Come diventare un’impresa innovativa, che accoglie e affronta le nuove sfide proposte dal mercato con soluzioni hi-tech per dare una nuova spinta al settore industriale? Se ne è parlato nel corso di Innovative Mindset, l’ultimo workshop dell’Industrial Innovation Lab organizzato da Sew-Eurodrive e il Centro sul cambiamento, la Leadership e il People Management della Liuc Business School presso Villa Jucker a Castellanza (VA), al quale hanno partecipato i membri del laboratorio e i potenziali interessati.
Un punto di partenza per dare il via a un nuovo modo di fare impresa, per infondere nei partecipanti la cultura dell’innovazione e per creare un ecosistema di realtà pronte a rivoluzionare il proprio business model ed il management model che lo può sostenere, nonché l’industria manifatturiera in generale. Il focus del laboratorio sta nel trovare nell’innovazione creativa, tecnologica e mentale la svolta per costruire un sistema industriale digitalizzato, fortemente hi-tech, che pone al centro la persona e la gestione del fattore umano, sempre però con un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale.
Sul “palco” si sono succeduti in apertura d’evento per un breve benvenuto Giorgio Ferrandino, General Manager di Sew-Eurodrive Italia, e Vittorio D’Amato, Membro dell’Executive Board della Liuc Business School, per poi lasciare spazio ai relatori Paolo Cederle, Head of Financial Services Continental Europe NTT Data, Head of NTT Disruption for good Hub, e Fabio Puglia, fondatore di Oversonic e ideatore dell’umanoide Robee.
Indice degli argomenti
Il mondo industriale attraverso le tecnologie disruptive
Nato come ingegnere meccanico per poi avventurarsi e dedicarsi totalmente ai processi di innovazione e di sviluppo di tecnologie sorprendenti, capaci di cambiare le dinamiche di mercato, Paolo Cederle nel suo intervento ha trattato i fattori scatenanti che hanno dato inizio alla quarta rivoluzione industriale e alla creazione di Smart Factory, altamente digitalizzate. Ma qual è il motivo principale che distingue l’Industria 4.0 da tutte le altre? La risposta è nell’evoluzione esponenziale della tecnologia, infatti gli ultimi anni sono stati contraddistinti dal convergersi e dalla disruption di più tecnologie in contemporanea, il tutto amplificato dalla velocità di circolazione delle informazioni e dalla facile reperibilità di queste invenzioni e innovazioni.
In un contesto smart, in cui l’interazione uomo-macchina è all’ordine del giorno, si manifestano professionalità trasversali, fortemente specializzate, che portano alla creazione di team di lavoro diversificati, dove le competenze umanistiche e organizzative dialogano con quelle tecnico-scientifiche. I business capaci di far interagire differenti sfere di competenza e di sfruttare in modo creativo le tecnologie a disposizione di tutti si trasformano nei cosiddetti “unicorni”: ossia quelle aziende o startup con un incredibile valore di mercato che hanno saputo immaginare un nuovo modo di fare impresa, offrendo servizi, prodotti e soluzioni innovative.
Una tecnologia che non ha limiti, spesso sottovalutata, che ha sorprendenti applicazioni in campi totalmente differenti l’uno dall’altro, è la realtà aumentata. Questo strumento permette un’immersione fisica e digitale in un ambiente aperto, in una stanza, in un negozio o anche in un impianto, ricreando spazi o luoghi, lontani o addirittura inesistenti per offrire esperienze uniche e ad alto impatto emozionale.
Scendendo nel contesto industriale, l’implementazione di processi di realtà immersiva possono essere applicati in ambiti legati alla formazione, all’interazione con i clienti, alla progettazione del layout di fabbrica (dando l’idea di un futuro impianto), alla co-produzione a distanza (innovando e ideando nuove soluzioni assieme all’end-user). Con questa tecnologia è possibile creare una dimensione phygital che offre un’esperienza simile al reale e che permette altissimi livelli di customizzazione dell’offerta, mettendo al centro le esigenze del cliente.
“È fondamentale cambiare il mindset delle aziende manifatturiere, incoraggiandole a investire sull’innovazione, sulle tecnologie e sul loro utilizzo creativo all’interno dei processi produttivi. – dichiara Paolo Cederle – Cogliere le opportunità, superando la paura del rischio, questo il leitmotiv che deve pervadere ogni realtà industriale”.
Il caso Robee, il robot umanoide di Oversonic
Astrofisica prima, automazione poi e ora robotica: Fabio Puglia all’Industrial Innovation Lab racconta Robee, il robot umanoide ideato e sviluppato dalla startup brianzola Oversonic, di cui egli stesso è fondatore. “L’introduzione di robot collaborativi all’interno di processi industriali più o meno complessi è la sfida che abbiamo voluto cogliere per semplificare il lavoro e l’operatività degli addetti di settore e per salvaguardarli da contesti con pericolosità elevata. – afferma l’esperto – L’obiettivo prefissatoci era costruire un robot e gestirlo nella sua doppia valenza, nel suo mondo da un lato astratto e digitale e dall’altro concreto e meccanico, per sviluppare un umanoide efficace ed efficiente”.
Approfondendo il suo processo di sviluppo, Fabio Puglia ha evidenziato come l’approccio White Paper, o Foglio Bianco, sia stato essenziale per progettare un robot con un mix ottimizzato di tecnologie, con una piattaforma online performante ed efficiente e con una parte meccanica flessibile e duratura. Robee, infatti, rappresenta un equilibrio di ipertecnologica e tecnologia standard, di efficienza ed efficacia in termini di costo, prospettiva di sviluppo, capacità di trasporto e mantenimento di oggetti di varia forma e diverso peso, adattamento ad ambiti diversi (dal medicale all’industriale, fino a contesti ad alta pericolosità). Inoltre, l’umanoide con l’introduzione del Voice Bot – strumento studiato e implementato grazie anche al parere e alle competenze di uno psicologo – diventa un canale di comunicazione molto potente, avvicinando la macchina all’uomo e rendendola molto più fruibile.
“Le applicazioni e le funzionalità di Robee sono infinite. – sottolinea Puglia – Grazie alla piattaforma cloud si possono ampliare le funzioni del robot, incrementando il suo apprendimento sul campo e trasformandolo in un ‘elettrodomestico 2.0′ di facile utilizzo e manutenzione”. E continua: “inoltre, il robot rappresenta il giusto connubio tra performance meccanica e performance empatica, così la sua tecnologia viene compresa anche da chi non ha competenze in materia. Da un lato c’è il manager che apprezza i vantaggi produttivi ed economici di Robee e dall’altro c’è il dipendente che riconosce il valore aggiunto dell’umanoide, soprattutto quando sostituisce l’uomo nello svolgimento di mansioni pericolose e gravose per il benessere psico-fisico”.
Robee è una tecnologia che può essere inserita e implementata in tutte le realtà industriali, qualunque sia la loro dimensione aziendale. La vera sfida è pertanto saper scommettere su innovazione, digitalizzazione e fattore umano: questi fattori rappresentano l’unica chiave di svolta per promuovere un cambiamento culturale radicale in tutte le realtà manifatturiere presenti sul mercato.
Il workshop “Innovative Mindset” dello scorso 9 novembre ha rappresentato una importante opportunità per condividere opinioni, innovazioni, esperienze e competenze acquisite sul campo, il tutto per dare una nuova spinta al mondo industriale italiano in vista dell’anno nuovo.