Il documento su cui Governo e parti economico-sociali hanno lavorato durante gli incontri svolti dal Governo nell’ambito degli Stati Generali ha mostrato le intenzioni dell’esecutivo sulle riforme che saranno contenute nel Piano di Rilancio che sarà presentato a settembre: tra queste, sul fronte dell’innovazione, l’attesa proroga e il potenziamento del Piano Transizione 4.0 e l’introduzione di un inedito “Piano Impresa 4.0 Plus” dedicato alle tecnologie di frontiera.
Le risorse necessarie per questi interventi arriveranno con ogni probabilità dal Recovery Fund europeo Next Generation EU e le misure saranno contenute nella prossima legge di bilancio, a meno di un sempre possibile anticipo in un intervento dedicato.
Se su proroga e potenziamento del Piano Transizione 4.0 le idee del Ministero dello Sviluppo Economico si stanno delineando (triennalizzazione degli incentivi e aumento di aliquote e tetti di spesa degli investimenti in beni materiali e immateriali oltre che su attività di Ricerca & Sviluppo e innovazione), finora non era affatto chiaro come sarà composto il Piano Impresa 4.o Plus. Oggi abbiamo qualche dettaglio in più ed eccoci a raccontarvelo.
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Il Piano Impresa 4.0 Plus
“Prevediamo dal 2021 un rafforzamento del 4.0 con il Piano Impresa 4.0 Plus, per il quale stiamo pensando a due elementi”, ha detto oggi il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli nel corso di un incontro con i giovani della startup politica Yezers. L’incentivo infatti sarà infatti dedicato a investimenti su “tecnologie” e “obiettivi”.
“Al di là di tutte le agevolazioni e degli incentivi fiscali su chi fa innovazione più tradizionale, il Piano Impresa 4.0 Plus sarà rivolto a chi utilizza tecnologie di frontiera come l’Intelligenza Artificiale, il Quantum Computing, la Blockchain (tecnologie a oggi non ancora completamente mature) e a chi userà le tecnologie digitali per ottenere degli obiettivi che riguardano ad esempio la sicurezza sul lavoro (affrontare il tema del distanziamento sociale nelle linee produttive), la transizione verde, o chi si concentrerà non nell’innovazione dei processi ma nell’innovazione dei prodotti“.
I progetti di trasformazione dei processi aziendali sono infatti già incentivati dal credito d’imposta maggiorato dal 6% al 10% per l’innovazione digitale 4.0. Questi lavori devono appunto avvenire attraverso l’integrazione e l’interconnessione dei fattori, e tra gli obiettivi di innovazione digitale 4.0 ammissibili (chiariti dal recente decreto attuativo del Ministero dello Sviluppo Economico) figura, a titolo d’esempio, anche “l’introduzione di soluzioni specifiche di blockchain, cybersecurity, edge e cloud computing, a potenziamento e arricchimento e per garantire la sicurezza delle soluzioni descritte nei punti precedenti”.
Concretamente, come chiarito a Innovation Post da fonti ministeriali, quello che si profila all’orizzonte per quanto riguarda il nuovo Piano Impresa 4.0 Plus è l’aggiunta di nuove aliquote dedicate all’utilizzo delle tecnologie di frontiera e per nuovi fini, come appunto l’innovazione dei prodotti. Ma non solo: gli investimenti sulle tecnologie di frontiera e quelli sulla transizione verde dovrebbero essere cumulabili, godendo inoltre di una maggiorazione delle aliquote dei crediti d’imposta sulla spesa complessiva.
Se così fosse, anche il termine “Plus” ricoprirebbe un duplice significato: da un lato l’aggiunta di incentivi dedicati a specifiche tecnologie; dall’altro la possibilità di sfruttare agevolazioni più importanti su più investimenti congiunti.
Patuanelli: “Gli incentivi per la formazione 4.0 non hanno funzionato”
Oltre a dare qualche indicazione su come sarà composto il “Piano Impresa 4.0 Plus”, la chiacchierata con i giovani imprenditori è stata anche l’occasione per Patuanelli di annunciare un ripensamento del credito d’imposta sulla formazione 4.0, una misura che “non ha funzionato proprio per niente”, per dirla con le parole del Ministro, non essendo stata praticamente utilizzata dalle imprese. Attualmente questo meccanismo premia con un credito d’imposta (con aliquote che variano dal 30% al 60% a seconda della dimensione dell’impresa) gli investimenti delle imprese nella formazione del personale sulle materie riguardanti le tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale. L’incentivo però è parametrato al costo orario della manodopera impegnata nella formazione e non prevede rimborsi per i formatori (a meno che non siano essi stessi dipendenti aziendali).
“La stessa Confindustria ha ragionato durante gli Stati Generali di come non ci sia stata grande capacità da parte degli imprenditori di innovarsi e formarsi sulle nuove competenze necessarie”, ha detto il Ministro. “Dobbiamo capire come modificare questa misura per accompagnare questo momento e per far sì che i giovani imprenditori la utilizzino per formare se stessi e avere un’implementazione delle proprie competenze per metterle a disposizione dei mondi produttivi: non è un percorso facile, ma credo che sia necessario farlo”.
Defiscalizzazione per chi torna a produrre in Italia
Da ultimo, Patuanelli ha ricordato un’ipotesi da lui stesso già annunciata per ridurre il cuneo fiscale delle imprese sul costo del lavoro: legare al reshoring (il rientro in Italia di aziende dall’estero) appunto una defiscalizzazione del costo del lavoro. Sempre sullo stesso argomento il Ministro aveva già avanzato un’altra ipotesi: l’iperammortamento sui beni delle aziende che riportano la produzione in Italia.
“Spesso paghiamo il dumping salariale rispetto alle produzioni negli altri Paesi: le multinazionali spostano le produzioni all’estero perché trovano un costo del lavoro molto inferiore al nostro”, ha proseguito il Ministro. “Vogliamo affrontare questo problema con delle politiche di reshoring: la defiscalizzazione del costo del lavoro per chi riporta nel nostro Paese produzioni delocalizzate. Dobbiamo però fare attenzione a non creare l’effetto opposto: l’impresa che ha mantenuto la produzione in Italia potrebbe lamentare di non avere nessun vantaggio. Potrebbe essere una disimmetria di concorrenza che dobbiamo evitare. Stiamo affrontando l’argomento ma vogliamo farlo con le pinze perché è molto delicato”.