I cobot, come vengono chiamati i robot collaborativi, sono ormai una realtà già presente e attiva in numerose aziende manifatturiere italiane, con una diffusione sempre più capillare e promettente. “Ora una nuova sfida, per l’innovazione dell’economia e del sistema Paese, è quella di portare la robotica collaborativa anche al di fuori delle fabbriche, in settori diversi dal manifatturiero, ad esempio in quello agricolo, medicale, edilizio, e altri ancora”, rimarca Lorna Vatta, manager nel mondo dell’innovazione che negli ultimi due anni ha anche svolto il ruolo di direttrice esecutiva del centro di competenza Artes 4.0 (specializzato nella robotica).
L’occasione per analizzare questi temi è stata il webinar organizzato da Universal Robots per diffondere gli obiettivi della Carta delle idee della robotica collaborativa, messa a punto con il contributo di vari esperti del settore, e presentata a metà aprile. Uno di questi obiettivi è proprio: portare i cobot a lavorare e operare anche al di fuori del Manifatturiero.
Ma in altri ambiti – per quanto riguarda agricoltura ed edilizia innanzitutto – siamo ancora agli albori, ai primi passi da parte delle realtà più dinamiche e innovative. Basti pensare che attualmente solo il 3% delle realtà agricole italiane utilizza sistemi robotizzati.
Le potenzialità – rimarcano gli addetti ai lavori – sono enormi: i cobot, anche fuori dalle fabbriche, possono rappresentare uno strumento e una soluzione efficaci per coniugare produttività e sostenibilità, alleggerire gli operatori dai compiti più pesanti e pericolosi, innovare il modo di lavorare e produrre. Ma per arrivarci, per fare tutto questo, restano non poche difficoltà e ostacoli da superare.
“Innanzitutto, occorre vincere una resistenza culturale, da parte di quegli operatori, imprenditori, agricoltori più tradizionalisti e meno aperti alle novità e alle evoluzioni dell’innovazione”, sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.
Che osserva: “molti agricoltori sono attenti a sfruttare e implementare i vantaggi messi a disposizione dalle nuove tecnologie, e tanti già lo fanno e lo mettono in pratica. Resta però una quota piuttosto consistente di operatori che è più difficile da coinvolgere: bisogna ad esempio spiegargli che i metodi di lavoro e di coltivazione usati finora possono essere sostituiti da altri metodi e sistemi molto diversi, più efficienti e performanti. Ma non è sempre facile fare arrivare queste novità, per questo si tratta di vincere delle resistenze che spesso sono innanzitutto culturali”.
E Alessio Cocchi, country manager Italia di Universal Robots, ribadisce: “per portare la robotica anche in settori che tradizionalmente non ne sfruttano i benefici, gli ostacoli da superare sono diversi. In ambito agricolo, ad esempio, ma anche in altri settori, si sconta una carenza nella formazione e una scarsa consapevolezza dei vantaggi della produzione 4.0, così come una scarsa dimestichezza con l’accesso alle forme di agevolazione fiscale del piano Industria 4.0”.
Per superare queste difficoltà, la soluzione può venire da una maggiore formazione attenta e aggiornata sull’innovazione, maggiori competenze anche in tema di nuove tecnologie (e robotica collaborativa), ma è importante anche far capire agli addetti ai lavori il rapporto tra costi e benefici nell’implementare dei cobot in azienda: in molti casi gli investimenti necessari possono rientrare in breve tempo e portare benefici maggiori rispetto alla situazione precedente.
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Robotica collaborativa per innovare anche i settori primari
“La robotica collaborativa – semplice da utilizzare e con un costo accessibile – può rappresentare la soluzione per innovare anche i settori primari con strumenti flessibili, efficaci e facilmente implementabili”, fa notare Cocchi.
Nel settore agricolo la posta in gioco è molto alta: produrre più cibo per i 10 miliardi di persone che abiteranno il Pianeta nel 2050 – nel 1990 la popolazione mondiale era di circa 5 miliardi di persone, e oggi è salita a 7 miliardi –, in modo più sostenibile ed efficiente, preservando territorio e risorse naturali. “Le aziende che sanno introdurre innovazione tecnologica sono in grado di reggere l’urto di un mercato che si fa progressivamente più competitivo”, osserva il presidente di Confagricoltura, “e sapranno abbracciare la quarta rivoluzione del settore agricolo, quella robotica, che segue quella della meccanizzazione, della chimica e della genetica”.
I cobot sono uno strumento “capace di estendere anche alle imprese agricole i benefici del 4.0”, sottolinea Antonio Romeo, direttore del Dintec, consorzio per l’innovazione tecnologica nato da Unioncamere ed Enea. Che spiega: “verso le imprese agricole e del settore primario vanno attivati strumenti concreti per rendere l’alfabetizzazione robotica più incisiva e capillare”.
Competence center per settori verticali
L’ulteriore diffusione della robotica collaborativa vede quindi ancora una volta chiamati in causa i Competence center, i luoghi in cui ricerca e imprese si incontrano, ma di un nuovo tipo, con caratteristiche diverse rispetto agli 8 centri di competenza 4.0 già esistenti a livello nazionale: “potrebbe essere molto utile e importante creare dei Competence center dedicati a settori ‘verticali’, a cominciare ad esempio proprio dal mondo dell’agricoltura”, propone Lorna Vatta, “in modo da esaltare le specificità e le specializzazioni di ogni settore e comparto produttivo, tra quelli più rilevanti del made in Italy”.
E sottolinea: “la roadmap per realizzare la diffusione della robotica anche in ambito extramanifatturiero richiede la creazione di un nuovo tipo di centro di competenza, rivolto al comparto specifico. Un think-tank operativo in cui la ricerca delle soluzioni tecnologiche venga trasmessa alle imprese supportandole nell’applicazione”. A fianco di questo strumento operativo Vatta propone anche la creazione di “un tavolo multistakeholder che riunisca due diversi decisori politici. Da un lato il Ministero dello Sviluppo Economico, responsabile proprio dei Competence center, dall’altro il Ministero dell’Agricoltura che, con politiche mirate, possa favorire proprio l’introduzione di questi nuovi strumenti anche nel settore primario”.
Consulenza e alfabetizzazione robotica
Per sviluppare e diffondere innovazione e robotica collaborativa c’è poi anche la questione delle infrastrutture digitali: le difficoltà delle imprese “sono anche strutturali: la mancanza di reti e banda larga, ad esempio per un compiuto IoT agricolo, rischia di rendere inefficace l’apporto delle soluzioni strumentali”, fa notare il country manager Italia di Universal Robots: “un’infrastruttura digitale non ottimale ostacola lo sviluppo di processi che includono il precision farming e l’agricoltura robotizzata”.
Questi freni e ostacoli non riguardano solo il mondo di chi produce alimenti, ma in generale anche tutti gli altri principali settori di attività del Paese. Per questo “siamo a disposizione delle imprese che vogliono abbracciare l’innovazione”, osserva Cocchi, “con soluzioni robotiche efficaci e flessibili, supportando le imprese con budget limitato e con carenza di alfabetizzazione robotica, così come con azioni di consulenza e sostegno per intercettare tutte le opportunità di agevolazione fiscale disponibili”.