“Penso che l’eredità che lascio al ministero delle Sviluppo Economico sia quella di aver dato centralità alle politiche industriali in innovazione, un percorso culminato con il piano industria 4.0, che ha sancito l’architettura più forte in Europa a sostegno della digitalizzazione dell’industria. Un percorso intrapreso nel 2011, quando iniziammo a lavorare sul riordino degli incentivi, lanciato nel 2016 e, consolidato nel corso degli anni, anche da questo governo che ha avuto l’intelligenza di mantenerlo il piano e, per certi aspetti, di rafforzarlo. Il piano nasce per aiutare principalmente le piccole e medie imprese e i dati ci dicono che sono state proprio loro che, in vastissima maggioranza, hanno utilizzato questi benefici: circa il 90% dell’iperammortamento e del superammortamento si concentra su investimenti sotto i 2 milioni di euro, cioè sono stati fruiti dalla normale platea delle nostre imprese”.
È questo il bilancio tracciato da Stefano Firpo, ex direttore generale del Ministero dello Sviluppo Economico e vero “motore operativo” della trasformazione digitale delle imprese italiane, che ha lasciato la carica per ritornare a ad operare nell’ambito privato, come direttore generale di Mediocredito in Intesa San Paolo. Firpo ha raccontato la sua lunga esperienza in un’intervista con Andrea Cabrini all’interno della trasmissione Italia 4.0 andata in onda ieri su Class CNBC.
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Grazie agli incentivi aumento record degli investimenti
Un bilancio particolarmente positivo a partire dai numeri, che “in una fase di congiuntura particolarmente favorevole – spiega Firpo – hanno visto un incremento molto significativo degli investimenti industriali. L’anno scorso abbiamo raggiunto il record del +4% sugli investimenti fissi, con il conseguente incremento degli ordini e possiamo dire che, nella crescita del Pil 2018, la componente investimenti ha avuto un peso fortissimo. A questo aggiungerei l’incremento della platea di imprese che hanno beneficiato degli incentivi, sia sul fronte ricerca e sviluppo che su quello dell’innovazione, quasi 300 mila beneficiari che, in maniera mixata, hanno utilizzato le varie misure con una concentrazione di PMI”.
Incentivi fondamentali ma serve anche clima di fiducia
Con il nuovo governo, ricorda Firpo, il piano è stato rifocalizzato in modo ancora più forte sulla Pmi, ma a questo si sono aggiunti altri elementi di rafforzamento, è stato esteso il credito di imposta alla formazione, è stato introdotto il voucher per il temporany management nel digitale ed è stato ripreso, con il Decreto Crescita, anche il super ammortamento. “Sul fronte delle piccole e medie imprese i risultati sono positivi, l’incentivo è stati disegnato come nel piano 4.0 e resta di facile utilizzazione da parte delle imprese”.
Ma l’incentivo non è sufficiente a dare quella spinta necessaria alla nostra economia e serve un clima di fiducia che invogli le imprese agli investimenti. “Questo è quanto ha un po’ frenato nell’ultimo periodo. L’incentivazione c’è ancora. – sottolinea – e molto potente, ma il clima generale di fiducia sulle prospettive e gli investimenti è venuto meno. Gli incentivi sono fondamentali, e oggi sono ancora molto generosi,ma non possiamo pensare che questo sia sufficiente”.
Le dimensioni non contano, serve innovazione
La trasformazione digitale che interessa tutta l’economia mondiale, ha portato anche a un cambiamento nell’idea di impresa. Se prima si pensava che le dimensioni fossero un punto di forza fondamentale per avere la leadership nei mercati adesso la situazione è cambiata e ance il nostro paese si deve adeguare. “Con la rivoluzione digitale gli elementi dimensionali per le aziende si sono ridotti – analizza Firpo – non è più così importante essere grandi perché, grazie al digitale, i mercati si sono allargati. Per riuscire a essere vincenti nei mercati che si espandono bisogna, quindi, essere connessi e la nostra impresa fa ancora fatica a entrare nelle catene della produzione internazionale del valore. La dimensione consente di fare investimenti, quindi non è inutile, ma non è più un tema fondamentale. Gli elementi principe sono gli investimenti e la connessione con le catene del valore”.
Il nodo dei Competence Center, Firpo: “Nessun ritardo”
Tra i temi affrontati nel corso della lunga intervista anche quelli relativi a uno tra gli strumenti più innovativi messo in campo dal Piano Industria 4.0, ovvero la rete dei Competence Center. Una misura su cui alcuni avevano lamentato ritardi nell’applicazione ma che Firpo difende senza esitazione. “È stato molto complicato – ammette l’ex Direttore Generale – anche perché quello era un metodo di finanziamento inedito, e che aveva alcune complessità non banali”.
“Nonostante questo dall’apertura del bando, da quando ho avuto gli strumenti giuridici, ci abbiamo messo meno di un anno a concederli e mi sembra di avere quasi stabilito un record. Oggi di 8 Competence Center ne abbiamo sei finanziati e gli ultimi due (Roma e Napoli, ndr) lo saranno a brevissimo. Questi rappresentano veramente l’ossatura dei servizi di trasferimento tecnologico del nostro paese e possono costituire un grandissimo volano per andare ad accaparrarci i fondi che saranno stanziati dalla prossima legge di bilancio europea sull’innovazione, la ricerca e lo sviluppo industriale”.
Industria 4.0, cosa rimane da fare
Tra i problemi maggiori che Firpo ha riscontrato nella sua carriera ministeriale, che in quasi otto anni ha visto susseguirsi cinque governi, c’è quello di dare continuità alle politiche, anche quando sono di successo. “È stato molto faticoso dare continuità a queste cose, anche perché viviamo in un sistema politico in cui i governi cambiano molto velocemente – spiega – e ogni volta devi ripartire. Dare continuità alle polis di successo è un elemento fondamentale sul quale il paese deve lavorare di più, perché dove c’è continuità politica c’è anche continuità nell’amministrazione delle misure per fare in modo che queste abbiano effetti nell’economia reale”.
“La sfida per chi viene dopo di me – conclude Firpo – è quella di dare continuità alle politiche di successo perché, per riuscire a sostenere gli investimenti di innovazione, che sono di medio lungo termine e sono rischiosi, bisogna dare certezze agli investitori. Se invece si producono politiche intermittenti e non chiare gli investitori hanno paura e questa non aiuta a esprimere tutto il potenziale. Il paese ha un potenziale fortissimo, potremmo crescere come Francia e Germania, ma rimangono elementi strutturali difficili da aggredire con meri decreti legge. Abbiamo il tema della giustizia, quello delle infrastrutture, ma dobbiamo avere l’ambizione di non accontentarci dello zero virgola. Questo paese può esprimere tassi di crescita del tutto equiparabili alle più moderne economie del mondo”.
Guarda l’intervista
L’intervista integrale a Stefano Firpo è disponibile qui.