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Il Piano Transizione 4.0 e l’innovazione digitale per affrontare le emergenze

Quali sono le nuove opportunità per le imprese italiane che arrivano dall’evoluzione del Piano “Industria 4.0” a “Transizione 4.0”; come e dove si può allargare il campo di applicazione in una prospettiva di Filiera 4.0 e che ruolo può svolgere l’innovazione digitale per affrontare l’emergenza Covid-19, sono alcuni dei temi affrontati nel webinar organizzato dalla nostra testata in collaborazione con IQ Consulting

Pubblicato il 14 Apr 2020

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Quali sono gli scenari che si presentano per le imprese del settore manifatturiero nella prospettiva delle agevolazioni economiche a sostegno della trasformazione digitale nel piano governativo che ha visto l’evoluzione da “Industria 4.0” a “Transizione 4.0”? Quali prospettive possono permettere di ampliare il numero di imprese che accedono a tali benefici e con quali condizioni è possibile un allargamento di queste opportunità anche oltre i confini del manifatturiero? Quanto è poi importante oggi, alla luce della emergenza Covid-19 che sta colpendo in modo pesante cittadini e imprese, focalizzare l’attenzione sul ruolo il digitale può svolgere per affrontare le emergenze e per gestire e mitigare i rischi e come si può coniugare questo ruolo con i temi della Transizione 4.0 delle imprese?

Per affrontare questi temi la nostra testata ha organizzato un webinar in collaborazione con IQ Consulting, spinoff dell’Università degli Studi di Brescia, realtà specializzata nel supportare le imprese nello sviluppo e nella realizzazione di progetti di innovazione con un approccio che unisce la missione progettuale a una vocazione accademica alla ricerca e all’analisi dei principali fenomeni tecnologici per l’industria.
(Per maggiori informazioni e per contattare IQ Consulting)

Il percorso del webinar: Industria 4.0, Essere 4.0, Transizione 4.0, i servizi IQ Consulting e la case history di Cavagna Group 

Il webinar è stato strutturato nella forma di percorso che parte dallo scenario dell’evoluzione del paradigma 4.0 con l’estensione del perimetro da Industria e Filiera per affrontare il ruolo del digitale nella gestione delle emergenze ( in chiave di approccio “Essere 4.0”) per poi mettere a disposizione un focus specifico sulla Transizione 4.0 caratterizzata da una lettura dei cambiamenti rispetto al piano Industria 4.0 e delle opportunità per le imprese. Il percorso arriva poi al ruolo e ai servizi di IQ Consulting per permettere alle imprese di accedere ai benefici del piano e conta sulla testimonianza in chiave 4.0 di Cavagna Group, azienda che opera nel settore medicale-sanitario, con la produzione di diversi tipologie di sistemi per la gestione di gas e liquidi.

I temi sono stati affrontati e discussi con

  • Andrea Bacchetti, Ricercatore dell’Università di Brescia e Associate Partner di IQ Consulting
  • Massimo Zanardini, Senior Consultant di IQ Consulting
  • Valerio Maffi, Chief Operating Officer, Omeca Unit Valves Division di Cavagna Group

Da Industria a Filiera: l’evoluzione del paradigma 4.0

Con il passaggio dal concetto di Industria 4.0 a quello più esteso di Filiera 4.0, il paradigma 4.0 consente di allargare l’orizzonte anche ad altre tipologie di imprese oltre a quelle del mondo manifatturiero. La sfida della trasformazione digitale ha peraltro, oggi più che mai, bisogno di un rilancio ed è importante considerare da subito anche i temi di una gestione del post emergenza Coronavirus, con un impegno di imprenditori e manager per pianificare la ripresa facendo tesoro dei contributi che sono arrivati in questo periodo dall’innovazione digitale.

Andrea Bacchetti, ricercatore Università degli Studi di Brescia, Associated Partner IQ Consulting, spinoff dell’Universita di Brescia

Andrea Bacchetti osserva che “Quando parliamo di Industria 4.0, parliamo di una nuova visione della manifattura e, in senso più ampio, parliamo anche di un nuovo modo di fare impresa e business, dove nuove tecnologie digitali, anche molto diverse tra loro, si interconnettono con i sistemi fisici tradizionali e permettono di dare vita a imprese intelligenti che, grazie all’utilizzo intensivo dei dati, permettono di migliorare la competitività e di gestire in modo più attento le risorse”. E si parla di miglioramenti sia a livello di efficienza interna, sia in termini di efficacia nel trovare nuove modalità per migliorare il livello di soddisfazione delle esigenze della clientela.

Una evoluzione digitale per il manifatturiero

“Più che di rivoluzione digitale, – prosegue Bacchetti – è corretto parlare di una “e-voluzione digitale”: nella quale occorre però focalizzare l’attenzione sull’approccio. Molto spesso ci si trova davanti a un percorso che parte dalla scelta di una tecnologia disponibile sul mercato, sulla quale si investono risorse, magari anche grazie agli stimoli degli incentivi e delle misure fiscali e che solo dopo affronta il tema degli interventi necessari per scaricare a terra il 100% di questi investimenti tecnologici.

Le imprese più attente sono nella condizione di integrare a più livelli le tecnologie e il digitale e si pongono nella condizione di rivedere i loro processi e in diversi casi i loro stessi modelli di business. Ma in realtà, – sottolinea Bacchetti – la vera trasformazione arriva da un un percorso “inverso“.
Il processo corretto parte dalla vision, prevede da subito una riflessione importante sulle competenze necessarie per attuare questa trasformazione, e analizza e valuta l’evoluzione sui modelli di business. Solo dopo ci si pone il tema di capire quali sono le leve tecnologiche su cui investire per mettere a terra la visione. Questa è la vera rivoluzione digitale a cui le imprese devono ambire”.

Il percorso di maturazione dell’Industria 4.0

L’Industria 4.0 è un paradigma che ha subìto e subirà naturalemnte diversi step di maturazione. “Da una focalizzazione del 4.0 ai processi produttivi – prosegue Bacchetti – , si è passati ad allargare l’adozione di tecnologie digitali a tanti altri processi. Ma la vera concretizzazione del 4.0 piena si potrà ottenere quando si arriverà a ragionare in ottica di filiera, ovvero nel ripensamento delle catene del valore integrate e interconnesse”. Solo così saremo sicuri di ottenere il 100% degli investimenti digitali. E anche in questo senso gli attori più piccoli dovranno essere incentivati a investire in questa evoluzione.

“Dal nostro osservatorio di ricerca – precisa ancora Andrea Bacchetti – cerchiamo di monitorare conoscenza e utilizzo delle diverse tecnologie. In particolare, vediamo che nelle imprese sta aumentando il livello di conoscenza. Certamente ci sono ampi margini di crescita, ma l’attenzione verso il digitale sta crescendo.

L’Intelligenza Artificiale è concretamente poco utilizzata nelle imprese mentre l’IoT o i software per l’analisi dei big data sono più diffusi anche perché si tratta di tecnologie più mature. Importante è anche il numero di tecnologie utilizzate in parallelo con processi di integrazione nell’infrastruttura preesistente. Gran parte delle imprese è nella fase di studio e sta valutando più di una tecnologia innovativa e il 49% delle realtà lavora verticalmente sulle tecnologie. Sono ancora poche le imprese che scelgono di lavorare in maniera integrata e nella fattispecie si tratta di realtà che hanno compreso che se non si approfitta dell’investimento tecnologico per ripensare e rivedere organizzazione e processi, se non si lavora sulle competenze delle persone, alla fine i benefici rischiano di essere inferiori rispetto alle aspettative.

Essere 4.0: come il digitale aiuta a gestire l’emergenza Coronavirus

L’emergenza Coronavirus ha, come noto, spinto e accelerato processi di Smart Working o di remotizzazione delle attività in tante realtà e organizzazioni. Un fenomeno che ha interessato soprattutto il mondo dei servizi. Per il manifatturiero è evidentemente molto più difficile percorrere queste strade, per le necessità di una presenza fisica, presso linee di produzione e presso gli stabilimenti e per le difficoltà di osservare le regole di “distanziamento sociale” all’interno di contesti produttivi. Tuttavia, ci sono tecnologie che stanno permettendo di sviluppare nuovi modelli organizzativi e nuove forme di gestione. Si collocano in questo scenario le piattaforme di Collaboration che non si limitano solo alla trasformazione del lavoro dei white collar ma che permettono di rivedere, anche se in modo più complesso, le attività nell’ambito dei Blue Collar.

“Da un lato – afferma Bacchetti –  c’è la situazione attuale di emergenza sanitaria, di lockdown quasi totale tranne che per le filiere essenziali dove l’utilizzo collaborativo delle tecnologie digitali può aiutare a gestire questa situazione; dall’altro dovremo cercare di tornare gradualmente ad una normalità, progettando una nuova normalità ed è molto importante capire come la leva tecnologica usata nella fase emergenziale possa aiutare le imprese anche nella capacità di riconfigurarsi con maggiore flessibilità e maggiore sicurezza a fronte di possibile ondate dello stesso fenomeno o di fenomeni ulteriori. La vera sfida dell’impresa è di fare in modo che l’impreparazione che ha colto tante realtà davanti all’emergenza Coronavirus non si presenti più in futuro. Se dovesse accadere una situazione emergenziale simile, le imprese dovranno essere più preparate ad affrontarla”.

Fablab, 3D Printing e Tracciabilità tra i progetti e le soluzioni per affrontare l’emergenza

Ci sono alcuni casi importanti in cui il digitale ha dimostrato di poter contribuire in modo importantissimo ad affrontare l’emergenza Coronavirus. “Un esempio – spiega Bacchetti – arriva dalla capacità di alcuni centri di sviluppo e di alcuni Fablab di rispondere ad un’esigenza fortissima di ripristinare il funzionamento di respiratori e di attuare una maggiore produzione di mascherine protettive. Una domanda urgente alla quale occorreva rispondere con la massima rapidità. E’ dalla manifattura additiva che sono arrivate risposte concrete con produzione on demand e on site, offrendo anche la possibilità di produrre a pochi chilometri dagli ospedali che ne avevano bisogno.

Ma non è solo un tema di applicazione della stampa 3D che permette di ridurre il timing di progettazione e di rendere disponibile le unità che il mercato chiede. C’è anche un importantissimo tema di collaborazione di filiera. Il Fablab intercetta il bisogno dell’ospedale e poi si aggiungono altri elementi come la collaborazione con le imprese manifatturiere che disponevano di questa tecnologia e che l’hanno messa a disposizione dando anche loro un contributo aumentando i volumi di produzione. Sono “prove” concrete di una filiera 4.0 integrata e interconnessa”.

Sensoristica IoT, mobile e geolocalizzazione GSP per la tracciabilità

Per la tracciabilità e per il controllo del virus è poi importante guardare anche ad altri modelli e in particolare all’esperienza della Corea del Sud. Il modello coreano ha dimostrato come gestire e verificare un monitoraggio delle situazioni a rischio con l’individuazione in maniera tempestiva dei casi positivi e la ricostruzione in tempo reale dei movimenti per evitare ulteriori contagi. Tecnologie 4.0 come la sensoristica IoT e la geolocalizzazione GSP, con respository centralizzati che memorizzano, analizzano e condividono i dati. Un insieme di tecnologie che appartengono al paradigma 4.0, che si sviluppano in maniera integrata per  mitigare i rischi, ma anche per una possibile via d’uscita al tema dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. L’Intelligenza Artificiale a sua volta è utilizzata per comprendere in maniera completa il fenomeno del Covid-19 e per accelerare il lavoro sulla tante correlazioni tra i dati disponibili. Non ultimo, e questo è un aspetto molto importante, ci sono imprese attive nell’ambito medicale, come ad esempio Cavagna Group, che hanno saputo rispondere al fabbisogno crescente rimodulando le proprie linee di produzione per fornire un contributo concreto al mondo della sanità nella gestione di questa emergenza.

L’esperienza di Cavagna Group nell’affrontare l’emergenza Coronavirus

Cavagna Group è una impresa di riferimento nel settore medicale-sanitario che ha potenziare la propria capacità produttiva in pochissimo tempo per dare una risposta concreta alla richiesta di apparati che arrivava dal mondo della sanità. Da Valerio Maffi, Chief Operating Officer, Omeca Unit Valves Division di Cavagna Group, ci arriva la testimonianza diretta di questa esperienza.

Valerio Maffi, Chief Operating Officer, Omeca Unit Valves Division di Cavagna Group

“Cavagna Group opera da 70 anni nel mondo delle valvole – spiega -. Negli ultimi 20 ha approfondito in particolare il tema delle applicazioni medicali. Nel parco dei prodotti, rientrano diverse soluzioni dedicate al trattamento dei gas: dai contenitori alle reti, dalla pressione all’erogazione all’utilizzatore. In particolare in questa fase sono impegnate due divisioni: una dedicata alle soluzioni per l’erogazione e una dedicata ai contenitori”.

Maffi in particolare è impegnato in questa seconda area che è operativa nella filiera medicale da 20 anni producendo dispositivi medici di classe 2. “Realizziamo le valvole che vengono poste sulle bombole per ossigeno, dispositivi che rientrano nella catena di servizi sanitari che vengono somministrati ai pazienti e che compongono 6 famiglie di prodotti medicali che l’azienda commercializza in tutto il mondo, in particolare in Europa”.

“L’emergenza Covid-19 – prosegue Maffi – ci ha messo di fronte sostanzialmente due ordini di problemi: garantire la continuità della filiera e produrre in sicurezza. Dall’inizio abbiamo istituito una task force per individuare le parti sensibili dalla comunicazione interna ed esterna, con la massima attenzione ai temi della legislazione e del rapporto con i clienti. Abbiamo poi creato una linea di comunicazione diretta con i collaboratori attraverso broadcast continui 7/7 e h24, con aggiornamenti di revisione delle regole di sicurezza e la riprogrammazione delle attività. In più, abbiamo messo a disposizione una parte della R&D per richieste e necessità estemporanee, come la fornitura di questi raccordi in modalità “fuori standard” che venivano richieste e che sono state risolte tramite l’utilizzo di stampanti 3D. Abbiamo poi avuto l’opportunità di attivare uno lavoro agile e su circa 140 di persone che lavorano in ufficio, 80 sono state organizzate per un lavoro in smart working. La parte R&D non collegata allo sviluppo di prodotti medicali – prosegue – è stata indirizzata in modo da dare continuità alle comunicazione dei clienti o in servizi di supporto agli strumenti medicali rivedendo gli assetti organizzativi e qualitativi. In questo modo abbiamo accelerato la nostra capacità produttiva mantenendo la massima attenzione alla sicurezza delle persone e alla qualità dei prodotti e siamo riusciti ad aumentare del 30% la fornitura di valvole ad utilizzo medico, con una organizzazione che è pronta a gestire un nuovo aumento dell’ordine di un ulteriore 30%.

Più fiducia nel digitale, anche nella prospettiva del post emergenza

Guardando oltre all’emergenza sanitaria, dall’esperienza che si sta vivendo arrivano insegnamenti molto importanti. Andrea Bacchetti torna a sottolineare come il digitale abbia permesso di sviluppare una maggiore reattività e abbia aumentato la capacità di adottare strategie produttive differenti per intercettare nuovi bisogni con maggiore flessibilità e velocità e con nuove forme di collaborazione all’interno delle imprese e tra diverse imprese a livello di filiera”.

“La vera sfida – prosegue Bacchetti – è nella capacità di capire che questo tipo di emergenza potrebbe riproporsi, le imprese devono quindi approfittare di questo momento per pianificare eventuali reazioni ad emergenze di questo tipo. Bisogna ragionare sulla riconfigurazione della propria capacità produttiva e della forza lavoro per far fronte a diversi e possibili livelli di emergenza. Occorre inoltre considerare che lavorare da remoto non significa necessariamente lavorare in modo smart. Si deve ragionare sul fatto che una persona che lavora da remoto deve lavorare per obiettivi e questa riflessione deve essere estesa nei limiti del possibile anche per i Blue Collar, considerano un post emergenza dove può essere necessario continuare ad attuare misure di distanziamento sociale anche in reparto. Si devono cioè trovare soluzioni che permettano di garantire maggiori forme di operatività anche da remoto anche per attività più operative sul piano produttivo. Le tecnologie digitali possono concretamente aiutare le imprese in questo tipo di riconfigurazione e migliorare l’efficacia della risposta”.

Transizione 4.0: cosa cambia e cosa rimane rispetto al Piano Industria 4.0

Massimo Zanardini, Senior Consultant di IQ Consulting

Molte risposte, in termini di innovazione e di ripensamento delle attività produttive possono essere favorite e agevolate proprio dal Piano Transizione 4.0, che il webinar affronta in dettaglio con Massimo Zanardini, Senior Consultant di IQ Consulting, anche nei cambiamenti rispetto al precedente Piano Industria 4.0.

Zanardini precisa subito che si tratta di un piano che è strettamente correlato all’evoluzione del paradigma 4.0, così come i diversi piani che lo hanno preceduto e che sono stati rilasciati dal 2017 ad oggi.

Piano Industria 4.0: aveva l’obiettivo di indirizzare e favorire gli investimenti in nuove tecnologie funzionali e orientate al 4.0

Piano Impresa 4.0: aveva lo scopo di stimolare gli investimenti e di rafforzare il capitale umano, favorendo anche la formazione del personale interno e l’acquisizione di personale dall’esterno da affiancare alle tecnologie

Piano Transizione 4.0: si propone di estendere la platea delle imprese ed uniformare le misure previste anche grazie a un passaggio dalle misure tradizionali di super e iper ammortamento a misure con credito d’imposta con modalità di fruizione dei vantaggi diversa.

Transizione 4.0: un percorso che sostiene la crescita del paradigma 4.0.

Più in dettaglio Zanardini focalizza l’attenzione su alcuni cambiamenti rilevanti previsti dal Piano Transizione 4.0 come la sostituzione di super e iper ammortamento con il credito d’imposta: cambia la modalità di fruizione e agevolazione a cui le aziende possono accedere e come l’estensione del credito d’imposta non solo per le attività e le spese di ricerca e sviluppo, ma anche per innovazione e design, ed estensione alle attività di formazione sulle tecnologie 4.0.

 

Il ruolo di IQ Consulting per la trasformazione digitale e per il supporto al Piano Transizione 4.0

Con Massimo Zanardini e con Andrea Bacchetti si è poi approfondito il ruolo di una realtà come IQ Consulting a supporto delle imprese in preparazione al 4.0 e in particolare nella realizzazione di un progetto di Configurazione 4.0.

“Già da tempo ci muoviamo per predisporre un pacchetto di servizi orientati alle aziende che vogliono agire verso la trasformazione digitale – spiega Zanardini -. Dal 2012, siamo attivi su questo tema con ricerche che ci dicono che molto spesso le aziende non hanno le competenze interne per definire una road map di accesso e sfruttamento di queste tecnologie. Abbiamo previsto tanti servizi, da seminari informativi a veri e propri strumenti di valutazione della maturità digitale delle imprese, che permettono di capire lo stato di processi e persone. IQ Consuilting ha poi messo a punto una road map per un’evoluzione digitale di medio e lungo periodo; con una serie di attività e servizi per supportare le imprese ad accedere alle misure governative”.

In termini di metodo, IQ Consulting consente di definire e personalizzare un approccio adeguato a ciascuna realtà. “Quello che facciamo a supporto delle imprese – spiega Bacchetti – è partire da uno screening preliminare di beni e investimenti (verificando anche la coerenza con i requisiti richiesti), focalizzando l’attenzione sulle attività di innovazione delle aziende, sulla tipologia di investimenti necessari e sulla base di questa analisi IQ Consulting configura una lista di beni e servizi per accedere alle misure proposte. Non solo, i servizi prevedono anche l’identificazione di gap, lacune e mancanze, rispetto alla configurazione richiesta dal governo per accedere alle misure di credito, con una proposta precisa di un piano di recupero”. E’ importante precisare che IQ Consulting non si configura come ente che certifica il bene, ma come una realtà che attiva tutte le azioni e le conoscenze necessarie alla certificazione.

 

L’approccio 4.0 di Cavagna Group

Abbiamo sentito l’esperienza di Cavagna Group in merito all’emergenza Coronavirus, ora, con un orizzonte più ampio, vediamo come l’azienda ha affrontato le tematiche legate all’innovazione delle logiche 4.0, con progetti che hanno peraltro permesso all’azienda di reagire in modo veloce e flessibile alla domanda che è arrivata dal mercato che ha permesso il potenziamento in tempi strettissimi delle aree destinate alla produzione di valvole e che ha consentito una nuova organizzazione del lavoro. “Le necessità che abbiamo davanti – spiega Valerio Maffi – riguardano la necessità di coniugare i tanti ambiti e i tanti livelli in cui si declina l’integrazione tra diverse forme di innovazione. Inserire l’innovazione 4.0 non è così semplice, vuoi per la cultura delle persone, vuoi per le infrastrutture, vuoi anche perché per attuare questo percorso è necessario disporre di tanti componenti che vanno dal software, alle infrastrutture, dalle applicazioni ai canali di comunicazione e connessione, e che approdano sul tema strategico dell’utilizzo dei dati. La nostra azienda lavora su tutti questi elementi in un percorso che vede un rapporto importante con IQ Consulting che permette di analizzare e comprendere come pianificare gli investimenti 4.0 e di valutare con grande attenzione su quali tecnologie focalizzare l’attenzione”.

Alcune domande: Come prepararsi alla Transizione 4.0, l’impatto sul ROI, in quanto tempo si affronta un progetto di Transizione 4.0?

Dai partecipanti al webinar sono arrivati alcuni stimoli che qui vi proponiamo, nella forma di domande e di opinioni.

Guardando oltre l’emergenza sanitaria, come può l’innovazione 4.0 aiutare ad uscire dal lockdown anche in riferimento allo smart working e con quale orizzonte rispetto ai risultati di lungo periodo?

Andrea Bacchetti – “Al di là della valutazione economico-finanziaria e organizzativa occorre osservare che  configurare l’impresa verso modalità di lavoro smart richiede una serie di interventi che vanno progettati e integrati, solo per citare alcuni esempi, dagli investimenti per infrastrutture informative nel cloud a una revisione legale dei contratti, delle logiche di governance alla gestione della sicurezza. Se si gestisce il tutto con una visione di insieme si possono ottenere importantissimi benefici, ma tutto questo deve essere accompagnato da un importante salto culturale. Questa è forse la componente più difficile, ma deve essere la molla che guida tutto il resto.

C’è poi più nello specifico un tema di ritorno a regime. E’ prevedibile che nei prossimi mesi si debba assistere a fenomeni complessi di ripresa, con alternanze tra produzione standard e produzione rallentata in funzione degli scenari, il che si tradurrà anche in una domanda intermittente e variabile. Serviranno strumenti capaci di garantire una maggiore accuratezza previsionale per aiutare le imprese ad intercettare e interpretare meglio questa domanda, ma anche per pianificare le scorte e gestire con la massima precisione le risorse. Servirà sicuramente lavorare a una modalità di previsione della domanda e di gestione delle scorte in ottica 4.0.

Quanto tempo serve a prepararsi al 4.0?

Massimo Zanardini – Qualche mese di lavoro è necessario per conoscere il contesto, per valutare la condizione dell’impresa e il business nella prospettiva di sviluppo di 10 anni, ma anche per intercettare nuovi modelli di business e come possono essere abilitati dalle nuove tecnologie.

Quale può essere l’impatto delle misure Transizione 4.0 in termini di ROI?

Massimo Zanardini – Occorre prestare tantissima attenzione al fatto che dal punto di vista del ritorno degli investimenti, le misure possono cambiare totalmente la valutazione del ROI. Le misure possono aiutare ad acquisire beni necessari, ma devono essere utilizzate per una visione di più lungo periodo considerando anche l’attuazione di soluzioni, servizi, modelli di business che in altre condizioni non avrebbero i requisiti per essere profittevoli dal punto di vista economico.

Come si è concretizzato il coinvolgimento dei dipendenti nell’attuazione delle misure per affrontare l’emergenza Coronavirus?

Valerio Maffi – Abbiamo prima di tutto applicato le indicazione dei decreti ministeriali come le misure di sicurezza, coinvolgendo le figure principali dalle rappresentanze sindacali, ai responsabili di sicurezza e management. Elemento importante di riuscita deriva anche dalla disponibilità dei colleghi a condividere il proprio numero di telefono e mettersi in contatto attraverso strumenti di comunicazione in real time come Whatsapp o Teams per gli aggiornamenti sulla configurazione di produzione, assetto dei turni, cambio di programmi ecc. La condivisione di un approccio basato sulla comunicazione, sulla trasparenza e sulla disponibilità di informazioni sempre più precise e sempre più veloci, unitamente all’attuazione di forme di smart working, ha permesso di aumentare la sicurezza degli operatori garantendo la continuità della produzione.

Considerando le difficoltà che stanno vivendo in ragione del lockdown possiamo vedere come IQ Consulting può aiutare le realtà in crisi nella valutazione e identificazione delle misure del Piano che meglio possono permettere di unire i temi della ricerca di efficienza e competitività con quelli di maggiore flessibilità e di gestione di rischi?

Andrea Bacchetti – Come IQ Consulting abbiamo definito una serie di azioni ad hoc, per diverse imprese e per numerosi settori, proprio per aiutarle nella necessità di progettare ora diversi possibili livelli di ri-configurazione (non solo produttiva), laddove l’emergenza dovesse protrarsi ancora a lungo o, peggio, ne dovessero arrivare delle altre. Stiamo focalizzando l’attenzione su come aumentare la capacità di dimensionare gli stock, se si dovessero affrontare periodi di domanda molto variabile e intermittente, ad esempio con soluzioni di intelligenza artificiale per migliorare la precisione nel forecasting.

Che suggerimenti si possono dare alle aziende che vivono una situazione di filiera e che hanno la necessità di condividere o di coinvolgere altre realtà in progettualità più ampie, che superano i confini della singola impresa?

Andrea Bacchetti – In due parole: con l’Open Innovation. L’esempio dei respiratori è illuminante. Per rispondere il più velocemente possibile a questa domanda si è di fatto costruita una sorta di filiera temporanea integrata ed interconnessa che ha permesso di risolvere un problema significativo in poco tempo, integrando gli sforzi e le competenze di attori molto diversi. La vera sfida è cercare di ri-configurare le filiere permanenti proprio in questa direzione.

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Mauro Bellini

Ha seguito la ideazione e il lancio di ESG360 e Agrifood.Tech di cui è attualmente Direttore Responsabile. Si occupa di innovazione digitale, di sostenibilità, ESG e agrifood e dei temi legati alla trasformazione industriale, energetica e sociale.

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