L’internet of things è uno dei trend tecnologici destinati a influenzare maggiormente, prodotti, servizi e modelli di business nel prossimo futuro. Rappresenta una sfida di innovazione trasversale e pervasiva su ogni settore di mercato.
Anche il packaging, in particolare il packaging primario, con la sua interazione molto intima con il prodotto, è destinato a diventare un elemento connesso, raccogliendo informazioni sul prodotto che contiene, sull’utente che lo utilizza e sull’interazioni che si sviluppano tra i due. Un’interfaccia utilissima per modificare il rapporto utente e prodotto e generare nuovo valore.
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Lo smart packaging nel settore healthcare
Con smart packaging si intendono quindi tutti quegli elementi che, una volta connessi permettono di sviluppare un vasto portfolio di funzionalità utilizzabili, come ad esempio: tracciare i prodotti o le loro caratteristiche lungo la supply chain, tracciare il lifecycle di prodotto, raccogliere dati sulle interazioni di utilizzo, parlare al cliente con forme nuove, offrendogli servizi, acquisendo dati.
Il settore dell’healthcare verrà sicuramente toccato da questo nuovo trend tecnologico, che permetterà un monitoraggio del paziente con un’attenzione che difficilmente riusciamo a immaginare oggi. Quello che si può immaginare invece è la creazione di un ecosistema di entità che operano a vario titolo attorno al concetto di digital health in cui l’internet of things avrà un ruolo importante. Questo ecosistema digitale sarà composto da tutti gli attori coinvolti nella catena di valore dell’healthcare: pazienti, medici, infermieri eccetera; dalle case farmaceutiche; dagli ospedali; dai produttori di tecnologia e da tutti quei soggetti industriali che interagiscono nei vari punti della catena.
Questo vasto ecosistema per la digital health è già caratterizzato da numerosi oggetti connessi o smart things, pensiamo ad esempio agli smart watches, che misurano battito cardiaco, movimento, sedentarietà, qualità del sonno; pensiamo ai vari strumenti di misura più specifici per le figure professionali del settore come stetoscopi, misuratori di pressione, misuratori di glicemia; ma pensiamo anche allo sviluppo delle tecnologie lab on a chip, sofisticati strumenti diagnostici a basso prezzo che potranno essere utilizzati direttamente dall’utente finale o utenti professionali. Ciò che più è interessante di tutti questi oggetti è che possono essere utilizzati anche senza specifiche strutture di laboratorio, consentendo così di effettuare diagnosi anche molto complesse e di trametterne i risultati direttamente alla cartella digitale dell’utente da remoto.
In quest’ottica il paziente diventa protagonista di un ecosistema digitale in cui partecipano tutti coloro che intervengono nel suo sistema salute: dai medici, attraverso l’utilizzo di cartelle elettroniche, e prescrizioni digitali, alle case farmaceutiche, dalle farmacie, alle smart things che permettono di monitorare in continuità lo stato di salute e i comportamenti del paziente.
Il packaging farmaceutico (in particolare quello primario), una volta reso smart, vuole interagire con questo ecosistema digitale complesso. Il packaging primario è, in definitiva, l’ultima interfaccia tra il paziente e il farmaco che contiene ed è in questa intima relazione che si nasconde la possibilità di generare dati e informazioni di alto valore per l’ecosistema. Questi dati possono essere identificati e trasmessi solo grazie all’ideazione e alla costruzione di nuovi elementi di packaging che possiedano al loro interno la necessaria tecnologia e che vengano pensati by design in una logica user-centered.
I vantaggi dello smart packaging
I vantaggi che le aziende del settore farmaceutico potrebbero avere dall’introduzione di packaging o imballaggi connessi sono molteplici. Esistono vantaggi derivanti dalla costruzione di servizi digitali verso l’utente finale. In questo caso il packaging connesso permette di generare dati relativi al comportamento dell’utente. L’analisi, l’elaborazione e la sintesi di questi dati permetterà la costruzione di servizi a valore aggiunto verso l’utente finale, servizi che possono essere progettati e costruiti da diversi attori dell’ecosistema. I servizi possono essere molto differenti e i business model che si potranno costruire, i più diversi. Tra i servizi, quelli che per primi stanno raggiungendo il mercato sono servizi per l’aderenza del paziente alla cura, per monitorare la shelf-life del farmaco, per controllare parametri che potrebbero essere difformi lungo la catena come la temperatura, l’umidità, l’irraggiamento luminoso. L’importanza del monitoraggio di questi parametri sta nel fatto che potrebbero influenzare significativamente lo stato di conservazione, e quindi l’efficacia del farmaco.
Approcciare all’internet of things nel settore del farmaceutico non è solo un tema tecnologico, è un tema che si svolge nella comprensione di uno scenario competitivo in evoluzione veloce (da capire quanto veloce), nel riconoscersi parte di un ecosistema complesso di relazioni e opportunità il cui baricentro è l’utente finale. La human centricity diventa un fondamento paradigmatico per tutti gli attori dell’ecosistema, il punto di inizio di ogni sforzo di innovazione, anche quelli in direzione smart packaging.
Una capsula “dual chamber” che misura la corretta ricostituzione del farmaco
Si sta cominciando a esplorare alcuni patient journey per individuare dei bisogni manifesti o nascosti degli utenti che potrebbero essere risolti attraverso l’utilizzo di soluzioni smart. Un nuovo prodotto, che già di per sé presenta degli elementi di innovazione, è Accurec (Bormioli Pharma). Si tratta di un prodotto della gamma dual chamber, ossia soluzioni di packaging composte da due camere separate che vengono messe in comunicazione tra di loro solo appena prima del momento dell’assunzione del farmaco. In una prima camera, alloggiata nella capsula, è generalmente contenuta una polvere, mentre la seconda camera, rappresentata dal flacone, contiene il liquido. Con alcuni semplici gesti, polvere e liquido vengono messi in contatto creando la soluzione medicinale che va poi agitata.
Si è deciso di costruire una capsula intelligente che fosse in grado di misurare la corretta ricostituzione del farmaco oggettivando questo tipo di considerazioni, misurando l’energia che il paziente mette nell’agitare l’elemento di packaging, e restituendogli un feedback visivo quando la soluzione è correttamente ricostituita. Parallelamente allo sviluppo della capsula intelligente, è stato previsto anche lo sviluppo di una App dedicata. La connessione tra capsula e smartphone permette una seconda conferma visuale della ricostituzione, ma soprattutto consente di trasferire dati sulla rete. Questa è la funzionalità base dell’App, ma utilizzando gli stessi dati si possono raccogliere altre informazioni. Siccome Accurec è un multi-dose, con gli stessi dati si può monitorare la shelf-life del medicinale dopo ogni dosaggio, misurare l’aderenza del paziente alla terapia, verificando quante volte interagisce con il packaging o quante volte attua la ricostituzione durante il periodo di trattamento (per esempio la settimana).
Il packaging smart diventa quindi un gran produttore di dati su cui costruire diverse tipologie di informazioni da restituire al paziente: corretta ricostituzione, shelf-life e data di scadenza una volta ricostituito, aderenza alla cura.