Di Maio: “Dal 2019 iper ammortamento col tetto”. Aliquote dal 150% al 280%

Il Governo pensa ad aliquote differenziate per classi di investimento (dal 150% al 280%) e a un tetto massimo all’incentivo (o all’investimento). Tutti i dettagli.

Pubblicato il 28 Set 2018

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La conferma è arrivata ieri dal Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, che si trovava in Belgio per firmare l’adesione dell’Italia al partenariato sulla Blockchain: “Il Governo intende rinnovare i programmi di super e iper ammortamento e di Industria 4.0. Che per noi diventa Impresa 4.0. In particolare intendiamo abbassare i tetti dei fondi in modo da spostare l’accesso verso le piccole e medie imprese, perché le grandi hanno finora cannibalizzato i finanziamenti. Quei programmi saranno rinnovati”.

Per capire qual è il progetto che racchiude questa dichiarazione proviamo ad analizzarla periodo per periodo. Intanto la volontà di rinnovo, che era stata già espressa dal Ministro nel corso della seconda parte dell’audizione davanti alle commissioni riunite della Camera dei Deputati. In quella stessa sede aveva anche detto chiaramente che “industria 4.0 sarà sempre più impresa 4.0”, concetto che ha ribadito ieri: la volontà è infatti quella di estendere i benefici del piano al di fuori del settore manifatturiero, operazione iniziata lo scorso anno sotto la regia dell’ex ministro Carlo Calenda e che questo esecutivo intende fare propria.

“Abbassare i tetti dei fondi”

“In particolare intendiamo abbassare i tetti dei fondi in modo da spostare l’accesso verso le piccole e medie imprese, perché le grandi hanno finora cannibalizzato i finanziamenti”. Questa frase di Di Maio esprime un concetto che era stato anticipato poco prima a Cernobbio, a margine del World Manufacturing Forum, dal sottosegretario Michele Geraci, il quale, a una domanda sul Piano Impresa 4.0, aveva risposto che “C’è uno sforzo per continuarlo. Ci sarà una possibile rimodulazione, ma praticamente penso che verrà confermato”.

Il tema di fondo è sempre quello: il Governo intende estendere i benefici del piano alle PMI. Che – sia ben chiaro – dal piano non erano ovviamente escluse, ma che per diverse ragioni stanno fruendo in misura minore degli incentivi. Naturalmente ci sono diversi modi per “spostare l’accesso verso le PMI”. A quanto pare il Governo ne sta prendendo in esame due. Vediamo quindi in che cosa potrebbe consistere questa rimodulazione e questo “abbassamento dei tetti dei fondi”.

Le ipotesi allo studio – dicevamo – sono due: creare delle aliquote differenziate a seconda del valore dell’investimento oppure fissare un tetto all’entità dell’incentivo. Sappiamo che a Confindustria la prima ipotesi non sarebbe gradita, e la ragione è piuttosto semplice: non è abbassando l’aliquota alle grandi imprese e mantenendo il 250% alle piccole che si agevolano di più le PMI. Eppure, stando alle voci che stanno circolando in queste ore, la via che imboccherà il Governo sembrerebbe essere addirittura un mix delle due ipotesi sopra formulate. In altre parole, potrebbero esserci sia delle aliquote differenziate per classi di investimento sia un tetto massimo all’incentivo (o all’investimento).

Quattro aliquote e incentivi incrementali

Alcuni possibili numeri sono riportati oggi dal Sole 24 Ore. L’iper ammortamento salirebbe al 280% per investimenti fino a 500 mila euro, resterebbe al 250% per investimenti tra 500 mila euro e 2 milioni, scenderebbe al 200% per investimenti tra 2 e 10 milioni e sarebbe del 150% oltre i 10 e fino a 30 milioni. A queste 4 aliquote si aggiungerebbe quella del 130% del superammortamento.

Ci sarebbe – dicevamo – un tetto massimo, che nelle ipotesi riportate dal Sole è di 30 milioni. Le aliquote viste sopra farebbero riferimento non ai singoli investimenti ma al totale degli investimenti (compresi quelli in superammortamento). Quindi il 280% si applicherebbe sui primi 500 mila euro di investimento, il 150% sui successivi 1,5 milioni ecc.

L’incrocio con la rimodulazione dell’IRES

Attenzione però, che questi sono calcoli fatti considerando l’IRES attuale al 24%: l’incentivo totale si calcola infatti moltiplicando il valore dell’investimento per la maggiorazione (supponiamo per semplicità del 150% come è oggi) e poi calcolando la detrazione moltiplicando quest’ultimo importo per l’aliquota IRES. A queste variabili, però, va aggiunto un altro elemento, che è quello appunto della possibile rimodulazione dell’IRES. Ricordiamo infatti che tra le partite allo studio del Governo ci sarebbe una rimodulazione dell’imposta sul reddito delle società che passerebbe dal 24% al 15% quando ricorra una di queste tre condizioni: si aumenti la capitalizzazione dell’impresa reinvestendo gli utili (in questo caso la misura andrebbe ad assorbire l’attuale ACE); si assuma personale a tempo indeterminato; si effettuino investimenti in beni strumentali. Ora un eventuale abbassamento dell’IRES dal 24% al 15% andrebbe sì a ridurre il beneficio dell’iperammortamento (su cinque anni il beneficio per un investimento di 100.000 euro passerebbe da 36.000 euro a 22.500 euro), ma avrebbe effetti positivi sull’intero utile di esercizio.

Naturalmente il beneficio della riduzione dell’IRES diventerebbe tanto più importante quanto più alto è il reddito imponibile e al momento non si sa se anche su questo elemento il Governo metterà un “tetto” come sarà per le partite IVA (alle quali il beneficio spetterà solo per redditi fino a 65.000 euro).

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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