Creare una politica di incentivazione al Reshoring cercando di comprendere quali incentivi possano attirare maggiormente gli imprenditori e favorire il rientro degli stabilimenti produttivi nel nostro territorio. È questo il tema su cui si sono concentrati cinque studenti della Laurea Magistrale in Gestione d’azienda, corso di Libera Professione e Diritto tributario, coadiuvati dal Professor Francesco Timpano e un Team di esperti Nazionali, che hanno elaborato una proosta di policy intitolata Reshoring Special Zones.
Indice degli argomenti
La proposta
Il Reshoring consiste nell’incentivare il re-insediamento in Italia delle attività ad alto valore aggiunto e/o produttive con l’obiettivo di rafforzare la competitività del Paese.
Il tema è ormai sempre più centrale e discusso anche ai vertici nazionali: la rottura delle catene logistiche dovute alla pandemia, il recente blocco del canale di Suez e la minore competitività del lavoro a basso costo in alcuni mercati potrebbero aiutare a comprendere l’importanza di questa questione.
A livello internazionale, tra i Paesi analizzati, il Reshoring in questi ultimi anni è cresciuto soprattutto in Cina. Nel contesto europeo e americano, è importante sottolineare lo sforzo che si sta facendo al fine di gestire al meglio l’evoluzione di questo fenomeno:
- a livello europeo mediante l’istituzione dell’European Reshoring Monitor;
- a livello americano mediante The Reshoring Initiative.
A livello nazionale, invece, è emerso che le imprese delocalizzano preferenzialmente le funzioni di produzione e montaggio dei beni, mantenendo in Italia gli headquarter e le funzioni di finanza e controllo.
Come è possibile leggere dal grafico, una buona percentuale di imprenditori connazionali ammette che sarebbe favorevole ad un rientro se si dovessero presentare le giuste condizioni; tra queste è emerso come siano centrali
- una legge contro la corruzione
- una riforma della giustizia
- una maggiore stabilità e credibilità dell’azione politica.
Inoltre, un rientro sul territorio italiano sarebbe vantaggioso per gli imprenditori in quanto avrebbero la possibilità di vantare una produzione made in Italy, sinonimo di garanzia, eccellenza e qualità.
Quali incentivi?
Fatta questa premessa circa l’attuale situazione nei vari paesi, la ricerca si è poi concentrata sullo stilare una lista di possibili incentivi che potrebbero far rientrare in patria gli stabilimenti esteri al fine di creare un sistema industriale nazionale sempre più forte sia a livello europeo sia mondiale.
Per giustificare i grandi aiuti che sarebbero concessi alle imprese, si è pensato di creare delle Reshoring Special Zones (RSZ), anche dette zone economiche speciali, nel Sud Italia con lo scopo di diminuire il divario sempre maggiore con il Settentrione; la soluzione sarebbe accettata anche a livello europeo, in quanto in linea con i principi di coesione e convergenza delle aree meno industrializzate.
Tra gli incentivi si è pensato di proporre agevolazioni di natura burocratica, fiscale ed energetica.
- Burocratici
- Trasformazione delle RSZ in Zone a Burocrazia Zero (ZBZ)
- Meeting e contatti diretti con il Ministro dell’Industria, di Commercio e Investimenti e dell’Economia Verde e Digitale.
- Le imprese possono installarsi senza alcuna condizione di esportazione
- • Agevolazione fiscale al 50% per aumentare l’efficienza energetica degli stabilimenti. • Agevolazione fiscale sull’acquisto di auto aziendali a basso impatto ambientale. • Incentivi fiscali per l’acquisto di dispositivi per la produzione di energia pulita (es: pale eoliche). • Incentivi fiscali per riammodernamento degli stabilimenti in un’ottica eco-friendlv.
- Fiscali
- Redditi d’impresa esenti al 60% ai fini IRES e IRPEF.
- Esenzione totale IRAP.
- Modifica dell’articolo 84 TUIR (adattato alle RSZ).
- Sconto del 50% sui contributi per ogni dipendente formato a spese dell’impresa. Sconto previsto anche per l’assunzione di donne o under 35, pure nel caso in cui non siano formati dall’impresa. In caso di assunzione e formazione di queste due categorie lo sconto sarà maggiore (80%).
- Reintroduzione per 30 mesi dei marchi d’impresa nell’alveo della normativa del Patent Box.
- Incentivi su misura per progetti su larga scala.
- Agevolazioni per edilizia e attrezzature.
- Energetici
- Agevolazione fiscale al 50% per aumentare l’efficienza energetica degli stabilimenti.
- Agevolazione fiscale sull’acquisto di auto aziendali a basso impatto ambientale.
- Incentivi fiscali per l’acquisto di dispositivi per la produzione di energia pulita (es: pale eoliche).
- Incentivi fiscali per riammodernamento degli stabilimenti in un’ottica eco-friendlv.
Oltre ai suddetti sostegni, nella proposta, sono anche stati inseriti degli obblighi in linea con gli obbiettivi di riduzione dell’inquinamento, del miglioramento della condizione dei lavoratori e formazione di quest’ultimi.
Ecco i principali:
Conclusioni
Il reshoring è certamente un aspetto negativo della globalizzazione che dal secolo scorso ha stravolto l’economia mondiale. La policy redatta, oltre a mostrare le potenzialità economiche nazionali, con la proposta inedita delle RSZ, potrebbe portare l’Italia ad essere un punto di riferimento a livello europeo in un ambito relativamente nuovo come quello del Reshoring.
Anche a causa della pandemia, che ha reso i trasporti molto complicati, la creazione e lo sviluppo di questa policy potrebbe avere un grande successo e rivelarsi un volano per l’economia del nostro territorio e per l’intero settore manifatturiero italiano.
L’articolo si riferisce al progetto che è stato realizzato nell’ambito del laboratorio Next Generation EU dal gruppo finalista “Incentivi fiscali 4.0” composto dagli studenti: Mattia Corazza, Umberto Falchetti, Salvatore Incorvaia, Francesco Miglioli, Stefania Petrescu. Un ringraziamento speciale da parte di tutti i componenti del gruppo va al professor Francesco Timpano e ai due mentor dott. Marchese e dott.ssa Zanardi.