Articolo aggiornato il 14 maggio a seguito della presentazione di una mozione in Senato, di cui vi parliamo nell’ultimo paragrafo
Non si placano le polemiche per il clamoroso dietrofront registrato in Senato sulla vicenda della cessione del credito d’imposta per l’acquisto dei beni strumentali previsti dal piano Transizione 4.0.
Intervenuto a Report, trasmissione di Class CNBC, il senatore Mario Turco (M5S), primo firmatario di uno degli emendamenti al centro della polemica, ha detto di confidare che “nelle prossime ore il Governo dia una soluzione a questo falso problema sollevato dalla Ragioneria” che rappresenta “un vero e proprio passo indietro sulla strada dell’innovazione tecnologica”.
Ma che cosa è accaduto? È lo stesso Turco a ricostruirlo: “Il mio emendamento, condiviso dalle forze politiche e approvato dalla commissione, aveva già ricevuto il parere positivo dalla Ragioneria dello Stato; successivamente, quando è stato preparato il maxiemendamento del governo, c’è stato un secondo parere della ragioneria: non un parere negativo, ma un ‘timore’ legato una possibile riclassificazione sul piano contabile, da parte dell’Eurostat, di alcune voci. Questo potrebbe creare problemi alla finanza pubblica, i cui effetti però non si possono a oggi stimare con esattezza e in breve tempo. Per questo, con responsabilità, abbiamo votato la fiducia al maxiemendamento, ma il Governo si è impegnato ad approfondire la quesitone con la Ragioneria e inserire i contenuti di questo emendamento nel prossimo decreto Sostegni bis”.
Turco ha anche spiegato che quello a cui si mira è una vera e propria “rivoluzione”. Prima – spiega – “l’impresa doveva indebitarsi, acquistare il macchinario, chiedere l’incentivo e usarlo in compensazione sui propri debiti con il fisco. Ora l’idea è di dare alle imprese la possibilità di monetizzare subito il credito fiscale, quindi di evitare che l’azienda si indebiti ulteriormente. Le tecniche contabili per ottenere questo obiettivo sono due: o lo sconto in fattura (come nel caso del superbonus, ndr), non pagando parte della fornitura direttamente al fornitore, che farà poi valere il credito nei confronti dello Stato; oppure ottenendo liquidità dalle banche attraverso l’anticipazione del credito”. Così, conclude Turco, “creeremmo anche i presupposti per una crescita occupazionale e semplificheremmo la macchina burocratica delle agevolazioni”.
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L’interlocuzione con Eurostat
In altra sede Turco ha successivamente spiegato di aver partecipato a una riunione con alcuni tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze sul tema della cessione dei crediti fiscali sugli investimenti Transizione 4.0.
“Al termine dell’incontro, dopo aver illustrato i regolamenti europei e i principi contabili di riferimento che permettono l’accoglimento della proposta, i dirigenti e tecnici del MEF si sono dimostrati disponibili a rivedere il parere sulla proposta e ad aprire una fase interlocutoria con Eurostat per ottenere il via libera dall’organo contabile europeo”.
La preoccupazione dell’industria
In trasmissione è intervenuto anche Alfredo Mariotti, direttore generale di Ucimu – Sistemi per Produrre, l’associazione che rappresenta i costruttori italiani di macchine utensili. “Siamo rimasti basiti e amareggiati – ha detto – perché questo è un momento in cui le imprese hanno bisogno di certezze. E vorrei aggiungere che abbiamo fatto una brutta figura anche sul piano internazionale”.
Il punto – ha detto Mariotti – è che “si continua a parlare di Transizione 4.0, ma perché le imprese investano in innovazione ci vuole liquidità”.
Le imprese – rileva il direttore – “vengono da un 2020 in cui non ci sono state entrate. Eppure stiamo vedendo dei numeri interessanti: nel primo trimestre 2021 abbiamo registrato un +157% sugli ordini dal mercato italiano e un +30% da quello estero, ma le imprese devono essere sostenute con un aiuto alla liquidità”.
La mozione al Senato
Il 13 maggio Turco e alcuni suoi colleghi senatori hanno presentato una mozione (formalmente un “Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00366”) che, se approvata, impegna il Governo a inserire i contenuti dell’emendamento sulla cessione saltato nel corso dell’approvazione del Decreto Sostegni in un prossimo provvedimento.
Tra le motivazioni, viene contestato il rilievo della Ragioneria che “la facoltà di cessione del credito comporterebbe di fatto il superamento della capienza fiscale dei beneficiari, e pertanto renderebbe il credito pagabile” perché, come si legge nella mozione,
i crediti d’imposta non sono titoli di credito “pagabili”, perché non sono “strumenti finanziari negoziabili che comprovano l’esistenza di un debito” (artt. 5.89 e 5.90); non comprovano l’esistenza di un debito da rimborsare alla scadenza, ma rappresentano solo una riduzione di debito d’imposta, in quanto il loro valore è limitato all’ammontare del debito fiscale e l’eventuale eccedenza di credito fiscale non può essere chiesta a rimborso (art. 20.127)
e inoltre alla luce delle disposizioni del regolamento europeo n. 549/2013,
sembrerebbe desumersi, al contrario, che la cessione dei crediti fiscali non comporti affatto il superamento della capacità fiscale dei beneficiari, restando ferma la necessità della adeguata capienza fiscale del fruitore.
La mozione quindi impegna il Governo:
1) a prevedere nel primo provvedimento utile che i soggetti beneficiari di crediti d’imposta per l’acquisto di beni strumentali tanto semplici quanto “4.0”, nonché di quelli finalizzati alla ricerca, allo sviluppo, all’innovazione e alla formazione 4.0, possano optare, in luogo dell’utilizzo diretto, per la cessione anche parziale di detti crediti ad altri soggetti, inclusi istituti di credito ed altri intermediari finanziari, con facoltà di successive cessioni, stabilendo altresì: che i cessionari debbano poi utilizzare i crediti ceduti in compensazione con le medesime modalità e impegni finanziari per la finanza pubblica con le quali sarebbero stati utilizzati dal soggetto cedente; che la quota di credito non utilizzata nell’anno non possa essere usufruita negli anni successivi né possa essere richiesta a rimborso; che, inoltre, non trovino applicazione i limiti di cui all’articolo 34 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e all’articolo 1, comma 53, della legge 24 dicembre 2007, n. 244;
2) a valutare l’opportunità di estendere l’opzione della cessione dei crediti anche ad altri crediti d’imposta già disciplinati, tra cui in particolare il credito d’imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno (articolo 1, commi da 98 a 108, della legge 28 dicembre 2015, n. 208), nonché nelle zone economiche speciali (articolo 5, comma 2, del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91);
3) a disporre che, con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate, siano definite le modalità attuative delle disposizioni relative all’esercizio dell’opzione, da effettuare in via telematica, prevedendo il visto di conformità sulla documentazione che attesti la cessione;
4) a costituire una piattaforma elettronica per la certificazione e per la circolazione dei crediti d’imposta per cui è consentita l’opzione della cessione in modo tale che detti crediti possano circolare, nella certezza del loro riconoscimento e del diritto.
Questo il testo integrale