Il modello di fabbrica intelligente, che prevede una forte integrazione tra le tecnologie di produzione (Operational Technologies, OT) e delle moderne tecnologie digitali (IT) si è rapidamente diffuso negli ultimi tre anni, in particolare sulla spinta degli incentivi (il famoso superammortamento) previsti dal Decreto Industria 4.0. Un investimento che ha riguardato numerosi ambiti, a partire dalle moderne macchine industriali, ma che ha interessato anche l’ambito del software industriale, che gioca un ruolo più rilevante di quanto si possa comunemente pensare in ambito Industria 4.0 (Big Data & Analytics, computer vision, realtà aumentata, ecc).
La presenza degli incentivi, sinora, ha spronato e aziende a investire, trascurando magari la classica formula del “ritorno dagli investimenti” (Roi), utilizzato abitualmente per tutte le altre tipologie di spesa. Anche perché effettivamente, risulta difficile comprendere tutte le dinamiche di payback di una operazione così complessa come quella dello smart manufacturing, che comprende davvero tantissime variabili. Per questo motivo il working gruppo Software Industriale di Anie, con il supporto della Scuola Superiore San’Anna e delle Università di Pisa e di Firenze, ha elaborato un modello di ROI evoluto specifico per la valutazione della creazione di valore in Industria 4.0, che si rivolge innanzitutto alle Pm, in cui spesso mancano dati analitici e benchmark su cui basare le stime dei benefici conseguibili con l’adozione di tali tecnologie.
La particolarità del modello è quella di cercare di convertire i parametri di efficienza resi possibili dalle soluzioni di Industria 4.0 in veri e propri caratteri monetari. Più precisamente, questo ROI integra le tradizionali variabili monetarie (costi, ricavi e capitale investito) con le misure di prestazione dei processi aziendali (volumi, qualità, costi e tempi). Non solo: il modello considera anche gli impatti dell’investimento in Industria 4.0 anche sulle risorse intangibili che, di solito, non è possibile tradurre in valori monetari attendibili. Si tratta di aspetti riferibili alla maggiore capacità di collaborazione e networking con le altre imprese, grazie all’integrazione dei dati e dei processi resa possibile dallo Smart manufacturing, nonché nei miglioramenti da un punto di vista della gestione delle risorse umane.
Altre tipologie di benefici, invece possono essere più facilmente individuate:
1) Maggiore flessibilità, a seguito dell’automazione intelligente, con possibilità di sviluppare a costi ridotti produzioni personalizzate
2)Tempi più rapidi per arrivare sul mercato con nuovi prodotti e servizi)
3) Maggiore produttività di tutti i fattori (impianti, lavoro, energia)
4) Qualità più elevata (meno scarti), a seguito del più efficace controllo e regolazione dei processi di trasformazione
5) Maggiore competitività di prodotti digitali, intelligenti e interconessi (smart product), che diventano meccanismi per l’erogazione di servizi digitali ad alto valore aggiunto per clienti e utilizzatori finali
6) La diminuzione del fattore rischio: la maggiore affidabilità dei processi si traduce in una minore variabilità dei flussi di reddito operativo attesi dall’investimento
Come ha messo in luce Lino Cinquini, professore della Scuola Superiore Sant’Anna, curatore dello studio, “Diventa importante collegare questo studio sul Roi nel contesto di un cambiamento dei paradigmi delle imprese manifatturiere, dove sta diventa più importante il servizio offerto del prodotto fisico fine a sé stesso. Si tratta di un cambiamento importantissimo per le imprese manifatturiere, che dovranno abituarsi a mettere il servizio al centro della loro attività”.