Analisi

I ritmi di approvvigionamento sostenuti durante la crisi COVID-19 sono sostenibili nel lungo termine?

Una serie di riflessioni che possono favorire la continuità operativa di magazzini e centri di distribuzione che si trovano a dover bilanciare la sicurezza dei lavoratori con la velocità di risposta dei servizi.

Pubblicato il 06 Ago 2020

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Con l’emergenza Coronavirus tante supply chain sono state messe a dura prova per tante e diverse ragioni. In diversi casi il lockdown ha comportato grandi variazioni nella domanda e ha fatto emergere nuovi rischi e nuove esigenze. In questo scenario il digitale ha svolto un ruolo ancora più importante rispetto al passato e soprattutto ha vissuto una importante accelerazione in termini di sviluppo di nuove potenzialità e di risposta ai nuovi bisogni. Per capire come è cambiato lo scenario per le catene di fornitura e per le logiche di approvvigionamento ospitiamo un contributo di Ugo Mastracchio, Sales Engineer Manager, Zebra Technologies Italia

Ugo Mastracchio, Sales Engineer Manager, Zebra Technologies Italia

Nel 2018, Zebra ha intervistato – per il suo Future of Fulfillment Vision Study – oltre 2.700 professionisti nei settori trasporti e logistica, retail e manifatturiero in merito ai loro piani, livelli di implementazione, esperienze e propensione verso l’approccio omnichannel della logistica.

In quel periodo seppure quasi tutti (89%) concordavano sulla previsione che il boom dell’e-commerce avrebbe richiesto tempi di consegna più rapidi, oltre la metà (55%) utilizzava ancora strumenti analogici per gestire modelli di logistica omnichannel. Ancora più allarmante era che i livelli di inventario raggiungevano in media una percentuale di accuratezza del 66%.

L’emergenza Covid-19 ha rivoluzionato il modello retail tradizionale

Se già allora dunque, magazzini e centri di distribuzione facevano fatica a stare al passo con la domanda, si può immaginare quale sia la situazione in questo delicato momento storico. L’emergenza da COVID-19 ha rivoluzionato il modello di retail a cui eravamo abituati imponendo nel giro di pochi giorni (cosa che richiederebbe in situazioni normali mesi, se non  anni) una modalità di evasione degli ordini nella supply chain basata quasi al 100% sull’e-commerce. Allo stesso tempo, per i retailer online la domanda è sostanzialmente aumentata, spaziando dai beni di prima necessità per la casa – come prodotti per la pulizia – ai prodotti alimentari, che in precedenza venivano acquistati fisicamente. Per loro i tassi di acquisizione di nuovi clienti sono saliti alle stelle.

Come se non bastasse, c’è stata una vera corsa agli acquisti di uno stesso prodotto con una frequenza più elevata, mentre i retailer, soprattutto per quanto riguarda i beni di prima necessità non sono riusciti a mantenere opportunamente riforniti gli scaffali dei negozi fisici a causa di questo forte aumento della domanda e delle dimensioni del carrello.

Il presupposto: l’efficienza della supply chain ha bisogno di  certezze e prevedibilità

In altre parole la pandemia ha messo i retailer e i loro partner della supply chain di fronte a una sfida che non erano pronti ad affrontare, ed è improbabile che la situazione si stabilizzi nel breve periodo.

Stiamo vivendo un periodo di continui cambiamenti e i professionisti della supply chain devono trovare la capacità di adattarsi rapidamente a questa continua evoluzione, prendendo esempio dal sistema economico. Si tratta di una sfida complessa, anche in considerazione del fatto che l’efficienza della supply chain si basa su certezza e prevedibilità.

Che strategie possono mettere in atto gli operatori di magazzini e centri di distribuzione in questo periodo per recuperare quanto andato perduto a causa del lockdown? Quali nuovi processi o nuove tecnologie implementare per mantenere un’adeguata capacità di evasione all’aumentare degli ordini e per garantire una valida distribuzione delle scorte disponibili mentre il percorso  verso l’omnicanalità si fa sempre più stringente?

Il mondo può cambiare di nuovo in qualsiasi momento: come pianificare l’imprevedibile

Con le regole di distanziamento sociale ancora in vigore e con la previsione che verranno mantenute ancora per un certo periodo di tempo, stiamo assistendo ad un cambio di preferenze da parte dei consumatori verso lo shopping online e le consegne a domicilio. Questa tendenza ha coinvolto addirittura gli articoli della cold chain ed è probabile che la riapertura delle sedi fisiche dei retailer che commercializzano beni non essenziali farà ben poco per invertire questo trend. Non possiamo che prevedere una repentina crescita delle consegne da centri di distribuzione, negozi e strutture di micro-fulfillment. L’aumento della domanda registrata negli ultimi mesi potrebbe dunque diventare una costante.

Dal momento che è impossibile prevedere il futuro, i magazzini e i centri di distribuzione devono essere abbastanza agili da approfittare di qualsiasi opportunità e risolvere ogni problema in tempo reale. Ciò richiede preparazione, per essere pronti ad agire in pochi minuti anche a discapito di pianificazioni di lungo periodo alle quali siamo abituati.

Quando si verifica per la prima volta un evento eccezionale – che si tratti di un’interruzione della produzione, di un disastro naturale o di una pandemia – è necessario fare immediatamente un’analisi della situazione e considerare lo scenario peggiore in base ai dati a disposizione e all’intelligence operativa proprietaria:

  • Impatto sul mercato: L’evento causerà un’accelerazione temporanea, se non permanente, del passaggio all’e-commerce? In tal caso, come cambieranno i piani operativi? I retailer saranno in grado di portare avanti piani adeguati per far crescere i loro canali diretti di evasione degli ordini? O le operazioni di evasione dovranno essere reindirizzate al magazzino / centro di distribuzione in modo più veloce?
  • Gestione delle scorte: Qual è l’impatto previsto sul product mix? Ci saranno carenze temporanee di alcuni articoli a magazzino (Stock Keeping Unit) a causa di ritardi nelle capacità di produzione o di trasporto? Sarà necessario dare priorità allo stoccaggio e alla distribuzione di alcuni articoli (es. Dispositivi di protezione individuale e prodotti per la pulizia) e rifiutare di accogliere altri  generi (es. Vestiti o giocattoli) per soddisfare meglio la domanda e le esigenze dei clienti?
  • Stabilità di canale: Quali canali stanno crescendo, quali rallentando? Questi cambiamenti sono temporanei o duraturi?
  • Disponibilità degli approvvigionamenti: Come stanno reagendo i fornitori in questa situazione? Saranno in grado di gestire le operazioni in uno stato di crisi prolungato?
  • Tempi di consegna: Esistono fonti di approvvigionamento alternative per i prodotti più richiesti nel caso in cui alcuni fornitori chiudano all’improvviso? E nel caso di provider a capacità ridotta, in che modo questa impatta su produzione e spedizione?

Il mio consiglio è quello di ripetere questo esercizio regolarmente. Le preferenze in termini di domanda e di metodi di consegna possono letteralmente cambiare di minuto in minuto e la supply chian rimarrà altamente instabile finché lo sarà anche il mercato. Per i distributori sarà fondamentale valutare la velocità di gestione delle scorte e ricollocarle con maggiore frequenza per fronteggiare l’imponderabile. In situazioni di questo tipo, ogni articolo è un nuovo articolo.

Soluzioni che consentano di rilevare, analizzare e intervenire anche sui più piccoli cambiamenti nella domanda o nell’offerta

Nel settore dei consumi e/o del commercio, non è la prima volta che si verificano cambiamenti improvvisi nelle dinamiche della domanda o nella preferenza della modalità di consegna. Ma la pandemia è stato il primo evento da lungo tempo ad avere un impatto simultaneo su quasi tutte le regioni del mondo – e il primo a giustificare drastici cambiamenti in termini di Operational Safety. Ciò significa che l’obiettivo – oggi – deve essere proteggere le supply chain e preservare la rapidità di evasione degli ordini senza compromettere la sicurezza degli operatori. È qui che gli investimenti tecnologici giocano un ruolo di primo piano.

Se la visibilità operativa è confinata nell’ambiente lavorativo fisico, potrebbe facilmente venire compromessa da interruzioni nelle forniture o ritardi nel trasporto. È fondamentale essere in grado di vedere cosa sta succedendo da un capo all’altro della supply chain, analizzarne l’impatto (usando i passaggi di cui sopra) e quindi agire rapidamente sulle “opportunità”, che sia per generare più entrate o mitigare le perdite. Ancora più importante, è necessario trovare nuovi modi per preservare una buona velocità di gestione degli ordini man mano che il volume della domanda varia, senza compromettere la sicurezza delle persone coinvolte nel processo.

Fortunatamente, chi opera abitualmente nella logistica di terze parti – data la dinamicità dei modelli di business – è solito fare scelte tecnologiche orientate alla flessibilità, e quelli invece più inclini ad aumentare la tracciabilità delle proprie operazioni dovrebbero seguirne l’esempio:

  • Investire in tecnologie indossabili e soluzioni di automazione altamente flessibili in grado di adattarsi a modelli di business diversificati.
  • Scegliere tecnologie di mobile computing, scansione e stampa che siano facilmente scalabili per consentire una rapida introduzione di nuovi flussi di lavoro e l’onboarding di nuovo personale.
  • Distribuire soluzioni di localizzazione in tempo reale (real-time location solutions) che consentano di tracciare e rintracciare sia i pallet che i singoli articoli, dal momento in cui si avvicinano alla banchina di carico al momento in cui vengono caricati su un camion. Ciò si rivelerà estremamente utile per aumentare la precisione complessiva della gestione delle scorte. Inoltre, la localizzazione in tempo reale può aiutare a tracciare i movimenti delle persone, cosa più importante che mai date le politiche sul distanziamento sociale in atto. È possibile identificare aree ad alto traffico, aiutare a reindirizzare gli individui per evitare interazioni ravvicinate, e semplificare il tracciamento dei contatti.
  • Impiegare co-bots (robot collaborativi) che possono aiutare a ridurre i movimenti manuali nei processi di raccolta e imballaggio al mimino indispensabile. Oltre a diminuire il numero di passi e a favorire il distanziamento sociale, i co-bots aiutano a riassegnare la maggior parte della forza lavoro a compiti di maggior valore che possono essere svolti solo dagli esseri umani – come ad esempio gestire un improvviso afflusso di richieste di cambio merce senza difficoltà.
  • Utilizzare i tool di analisi avanzati a disposizione, inclusi quelli che permettono di monitorare lo stato dei dispositivi tecnologici.

È fondamentale infine assicurarsi che tutti i dispositivi usati nell’ambiente di lavoro siano regolarmente sanificati nella giornata, non solo le stampanti per etichette usate in condivisione, i dispositivi wearable o portatili. I dispositivi rugged sono progettati per essere costantemente igienizzati e il manuale d’uso descrive esattamente come pulirli senza causare danni. Fare in modo che gli impiegati siano al sicuro, in salute e dotati dei dispositivi più adatti aiuterà le imprese a mantenere la giusta produttività operativa durante questo difficile periodo.

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