Industria 4.0, le aziende italiane sono pronte all’azione

Industria 4.0 non è una moda. Secondo un’indagine PwC il 55% delle imprese prevede di effettuare investimenti importanti nei prossimi 5 anni. Permangono criticità nella comprensione della normativa e pesa la mancanza di cultura digitale.

Pubblicato il 05 Apr 2017

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Le imprese italiane hanno compreso la rilevanza strategica degli investimenti in tecnologie per industria 4.0 e hanno in programma investimenti importanti nei prossimi anni. E’ quanto emerge, in sintesi, dall’indagine che PwC ha condotto in questi mesi sul territorio.

Gabriele Caragnano
Gabriele Caragnano, partner PwC

I risultati dell’indagine sono stati presentati oggi a Milano in occasione della tappa conclusiva del roadshow che PwC ha organizzato per spiegare alle imprese le opportunità offerte dal piano nazionale Industria 4.0. Obiettivo dell’indagine era valutare il grado di conoscenza delle imprese di tutte le dimensioni (il 49% de campione ha fatturati inferiori ai 100 milioni) sui temi di Industria 4.0 e capire quali domande si pongono prevalentemente le imprese.

“Oltre la metà del campione (il 55%, ndr) prevede di effettuare investimenti importanti, tra il 4% e il 9% del fatturato, nei prossimi 5 anni”, sottolinea Gabriele Caragnano, partener PwC,.

L’importanza strategica

“Solo il 5% delle aziende ritiene Industry 4.0 una moda – spiega Caragnano – mentre per il 39% del campione è un investimento utile che permette l’aumento dell’efficienza dei processi e la riduzione dei costi”.

Non sono solo questi i dati interessanti emersi dall’indagine: per esempio, l’obiettivo di avviare un programma di investimenti solo nel 20% è l’accesso alle agevolazioni fiscali. Insomma, le imprese sembrano aver compreso i contenuti del Piano Nazionale Industria 4.0 e la loro rilevanza strategica.

La comprensione delle misure

Il livello di comprensione dei contenuti tecnologici di Industria 4.0 è considerato “sufficiente” dal 45% delle imprese, “buono” dal 39% e “ottimo” dal 14%, mentre solo il 2% lo ritiene scarso.

Ma se si passa a esaminare la comprensione della (complessa) normativa in vigore emergono delle criticità. La principale è la comprensione delle caratteristiche del bene (48%), seguita dalla difficoltà di abbinamento delle caratteristiche richieste al bene presente nel piano di investimenti (22%), e poi dalla difficoltà di collegamento tra beni materiali e immateriali (12%). Per il 10% del campione invece non sussiste nessuna criticità, mentre l’8% ha dubbi legati alla tempistica di consegna e di messa in funzione del bene.

Opportunità e vincoli

Per le aziende manifatturiere le opportunità di investimento più interessanti sono nelle seguenti aree: pianificazione e schedulazione della produzione (24%), sviluppo prodotto e industrializzazione (23%), data & analytics (19%).

I principali ostacoli all’adozione sono invece la mancanza di cultura digitale e formazione (23%), la mancanza di una chiara visione digitale e delle leadership del top management (21%) e gli elevati investimenti necessari (13%).

Cosa migliorare?

Alle aziende è stato chiesto anche che cosa proporrebbero per il futuro in vista di una evoluzione del piano di incentivi. Il 62% chiederebbe l’estensione dell’orizzonte temporale oltre il 31/12/2017, il 18% l’estensione del parco dei beni agevolati ad ambiti non strettamente collegati alla fabbrica, il 10% la semplificazione delle procedure con eliminazione della perizia giurata, l’8% l’estensione del beneficio ai beni acquistati nel 2016.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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