Supply chain

Cross docking: cos’è e come può aiutare nella gestione del magazzino

Smistare senza conservare: il cross docking evita lo stoccaggio in magazzino, che diventa area di transito. Strategia di Lean Logistics, punta ad abbattere i costi di gestione del magazzino, di sovrapproduzione, di “attesa” di lavorazione. Ma è adatto a tutte le aziende?

Pubblicato il 18 Gen 2021

Josephine Condemi

Giornalista

cross docking


Cos’è il cross docking nella supply chain

Cross docking significa letteralmente “incrocio, scambio tra le banchine di carico”: è una strategia di supply chain management, ovvero di gestione della catena di distribuzione. In particolare, si tratta di una strategia distributiva snella che coordina l’entrata e l’uscita delle merci per evitarne lo stoccaggio. Con il cross docking, il magazzino si trasforma in area di transito: le merci in arrivo vengono scaricate sulla banchina in entrata, smistate all’interno dell’area nel minor tempo possibile e trasferite sulla banchina in uscita per essere spedite al cliente. Il “cross”, lo scambio, avviene idealmente tra fornitore e corriere: in realtà, all’interno dell’area cross docking le merci oltre ad essere smistate vengono anche controllate, secondo il concetto di Qualità Totale proprio del Lean Manufacturing.

Il cross docking è infatti una strategia di Lean Logistics: risponde alle logiche della “produzione snella” perché evita i sovraccarichi (di produzione, di lavoro, di domanda) e punta ad abbattere tutti e sette gli sprechi principali individuati da un Lean Manufacturing System. Primo fra tutti, la sovrapproduzione rispetto alla domanda. A seguire: la produzione di scorte, che restano ferme “in attesa” di essere lavorate o vendute e rischiano di peggiorare in qualità; i danni relativi ai costi di difetti e rilavorazioni; i “tempi morti” che riguardano sia le merci in entrata ferme, in attesa di lavorazione, sia gli operatori, fermi in attesa delle merci; gli spostamenti inutili, che non producono valore aggiunto; la movimentazione dei materiali in spazi non ottimizzati; i processi inefficienti.

Il cross-docking rientra anche nella Collaborative Logistics, la logistica collaborativa, perché richiede un alto livello di coordinamento dei flussi fisici e informativi aziendali nonché di collaborazione tra tutti gli operatori della supply chain: dai fornitori ai responsabili di magazzino, dai trasportatori ai clienti.

Come funziona il cross docking: vantaggi e svantaggi per la logistica

Nel cross docking si parla di merci perché la strategia è potenzialmente applicabile sia a componenti/materie prime, sia a prodotti finiti. Le merci in arrivo vengono scaricate su un lato dell’area di transito, in corrispondenza delle porte di entrata, poi trasferite dal lato opposto, in corrispondenza delle porte di uscita, per essere caricate e spedite a destinazione.

All’interno dell’area, le merci rimangono meno tempo possibile: vengono accettate, sottoposte a controllo qualità in entrata, smistate, accorpate, sottoposte a controllo qualità in uscita e spedite.

Il transito viene registrato a livello amministrativo, ma le merci non vengono stoccate, distribuite all’interno dell’area, depositate: non è necessario quindi il picking, il prelievo dei singoli pezzi dalla scaffalatura per comporre l’ordine da spedire.

Il cross docking, strategia lean, consente di “alleggerire” l’azienda di molti costi, che vengono eliminati o minimizzati. Nel primo caso, si tratta dei costi di sovrapproduzione della merce da stoccare, dei costi di rilavorazione della merce “in attesa” per peggioramento della qualità, dei costi di gestione del magazzino “tradizionale”, del costo delle operazioni di inserimento e prelievo dalla scaffalatura. Nel secondo caso, vengono minimizzati i costi di movimentazione merci, quindi di manodopera e trasporti, di rotture, perdite e furti delle merci stesse.

Video – Come funziona una piattaforma cross docking – Stock Logistics

La produzione lean si basa sul “just in time”: produrre solo quando serve, sulla spinta della domanda del cliente, che paga in anticipo. Un sistema “on demand”, che minimizza il rischio di fluttuazione della domanda e i danni derivanti da una errata previsione dei suoi volumi: gli ordini gestiti in cross docking sono vendite già realizzate.

D’altro canto, se i volumi aziendali sono consistenti, occorre considerare i vantaggi dello stoccaggio, quindi dell’ordinare ai fornitori grandi quantità di merce e usufruire degli sconti su materie prime e componenti per aumentare i margini di guadagno. Per un cross docking efficiente, fornitori, azienda e corrieri devono avere lo stesso standard di qualità del servizio e cooperare davvero: ad esempio, in caso di cambiamento della policy di consegna del fornitore, con tempi più brevi ma costi maggiori, l’azienda sarà costretta a maggiorare questo costo al cliente finale. Con lo stoccaggio delle merci, l’azienda avrà invece più margine per gestire il cambiamento.

Il cross docking è una strategia a hub e spoke: l’hub è l’area di transito, gli spoke le diverse destinazioni. La sua adozione dipende dalla distanza geografica di clienti e fornitori, dai costi delle merci stoccate o meno, dal tipo di prodotto finale venduto, dagli investimenti iniziali per far funzionare il sistema (revisione procedure interne ed esterne, informatizzazione). Rappresenta sicuramente un vantaggio per prodotti finali dal breve ciclo di vita, come i beni deperibili e a temperatura controllata o per articoli voluminosi con un indice di rotazione alto, come gli elettrodomestici.

Video – Come funziona una piattaforma cross docking automatizzata per il fresco – Dematic Europe per Coop Svizzera

Quali sono le fasi del processo?

Le fasi del cross docking si concentrano in due momenti: l’entrata e l’uscita delle merci.

Dopo l’invio delle merci da parte del fornitore, al momento dell’entrata in magazzino si espletano: la fase di accettazione degli invii, una verifica che la quantità in arrivo sia corrispondente al bollettino di consegna, e la fase di controllo della merce, un controllo qualità che si conclude con la comunicazione al fornitore dell’effettivo ricevimento delle merci. I prodotti vengono quindi scaricati dalle unità di carico.

Il momento dell’uscita è preceduto da: la fase di classificazione/accorpamento in base al destinatario; la fase di preparazione alla spedizione; la fase di controllo della merce in uscita, con il controllo qualità e congruità rispetto all’ordinazione ricevuta.

Molte di queste fasi possono essere automatizzate: appositi software per il cross docking aiutano ad ottimizzare tempi e risorse; i famosi kanban (cartellini) della lean production possono essere sostituiti da etichette elettroniche con QrCode o Wi-fi; l’intera linea logistica all’interno dell’area di smistamento può utilizzare sistemi di riconoscimento ottico dei caratteri, sensori che verificano l’etichetta in movimento e indirizzano il pacco a seconda della destinazione.

Video – Un esempio di area cross docking completamente automatizzata – DatalogicAccuSort

Quanti tipi di cross docking esistono?

Il cross docking può essere con intervento minimo del personale o con consolidamento delle merci: nel primo caso, le unità di carico vengono già preparate dal fornitore in base alla domanda ricevuta, quindi nell’area di transito ci si limiterà a riceverle e spedirle; nel secondo caso, occorre adattare le merci ricevute alla domanda, quindi movimentarle, lavorarle, comporre i pallet e imballarli prima di spedirli. Esiste poi il cross docking ibrido, che prepara gli ordini nell’area di transito combinando sia le merci appena scaricate sia quelle stoccate in magazzino.

Il cross docking è usato da decenni dalle grandi aziende che producono beni di consumo a elevata rotazione su scala mondiale, per spedizioni intercontinentali: le merci vengono spedite dai luoghi di produzione a un hub per ogni continente, che le smista a sua volta ai retailer o ai clienti finali. Il cross docking viene usato anche per il trasporto delle merci tra una città e l’altra, prima della destinazione finale: le spedizioni più piccole vengono accorpate alle più grandi e inserite nello stesso veicolo per ridurre le spese. Negli ultimi anni, il cross docking viene invece usato dagli e-commerce, che strutturalmente vengono “spinti” dalle ordinazioni dei clienti, spesso per piccoli lotti, e non vogliono rischiare fluttuazioni nella domanda attraverso investimenti nello stoccaggio.

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Josephine Condemi
Giornalista

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