Transizione 4.0, ulteriore rivoluzione in arrivo a fine gennaio? Ecco perché il Governo rischia un clamoroso autogol

In un momento in cui le imprese chiedono chiarezza e semplicità e devono già digerire le tante novità del nuovo piano Transizione 4.0, ecco arrivare alcune indiscrezioni secondo le quali già a fine gennaio potrebbe arrivare un significativo ulteriore restyling del piano. In questo articolo vi raccontiamo motivazioni e correttivi che potrebbero arrivare

Pubblicato il 06 Gen 2021

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La nuova versione del piano Transizione 4.0, appena entrata in vigore con la legge 178 del 30/12/2020, potrebbe avere vita breve. Questo almeno è quanto emerge dalla lettura dell’edizione del 6 gennaio de Il Sole 24 Ore, che si apre con un articolo intitolato “Cambia il piano 4.0: più digitale meno aiuti sui beni tradizionali” a firma di Carmine Fotina. Indiscrezioni che hanno poi trovato conferma l’11 gennaio in fonti governative.

L’intervento di modifica si renderebbe necessario per l’intervento della Commissione Europea, la quale avrebbe mosso rilievi sul fatto che l’intero pacchetto del valore di 23,8 miliardi di euro è stato finanziato con l’anticipo delle risorse del Recovery Plan, ivi compresi gli incentivi per l’acquisto di beni strumentali non digitali (ex superammortamento).

E così il Governo starebbe preparando un rimedio che – ci si permetta di dirlo subito – sarebbe però peggiore del male. Vediamo perché.

Maggiore incertezza per le imprese

In primis i tempi. Secondo il Sole  i correttivi allo studio entrerebbero in un provvedimento previsto verso fine gennaio, quando il Governo dovrà chiedere al Parlamento la possibilità di fare ulteriore deficit. Se così fosse, l’attuale impianto sancirebbe il record negativo di durata, meno di un mese. Ma, al di là dei tempi, sono i contenuti che preoccupano. Perché, secondo le indiscrezioni riportate dal quotidiano di Confindustria, il Governo non si limiterebbe a lavorare a una sistemazione delle coperture, come logica vorrebbe, ma ne approfitterebbe un significativo facelift del piano.

Ora, al di là della (presunta) necessità di correggere alcuni punti di dubbia intepretazione, davvero si fa fatica a comprendere come sia possibile che, dopo aver avuto 10 mesi di tempo per lavorare alla nuova edizione del Piano Transizione 4.0 (ricordiamo che il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli aveva anticipato questa intenzione già lo scorso 3 marzo 2020), il Governo intenda mettere di nuovo mano all’impianto complessivo del piano. L’effetto principale sarebbe, indipendentemente dalla maggiore o minore convenienza delle aliquote, trasmettere alle imprese quella incertezza che con quest’ultima edizione si voleva invece superare. A giudizio di chi scrive, un intervento di sostanza sulle aliquote nella prima parte del 2021 sarebbe un autogol clamoroso per la squadra di governo.

In questo momento le imprese hanno bisogno di chiarezza e semplicità. Invece già a gennaio 2020 le aziende hanno dovuto digerire il passaggio dal sistema della maggiorazione degli ammortamenti a quello dei crediti d’imposta. Negli ultimi due mesi dell’anno, hanno dovuto familiarizzare con il nuovo impianto del piano che prevede una vera e propria selva di aliquote e massimali diversificati per tipologia di investimento e data dell’effettuazione dell’investimento. Per non parlare del piccolo “pasticcio” dell’anticipo del nuovo piano al 16 novembre 2020. Ora, dopo tutto questo, dovrebbero nuovamente organizzarsi per tener conto di nuove aliquote che, se pur in parte più convenienti, solleverebbero un vespaio di quesiti sull’applicazione delle tre versioni del piano ai diversi casi.

Le modifiche allo studio: più spinta al digitale, meno risorse per l’ex super

Anche se stavolta – lo ribadiamo – non è la cosa più importante, vediamo quali sono le misure che, secondo Il Sole 24 Ore, sarebbero allo studio.

La prima, in risposta alle presunte richieste della Commissione di finanziare con i fondi del Recovery solo gli interventi a favore della digitalizzazione, sarebbe la modifica delle coperture: il pacchetto Transizione 4.0 sarebbe quindi finanziato con le risorse del Recovery Plan solo per la parte “full-digital”.

Questo spiegherebbe perché nelle ultime versioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la cifra stanziata per il progetto Transizione 4.0 è stata ridotta a 21,7 miliardi. La parte relativa all’ex superammortamento – ora credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali non 4.0 – finirebbe infatti a carico del bilancio dello Stato.

Come conseguenza di questo “spostamento” del carico del finanziamento dell’incentivo sulle finanze italiane, diminuirebbero anche le risorse disponibili. Secondo il Sole, questo incentivo sarà così limitato al solo 2021 (e non anche al 2022 come quelle per i beni 4.0) con aliquota fissata sempre al 10% e possibilità di fruirne in un unico anno per tutti (non solo quindi per le imprese con ricavi inferiori ai 5 milioni di euro). Resterebbe inoltre la maggiorazione al 15% per i dispositivi per lo smart working.

Aumenterebbero invece le risorse disponibili per la parte più “4.0”. In particolare la prima aliquota del credito d’imposta per l’acquisto di beni materiali 4.0 (quella valida per investimenti fino a 2,5 milioni di euro) dovrebbe essere al 50% per tutto il biennio di validità del piano (ora invece lo è solo per il primo, rientrando al 40% per il secondo anno).

Per i software ricompresi nell’allegato B l’aliquota passerebbe dall’attuale 20% al 25%, sempre per entrambi gli anni con fruizione in tre quote di pari importo. Per gli altri software l’aliquota salirebbe dal 10% al 15%.

Sempre secondo le indiscrezioni riportate dal Sole aumenterebbe anche il credito di imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo (dal 20% al 25%) e per l’innovazione tecnologica finalizzata alla digitalizzazione 4.0 o alla transizione ecologica (dal 15% al 20%).

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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