocivelli – è quello della comunicazione con la parte scolastica. Gli istituti tecnici e le istituzioni, sono poco preparati a ricevere input dal sistema industriale. Questo, a volte, significa dare una preparazione che non è adeguata rispetto a quella che sarebbe la richiesta della parte produttiva”.

Anche perché in molte aziende, negli anni, si è attuata una vera e propria trasformazione della forza lavoro, che necessità di una preparazione adeguata. “Prima la nostra base erano i cosiddetti blue collar – sottolinea Golinelli – mentre oggi le principali attività sono rappresentate dai tecnici che hanno la capacità di operare nelle linee di produzione con competenze che si sono trasformate. Oggi abbiamo più personale tecnico rispetto a quelli che sono direttamente coinvolti nell’assemblaggio. E per questo è fondamentale la formazione e nell’utilizzo di strumenti nuovi”.

Incentivi all’export e rinnovo macchinari, ecco le priorità del comparto

Le aziende del comparto, quindi, chiedono misure per la crescita anche perché si tratta di un comparto, a volte sottostimato, ma di grande importanza. “Abbiamo portato 28 miliardi di fondi che arrivano dall’estero – ricorda Nocivelli – che sono l’equivalente di una finanziaria. Serve, però, un incentivo all’esportazione, ma anche  una simmetria nella parte dei dazi visto che, a volte, vediamo che abbiamo ostacoli alle esportazioni in alcuni paesi a causa di meccanismi daziali. Auspichiamo anche la reintroduzione di strumenti che possano permettere il rinnovo di macchinari e di formazione.

Non solo Tav, bisogna sbloccare i cantieri per crescere

Infine un altro tema forte: quello delle infrastrutture, fondamentali per la crescita dell’industria, anche di quella meccanica. “Senza collegamenti non si va da nessuna parte – spiega Nocivelli – e vorrei ricordare che alcune nostre aziende hanno commesse, anche milionarie, che vengono bloccate perché l’oggetto non può transitare su una strada se non è stata messa a norma”.

Per questo serve intervenire e sbloccare quei cantieri che sono aperti da troppi anni. “Abbiano fatto un conto a livello confindustriale e abbiamo visto che ci sono 26 miliardi di cantieri bloccati in Italia. Credo ci siano tante possibilità che devono essere sfruttate ma, se ci concentriamo solo su un’opera finisce che quello prende l’attenzione dei media. E non è con una sola mossa che si fa un bilancio finale dell’anno”.

Un auspicio che arriva anche da Wartsila che, occupandosi del comparto energetico vede con grande interesse la possibilità che siano realizzati forti interventi a che in questo campo. “L’auspicio è che si sblocchino attività – sottolinea Golinelli – ma non c’è solo la Tav. Noi pensiamo, ad esempio, alla metanizzazione della Sardegna, che è un argomento importante che porterebbe investimenti in una regione che ha la necessità di convertire il suo sistema energetico e che, in questo momento, è in attesa di capire come andare avanti. Questo porterebbe a un risultato positivo”.

Anima, l’obiettivo del 2019, raggiungere il +1%

Nonostante la situazione di stallo che vede l’economia europea, e di conseguenza quella italiana, in una situazione di attesa le imprese non perdono l’ottimismo è gli obiettivi di crescita restano, comunque, ambiziosi. “Noi vediamo sicuramente un rallentamento – conclude il presidente di Anima – ma continuiamo a lavorare in maniera da rimanere in positivo. Raggiungere un risultato 2019 del +1% sarebbe un bel traguardo e mi auguro che tutta l’industria cerchi di cogliere questo obiettivo”.

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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