In questi giorni critici nei quali COVID-19 è un’emergenza con la quale tutti dobbiamo fare i conti, la mancanza di mascherine e di presidi di protezione sia per il personale medico sanitario, sia per i lavoratori, così come previsto dal DCPM dello scorso 11 marzo, rischia di diventare un’emergenza nell’emergenza.
Per questo in questi ultimi giorni sono cominciate ad arrivare alle aziende del settore tessile richieste urgenti per capire chi potesse produrre questo tipo di dispositivi.
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Il caso Manifattura Calze Ileana
È questo quello che è accaduto a Manifattura Calze Ileana, storica azienda bresciana, come ci racconta Luca Bondioli, general manager della società.
“La scorsa settimana ci è arrivata una richiesta da parte della Camera di Commercio di Brescia: volevano sapere quali aziende fossero in grado di riconvertire le loro macchine per produrre per l’appunto maschere di protezione, e noi abbiamo risposto”.
Di fatto, Manifattura Calze Ileana ha riconvertito 10 delle proprie macchine di produzione alla realizzazione di maschere di protezione.
“Non sono dispositivi medici – tiene a precisare Luca Bondioli – bensì antibatterici”.
Le mascherine sono state realizzate utilizzando una fibra antibatterica in poliammide con ioni di argento, che svolgono un’azione antibatterica.
“In sostanza – prosegue Bondioli – abbiamo utilizzato un filato Q-Skin ed una poliammide italiana con ioni in argento: la nostra maschera è composta per un 95% di Q-Skin e 5 % Elastane. Dopo la produzione, la maschera viene lavata e sottoposta a un ulteriore trattamento tintoriale che si chiama Fresh Tech, che ne aumenta la prevenzione batterica. Sono dispositivi certificati Oeko-Tex Standar 100 classe II”.
Elevata automazione, alta flessibilità
Nella prima settimana Manifatture Calze Ileana ha prodotto 6.000 unità, ora ha in lavorazione un ulteriore lotto da 2.000 pezzi, ma può scalare ancora: “Con l’attuale riconversione, possiamo arrivare a 4.000 pezzi al giorno, ma se fosse necessario possiamo scalare significativamente sul numero di macchine dedicate”.
La cosa importante, sottolinea Bondioli, è che le maschere sono state presentate ai sindacati e ai medici del lavoro e sono state accettate come presidi protettivi da distribuire ai dipendenti delle imprese che rimangono in attività.
“Dal punto di vista della produzione, non ci siamo limitati a riconvertire, con qualche modifica, le nostre macchine, ma abbiamo impostato il lavoro per renderlo il più automatico possibile: anche i lacci vengono messi direttamente in macchina, così non servono cuciture né successive gasi di lavorazione. Il ciclo è molto semplice: produciamo, laviamo, stiriamo, confezioniamo in pacchetti da 10”.
Le mascherine non sono monouso ma possono essere lavate fino a 40° e reindossate almeno 20 volte.
Non un new business, ma un banco di prova per la digital transformation
Non si tratta di un new business per Calze Ileana, che dichiara di non voler in alcun modo lucrare su una emergenza nazionale, ma la dimostrazione di cosa voglia effettivamente dire introdurre criteri di agilità nel manifatturiero.
“È un banco di prova, così come lo è lo smart working, modalità con la quale lavora metà della nostra azienda. Però sullo smart working qualche difficoltà in più l’abbiamo incontrata, perché legata alla disponibilità di rete e di banda. E se non si risolve questo problema, che è tale a livello nazionale, non possiamo certo raggiungere quella digital transformation di cui tanto si parla”.