Dei tanti indicatori utilizzati per misurare e interpretare il funzionamento di una linea produttiva o di un singolo macchinario, l’OEE (Overall Equipment Effectiveness) è sicuramente quello adottato più di frequente, tanto da essere impiegato da realtà manifatturiere di ogni settore e dimensione per comprendere come stia effettivamente performando la macchina o la linea oggetto dell’analisi.
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Il ruolo dell’OEE nella misurazione delle performance
L’OEE analizza tre performance fondamentali:
- disponibilità – ovvero la percentuale dell’effettivo tempo di attività rispetto a quello disponibile;
- prestazione (o rendimento) – la percentuale di parti prodotte rispetto alla potenzialità teorica, quando l’impianto è attivo;
- qualità – ovvero la quota di parti conformi rispetto al totale delle parti prodotte.
“L’OEE è un indicatore per il controllo produzione di fabbrica che indica quanto la produzione effettiva si avvicina alle performance nominali dell’impianto”, chiarifica Cesare Tarricone, Division Manager e Client Manager di Horsa Group. Ma quando un OEE può considerarsi buono? È sbagliato ricercare un benchmark universale perché molto dipende dai settori e dal tipo di progetto. Le aziende che realizzano prodotti in maniera standardizzata solitamente puntano a un OEE molto elevato. Chi lavora invece per progetti speciali, magari con disegni diversi volta per volta, deve accontentarsi di OEE più bassi. È importante dunque che ogni azienda definisca gli obiettivi numerici da raggiungere in base alle proprie dinamiche e al contesto in cui opera.
I rischi degli OEE poco affidabili
Non sempre le aziende industriali riescono a reperire i dati per un OEE realmente affidabile. Si riscontra spesso la tendenza a elaborare un indicatore semplificato, basato su dati meno dettagliati ma capaci comunque di indicare un qualche tipo di trend sulle performance di una linea di reparto. Ancora più rischioso elaborare un vero e proprio OEE senza avere alle spalle la possibilità di raccogliere effettivamente i dati e i parametri necessari: “Dal nostro punto di vista, un OEE non buono è semplicemente un indicatore calcolato male. L’aspetto più importante è che i dati alla base siano affidabili. L’OEE, invece, è spesso calcolato a partire da informazioni che non sono adeguate a questo scopo. Quando l’azienda industriale non possiede un MES interconnesso con le macchine di produzione, c’è la tendenza ad arrangiarsi. In questi casi, si raccolgono i dati della produzione su carta o si elaborano partendo da stime o impressioni soggettive, e si confrontano con quelli pianificati, cercando poi di comprendere le cause del gap. Il rischio qui è proprio quello di avere un indicatore che non rispecchia le vere dinamiche di fabbrica, e che quindi può portare il management a prendere scelte sbagliate”.
In che modo? Con tanta buona volontà: si richiede agli operatori di fabbrica di compilare dei questionari cartacei per risalire alle origini delle problematiche, ma i risultati di un simile approccio non possono essere rigorosi, in primo luogo perché ogni operatore registra soltanto quello che vede sulla sua linea. È quindi difficile che le indicazioni trascritte a posteriori siano precise sui tempi di fermo. Inoltre, non si potrà mai sapere se questi fermi siano contemporanei tra una macchina e l’altra. In definitiva, l’azienda pensa di avere un indicatore di quello che è successo, ma in realtà si sta basando su informazioni non corrette e non complete, spendendo inutilmente risorse preziose.
L’importanza del MES
Ecco perché, per realizzare un OEE che sia veramente utile all’attività aziendale, occorre avere in casa un MES: “Gli ERP – sia di vecchia che di nuova generazione – hanno in fabbrica un ruolo passivo, si limitano a ricevere e poi a gestire i dati. Quello che conta per avere un OEE affidabile è raccogliere i dati dal campo. Quest’attività è possibile soltanto facendo dialogare costantemente il MES con gli impianti: ad esempio, in caso di uno stop alla produzione, il MES è in grado di ricevere il segnale, raccogliendo il dato insieme a tutti gli altri che arrivano dal campo per poi normalizzarlo. A questo punto l’informazione è pronta per essere portata sul gestionale”.
Horsa mette a disposizione dei suoi clienti industriali un MES proprietario, Move: una vera e propria piattaforma digitale integrata a servizio della fabbrica evoluta, composto da diversi moduli software. Tra questi c’è OT Connect, che permette di raccogliere i dati dal campo e portarli sulla piattaforma. “Per riprendere un concetto importante, l’obiettivo principale dei nostri progetti è riuscire a calcolare un OEE affidabile: un’operazione che può sembrare facile, ma che in realtà non lo è affatto. Una piattaforma come Move crea questa possibilità. Grazie al supporto di MOVE che fornisce le informazioni corrette in tempo reale, il responsabile del plant, conoscendo la sua fabbrica, sa dove intervenire in modo tempestivo e quindi efficace”, evidenzia Tarricone.
In conclusione, per avere un buon OEE occorre investire su un buon MES: un investimento su cui le imprese industriali sembrano sempre più propense a puntare perché capaci di migliorare concretamente la produttività aziendale.