Diventerà operativa dal 1° gennaio 2023 la riforma della Nuova Sabatini, la misura a supporto degli investimenti delle PMI. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha infatti pubblicato la Circolare direttoriale 6 dicembre 2022, n. 410823 che rende operativa la riforma introdotta dal Decreto interministeriale Mise e Mef del 22 aprile scorsi.
Tra le novità che entreranno in vigore nel 2023 vi è la maggiorazione delle agevolazioni degli investimenti green, al pari degli investimenti in beni 4.0, e nuove disposizioni per le imprese che saturano il plafond di 4 milioni di euro previsto dalla normativa come tetto di finanziamenti richiedibili dalla singola impresa.
Con gli emendamenti al disegno di legge di bilancio presentati dal Governo in Commissione bilancio, è arrivato anche il tanto atteso rifinanziamento della misura, con 150 milioni di euro per il periodo 2023-2026.
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Aumenta l’agevolazione per gli investimenti green
La Nuova Sabatini mira, ricordiamo, ad agevolare gli investimenti delle PMI attraverso la concessione di un contributo il cui ammontare è determinato in misura pari al valore degli interessi calcolati, in via convenzionale, su un finanziamento della durata di cinque anni e di importo uguale all’investimento ad un tasso d’interesse annuo pari a:
- 2,75% per gli investimenti in beni strumentali
- 3,575% per gli investimenti 4.0
Con la nuova riforma introdotta, a partire dal 1° gennaio 2023 anche gli investimenti green potranno godere della stessa maggiorazione dell’incentivo fino ad oggi riservata ai soli beni 4.0.
Per investimenti green si intende l’acquisto, o l’acquisizione nel caso di operazioni di leasing finanziario, di macchinari, impianti e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo, a basso impatto ambientale, nell’ambito di programmi finalizzati a migliorare l’ecosostenibilità dei prodotti e/o dei processi produttivi.
Fotovoltaico, agevolazioni solo se rientra in un programma di investimento più ampio
Sempre in questo tema, la riforma prevede anche che il singolo acquisto di un impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili (ad esempio impianto fotovoltaico, di cogenerazione, mini eolico o microgeneratori, ecc.), per risultare ammissibile, deve far parte di un più ampio programma di investimento che deve risultare organico e funzionale, nonché coerente con l’attività svolta dall’impresa, e riconducibile ad una delle tipologie di investimento previste nei regolamenti unionali applicabili per settore.
Fanno eccezione le imprese che svolgono attività di produzione di energia elettrica classificata con codice Ateco 35.11 e le imprese che svolgono attività agricola.
Riforma della Nuova Sabatini, le altre novità
Altra importante novità riguarda le imprese che saturano il plafond dei 4 milioni di euro previsto dalla norma come tetto massimo dei finanziamenti richiedibili dalla singola impresa.
Con la riforma dello strumento, infatti, il conteggio del plafond sarà effettuato con riferimento all’importo complessivo dei finanziamenti già ammessi alle agevolazioni riferiti all’impresa beneficiaria, per i quali non siano ancora scaduti i termini di durata. In altre parole, una volta terminato l’utilizzo del finanziamento, il plafond a disposizione delle imprese si “ricaricherà”.
Novità anche per quanto riguarda il contratto di leasing, con la possibilità per le imprese che richiedono il finanziamento, o l’intermediario finanziario, di versare un acconto al fornitore (che dovrà essere oggetto di fattura) per bloccare il bene.
In caso di leasing finanziario, inoltre, l’impresa locataria deve esercitare anticipatamente, al momento della stipula del contratto, l’opzione di acquisto prevista dal contratto medesimo, i cui effetti decorrono dal termine della locazione finanziaria, fermo restando l’adempimento di tutte le obbligazioni contrattuali.
Nuova Sabatini, risorse agli sgoccioli per uno strumento apprezzatissimo dalle imprese
Tuttavia, come abbiamo anticipato, le risorse disponibili per le agevolazioni sono agli sgoccioli e senza un intervento per rifinanziare la misura – intervento che al momento non è stato ancora previsto –, le agevolazioni per le imprese per il 2023 rischiano di rimanere sulla carta.
Le statistiche del ministero relative all’utilizzo dello strumento, infatti, evidenziano che il contributo ancora a disposizione delle imprese rappresenta solo il 12% delle risorse totali.
Infatti, al 1° dicembre 2022 risulta prenotato l’88% delle risorse complessive: dei circa 4,2 miliardi di euro disponibili resterebbero quindi poco più di 500 milioni di euro.
I dati relativi all’utilizzo delle agevolazioni mostrano che a dicembre 2022 le domande totali presentate dalle imprese sono 220.824 (presentate da 110.501 imprese), per un investimento medio di circa 189.000 euro.
Gli investimenti in beni 4.0 hanno rappresentato all’incirca i due terzi dei finanziamenti deliberati da marzo a novembre di quest’anno, con un incremento significativo dell’importo erogato nel mese di ottobre e novembre.
Alle piccole imprese il 45% dei finanziamenti concessi
Il report di novembre relativo alle domande di agevolazione e ai finanziamenti concessi mostra una prevalenza di micro e piccole imprese tra i soggetti che hanno presentato domanda di agevolazione.
Nello specifico, le micro imprese hanno rappresentato il 45% delle domande totali (99.190 domande) e le piccole imprese il 40% (88.091), mentre le medie imprese hanno presentato 33.543 domande, il 15% del totale.
Il rapporto tra micro e medie imprese cambia, tuttavia, nell’analisi dei finanziamenti concessi: dei finanziamenti deliberati solo il 26% è andato a favore delle micro imprese, mentre la percentuale sale al 29% per le medie imprese e al 45% per le piccole.
Il 73% delle domande proviene da imprese del Nord Italia
Per quanto riguarda la provenienza geografica delle domande presentate, ben il 73% proviene da imprese del Nord Italia. Nello specifico, il 37% proviene da micro, medie e piccole imprese del Nord-Ovest (80.959 domande) e il 36% da imprese del Nord-Est (79.183 domande).
Il 16% delle domande è invece pervenuto da imprese del Centro Italia (35.211), mentre dal Sud e dalle isole sono giunte un totale di 25.471 domande, equivalente all’11%.
Scendendo ancor più nel dettaglio, la Lombardia è la regione che si è aggiudicata la fetta più grande dei finanziamenti deliberati (circa 11 miliardi di euro), seguita dal Veneto, dove i finanziamenti deliberati ammontano a poco meno di 8 miliardi. Seguono Emilia-Romagna e Piemonte, con poco più di 5 miliardi.
Le domande di finanziamento per settore
Dall’analisi dei finanziamenti per macrosettori Ateco si evidenzia invece una netta prevalenza delle imprese operanti nell’industria, dove si nota anche un ampio ricorso ai contratti di leasing.
Infatti, nell’industria i finanziamenti bancari hanno ammontato per poco più di 9 miliardi, mentre le risorse deliberate a supporto di investimenti tramite contratto di leasing hanno superato i 12 miliardi.
Dopo l’industria, il settore che ha ricevuto più finanziamenti è quello dei servizi, dove poco più di 2 miliardi sono stati deliberati a supporto di finanziamenti bancari e 6 miliardi per i contratti di leasing.
Legge di bilancio 2023: il Governo mette sul piatto 150 milioni per il rifinanziamento della misura
Tra gli emendamenti presentati dal Governo in Commissione bilancio nella giornata del 19 dicembre è arrivato anche il tanto atteso rifinanziamento della misura, con 150 milioni di euro che il Governo recupererà dal Fondo per lo sviluppo delle Pmi del settore aeronautico e della green economy, rimasto inattuato.
Nel dettaglio, l’emendamento stanzia 30 milioni di euro per il 2023 e 40 milioni per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026.
Si tratta di meno di un terzo del fabbisogno stimato dai tecnici del ministero delle Imprese e del made in Italy.
La relazione tecnica che accompagna l’emendamento, tuttavia, specifica che lo stanziamento, alla luce dell’assorbimento di risorse del 2021 e dei primi nove mesi del 2022, dovrebbe comunque riuscire a garantire continuità alla misura.
L’emendamento contiene anche la proroga di ulteriori sei mesi – per un totale quindi di 18 mesi – del termine per l’ultimazione degli investimenti oggetto dei finanziamenti agevolati stipulati dal 1° gennaio 2022 al 30 giugno 2023.