In un contesto di elevata volatilità della domanda e di crescente complessità di gestione delle supply chain aziendali, sempre più interconnesse a livello globale, aumentano le aree di potenziale fragilità, porgendo il fianco a rischi tanto a livello locale quanto globale; rischi che si presentano con maggiore frequenza e con impatti sempre meno trascurabili. Servono quindi supply chain agili e resilienti.
Questa tendenza era già in atto ed è stata accelerata e acuita dalla crisi pandemica, che ci pone di fronte a:
- incremento della volatilità della domanda;
- cambiamento nelle abitudini dei consumatori, spostamento della domanda (in termini di prodotti, canali, geografie, come indicato nella Figura1), con incremento dei canali on-line;
- esigenze sempre più stringenti di servizio, qualità, sicurezza, sostenibilità;
- colli di bottiglia in attività produttive e logistiche (per esempio ritardi nelle spedizioni dalla Cina verso l’Europa e gli Stati Uniti);
- incremento nella frequenza di fattori di rischio come crisi di fornitori, guerre commerciali, attacchi alla sicurezza informatica, persino disastri naturali;
- forza lavoro non sempre preparata alle nuove tecnologie digitali.
Figura1 – L’andamento nel PIL previsto per area geografica nel 2022
Un singolo evento con impatto sulle attività produttive per 100 o più giorni, avviene in media ogni 5 anni e può azzerare i profitti di un anno intero.
A fronte di questa frequenza in crescita, le aziende si trovano spesso impreparate. Secondo una recente survey dell’Institute for Supply Chain, il 45% delle aziende non aveva, nel 2020, un piano concreto di mitigazione dei rischi, a fronte di una crisi pandemica.
In questa situazione gestire le supply chain sta diventando sempre più difficile, ma anche più importante per supportare la sostenibilità e lo sviluppo del business, assicurando disponibilità di prodotto, livello di servizio richiesto, qualità, ottimizzazione dei costi totali e continuità del business.
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Le 5 leve delle supply chain agili e resilienti
Le aziende sono chiamate a creare nuovi modelli di supply chain più flessibili, agili e resilienti ai rischi e alla variabilità della domanda. Per farlo possono agire sviluppando e rafforzando 5 leve:
1. Supply chain risk management dinamico
Per gestire dinamicamente il rischio nella supply chain occorre:
- identificare e classificare i rischi, attraverso un’analisi di probabilità e impatto e stimando il TTR (time to recover);
- disporre di piani di mitigazione dei rischi, attraverso scenario planning e analitiche avanzate;
- definire una chiara responsabilità e leve concrete di azione per il ruolo del supply chain risk manager;
- acquisire e monitorare, in tempo reale, gli eventi di rischio identificati (di tipo economico, politico, sociale, operativo, logistico, sicurezza).
2. Visibilità e collaborazione lungo la filiera
Incrementare la visibilità – primo “livello logico” della collaborazione – all’interno di una filiera, significa:
- puntare alla visibilità completa lungo tutta la filiera (es. conoscenza della rete di fornitura a n livelli), da monitorare attraverso una supply chain control tower (Digital twin della supply chain estesa);
- ricercare la visibilità in tempo reale della fase di trasporto e distribuzione in entrata e in uscita, con tracciatura sia della posizione sia delle condizioni di temperatura, umidità, eventuali urti, ecc.;
- instaurare relazioni collaborative con cui scambiare informazioni di tipo bidirezionale con clienti, fornitori, business partner.
3. Velocità e reattività
Potenziare la velocità di reazione e più in generale la capacità reattiva implica prevedere, costruire e ricercare caratteristiche delle supply chain come per esempio:
- lead time corti, che migliorano la reattività a eventi non previsti;
- network produttivi-logistici multi-regionali, con logiche di near-shoring;
- operare in logica multi-location sourcing (diversificazione), evitando le situazioni di dipendenza da un singolo mercato fornitura.
4. Predittività
Per affrontare contesti mutevoli, gli strumenti di raccolta e analisi avanzata dei dati per la simulazione, la previsione e il supporto alle decisioni sono sempre più importanti, come per esempio:
- Demand planning di tipo predittivo, che guarda al mercato potenziale, con uso di dati esterni e non esclusivamente basato sulle serie storiche. Esempi di dati esterni sono: fattori macroeconomici (PIL, disoccupazione, consumer confidence, purchasing manager index, prezzo del carburante, manufacturing price index,), stagionalità, condizioni meteorologiche, competition, social;
- capacità di effettuare simulazioni di più scenari di domanda, di supply e di profitto con conoscenza dei principali vincoli industriali e di fornitura, per supportare le decisioni di business, attraverso analitiche di tipo predittivo, applicando tecniche di machine learning e regole di business;
- analitiche avanzate con valutazione predittiva dell’ETA (Estimated time of arrival) del prodotto, considerando/stimando i lead time delle varie tratte logistiche, eventuali colli di bottiglia, la visibilità sulla catena logistica estesa, ecc.;
- diagnostica da remoto degli impianti, dei macchinari, dei prodotti complessi e applicazione di logiche di manutenzione preventiva e predittiva.
5. Digital e Industria 4.0
Per aumentare l’efficienza e l’automazione, ottimizzare le decisioni, gestire grandi moli di dati, rendere più snelli e dinamici i processi, la leva fondamentale e abilitante gran parte delle altre è quella del ricorso ampio alle tecnologie digitali:
- IoT, capacità di acquisire dati in tempo reale dagli impianti, utilizzare tag e beacon per la tracciatura dei prodotti nel loro percorso;
- Big data, capacità di gestire grandi molti di dati con applicazioni in cloud;
- Intelligenza artificiale e analitiche avanzate a supporto delle decisioni e delle control tower;
- Mobile, utilizzo di dispositivi mobili come tablet, palmari, wearable e smart-glass da parte degli operatori di magazzino, di fabbrica, sul campo durante gli interventi di manutenzione e utilizzo di abilitatori di funzionalità di realtà aumentata e realtà virtuale a supporto dei processi;
- Robot collaborativi in fabbrica, in magazzino;
- Real time location system, con utilizzo di varie tecnologie (RFID, BLE- bluetooth low energy, UWB-ultra wide band, GPS, LoRaWan) per la determinazione in tempo reale della posizione di prodotti, asset, veicoli, ecc.
Le componenti chiave del modello di supply chain agile e resiliente possono essere sintetizzate nello schema di Figura2.
Figura2 – Le componenti chiave del modello di Supply chain agile e resiliente
Supply chain resilience assessment
Per valutare il proprio livello di agilità e resilienza della supply chain e identificare le principali aree di vulnerabilità, le aziende possono usare una logica di Stress test: un modo per mettere la supply chain analizzata sotto pressione, per individuarne, sulla base di benchmark e analisi del rischio, le aree di maggiore fragilità o debolezza.
VPS, sulla base della profonda esperienza sul campo dei propri associati e expert, ha sviluppato uno strumento diagnostico di Stress test chiamato SCRA (Supply Chain Resilience Assessment), basato su best practice e benchmark.
Attraverso una serie di circa 60 domande su 13 assi, una raccolta di un set di indicatori di performance e una griglia di valutazione lungo una scala da 1 a 6, SCRA consente di evidenziare gli assi di maggiore criticità e di indicare le aree di intervento per aumentare il livello di agilità e resilienza, come evidenziato negli schemi di Figura3 e Figura4.
Figura3 – Il profilo della resilienza della Supply Chain
Figura4 – Il grado di resilienza e agilità della Supply Chain
Alcuni esempi delle 60 domande per l’analisi del contesto dell’azienda e il confronto con le best practice di riferimento sono riportate nel box di Figura 5: rappresentano in primis, occasioni di riflessione per l’azienda, che grazie a SCRA ha la possibilità di inquadrare i fenomeni per poi saperli leggere in chiave prospettica ed evolutiva.
Alcuni esempi di domande nella metodologia SCRA
Visibilità
- Conosci la tua catena di fornitura (anche di 2° e 3° livello), la sua lunghezza (tempi) e i relativi flussi logistici?
- Hai visibilità in tempo reale sui trasporti?
Fornitura
- Quante materie prime-componenti sono in mono-fornitura o dipendono da un solo mercato di fornitura?
- Hai visibilità della capacità produttiva, degli avanzamenti produttivi e dello stock dei tuoi fornitori (anche di 2° livello)?
- Hai dei processi collaborativi con i tuoi fornitori?
Risk Management
- Esiste un ruolo di risk manager supply chain e un team con adeguate competenze cross-funzionali?
- Hai classificato i principali eventi di rischio per la tua supply chain?
- Esiste un processo di monitoraggio in tempo reale dei rischi con impatto sulla supply chain? Quali sono le fonti informative? Quali rischi vengono monitorati?
- Elabori dei piani per gestire i principali eventi di rischio? Hai un piano di Business continuity?
Domanda e Planning
- Elabori periodicamente scenari di domanda? Consideri variabili esterne come consumer sentiment, fattori macroeconomici, social?
- Come è distribuita la domanda a livello globale (geografie, canali)? Incidenza e sviluppo canali on-line?
- Ogni quanto rivedi la segmentazione dei clienti e dei prodotti?
- Quali sono le frequenze del tuo processo di Sales & operations planning e gli attori coinvolti?
- Hai la tracciatura della posizione e delle condizioni del prodotto (temperatura, umidità, urti, ecc.)?
Struttura Produttivo-Logistica
- Come è il tuo network produttivo-logistico (globale-regionale-locale)? Con quale frequenza lo rivedi?
- Quale è la tua flessibilità produttiva (es. tempo necessario per spostamenti produttivi)?
- Quali tecnologie digitali stai usando nei tuoi stabilimenti e nella tua logistica? IoT, mobile, cloud, RTLS, realtà aumentata, …?
Governance
- Hai una Supply chain control tower? Ha un team dedicato? Quali strumenti-tecnologie a supporto?
- Hai dei profili di “data scientist” nell’organizzazione?
- I processi di Plan, source, make, demand fulfill, service da quali funzioni aziendali sono gestiti? Vi è una funzione di Supply chain integrata?
Alcuni esempi di KPI, indicatori di performance utilizzati per la valutazione attraverso la metodologia SCRA, sono:
- Livello di servizio ai clienti: lead time e OTIF (on time in full)
- Rotazione dello stock e obsolescenza
- Livello di servizio e lead time dei fornitori
- % Costi logistici
- % Ordini “no-touch” (che non richiedono interventi manuali)
- OEE (Overall equipment effictivenesss) degli impianti
- % prodotti in mono-fornitura o dipendenti da un solo mercato fornitura
- Affidabilità delle Previsioni di Vendita (volume, mix)
Alcuni risultati degli stress test per supply chain agili e resilienti
Gli stress test condotti in quest’ultimo anno su un certo numero di aziende in vari settori industriali hanno evidenziato un valore medio di performance di 3 (su una scala 1-6, con 6 valore massimo), confermando che mediamente le aziende non sono adeguatamente preparate alla volatilità e ai rischi che possono impattare le loro supply chain e dimostrano quindi significativi margini di miglioramento per sviluppare agilità e resilienza.
In particolar modo è emersa una limitata conoscenza e visibilità della supply chain estesa, in termini di catena di fornitura a più livelli. Per esempio, sapere in quale paese producono i fornitori di primo e secondo livello, la loro capacità produttiva, ecc. Questa evidenza trova conferma nella ricerca condotta da Resilinc nel 2020 dove il 70% delle aziende coinvolte ha dichiarato di non conoscere il proprio network di fornitura a più livelli.
Un’altra evidenza emersa è la difficoltà nella previsione della domanda, che nella maggior parte dei casi è ancora basata unicamente sull’analisi del passato (ordinato storico), con alcune integrazioni da parte del Commerciale. Questo approccio non è più adeguato al contesto attuale di elevata volatilità e cambiamento delle abitudini dei consumatori e dei clienti. Vi è un ricorso molto limitato da parte delle aziende alla analisi di variabili macroeconomiche e fattori esterni, compresi quelli più semplici da inquadrare come per esempio il meteo o i social.
Si riscontra anche un allungamento dei lead time e ritardi nelle spedizioni sulle lunghe tratte specialmente dall’Asia, con limitate informazioni sull’entità dei ritardi e la mancanza di un ETA (Estimated time of arrival) affidabile e aggiornato in tempo reale.
Infine, un altro punto di attenzione emerso è la frammentazione delle responsabilità e la difficoltà di avere una vista integrata di tutti i processi che sono nell’ambito della supply chain.
Spesso, alla base di molte di queste evidenze vi è una limitata disponibilità di risorse con competenze adeguate sulle nuove tecnologie digitali, sulle analitiche avanzate, sulla pianificazione integrata e che abbiano anche una vista cross-funzionale.
Il tema delle risorse umane e delle competenze è certamente un tema chiave per molte delle aziende coinvolte.
I potenziali benefici di una supply chain agile e resiliente
Dai risultati degli stress test emerge anche che alcune aziende che hanno già lavorato sul loro modello di supply chain, oggi risultano molto più agili e resilienti della media.
Si tratta di aziende innovative che hanno:
- investito sul capitale umano e sulle competenze, sulla digitalizzazione e sullo sviluppo di analitiche avanzate con utilizzo di dati da fonti interne ed esterne e motori di intelligenza artificiale;
- un centro servizi a valore aggiunto (planning hub), con profili di supply chain expert e data scientist;
- diversificato il mercato di fornitura.
Le aziende più innovative hanno conseguito performance migliori rispetto alla media in termini di livello di servizio ai clienti, accuratezza delle previsioni della domanda, riduzione delle vendite perse o a rischio per mancanza di materiale, migliore capacità di gestione di eventi non previsti.
I benefici potenziali per le aziende, passando da un cluster di performance media-bassa di resilienza e agilità a un cluster di alta performance, possono essere molto rilevanti e sono riassunti nella tabella di Figura6.
Figura6 – I potenziali benefici nel processo di “fill-the-gap” verso una supply chain resiliente e agile
Oltre a questi benefici, le aziende con modelli agili di supply chain supportano meglio lo sviluppo del business e la creazione e la crescita di nuove fonti di ricavi, come ad esempio nuovi canali (es. canali online) e nuovi servizi.