Il Covid-19 colpisce le attività industriali, a marzo la produzione cala del 16,6%

Secondo i dati del Centro Studi di Confindustria, la produzione industriale nel mese di marzo è calata del 16,6% rispetto a febbraio, mentre per quanto riguarda il primo trimestre del 2020 si stima una variazione di -5,4% rispetto all’ultimo trimestre del 2019. Per il secondo trimestre, alla luce della chiusura di già della metà delle imprese manifatturiere, la caduta delle attività potrebbe raggiungere il -15%.

Pubblicato il 02 Apr 2020

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La produzione industriale a marzo è calata del 16,6% rispetto a febbraio, mentre per quanto riguarda il primo trimestre del 2020 si stima una variazione di -5,4% rispetto all’ultimo trimestre del 2019. Lo rende noto il Centro Studi di Confindustria, che ha pubblicato i risultati di un’indagine rapida sugli effetti del Covid-19 sulla produzione industriale italiana.

I dati evidenziano una situazione preoccupante che potrebbe anche peggiorare. Gli industriali stimano infatti che per il secondo trimestre, alla luce della chiusura di circa il 60% delle imprese manifatturiere per effetto delle misure di contenimento del contagio, la caduta delle attività potrebbe raggiungere il -15%.

Chiuse più della metà delle attività industriali, calano produzione e ordini

La crisi economica connessa all’emergenza Covid-19 si è fatta particolarmente sentire nel mondo dell’industria italiana. Con il DPCM 23 marzo, che ha stabilito quali sono le attività produttive essenziali che possono continuare, hanno chiuso più della metà delle attività industriali (il 57%, per il 48% della produzione). Il restante 43% di imprese ha potuto continuare a lavorare ma a ritmo molto ridotto (salvo le filiere alimentari e farmaceutiche), soprattutto a causa del calo della domanda, delle difficoltà logistiche e del parziale blocco delle attività nei principali partner commerciali.

L’effetto sulla produzione industriale si è fatto sentire: come si è detto, il Centro Studi di Confindustria stima un calo della produzione industriale di marzo pari al 16,6% congiunturale rispetto a febbraio. Un dato che, se confermato dall’Istat, rappresenterebbe il più alto crollo mensile da quando si fa questo tipo di analisi, ovvero dal 1960 con i livelli produttivi che tornerebbero a quelli di marzo 1978.

Rispetto allo stesso mese dello scorso anno, poi, a marzo 2020 la percentuale tendenziale dell’attività produttiva è scesa del 9% (indice grezzo e non destagionalizzato).

Inoltre, la stima per il primo trimestre del 2020 è di un calo dell’attività industriale del 5,4% congiunturale rispetto all’ultimo trimestre del 2019: per trovare diminuzioni più grandi bisogna tornare ai primi mesi del 2009 (-11,1%), quando si era nel pieno della grande crisi finanziaria internazionale.

L’epidemia sta di fatto causando, secondo Confindustria, una vera e propria “recessione profonda” della nostra economia, sottoposta a shock multipli sia sul piano della domanda (calo dei consumi, chiusura delle attività commerciali, blocco del turismo) che su quello dell’offerta, causata appunto dal blocco di molte attività produttive e, di conseguenza,  dalle cancellazioni di ordini e dal blocco delle filiere internazionali. Gli ordini in volume infatti, a marzo 2020, scendono del 7,6% congiunturale rispetto a febbraio.

Come emerge anche dai risultati dal rapporto Previsioni per l’Italia del Centro Studi di Confindustria, l’indice della produzione delle PMI manifatturiere è ai minimi storici (27,8). Anche l’indice di fiducia Istat delle imprese manifatturiere è sceso a marzo a quota 89,5.

Nel prossimo trimestre atteso calo del 15%

Le prospettive per il prossimo trimestre per gli industriali sono anche peggiori di quello appena chiuso: la variazione acquisita è di -12,5%, ma ci si aspetta che la caduta dell’attività possa raggiungere almeno il 15%.

Come conclude l’indagine del Centro Studi di Confindustria, “la riapertura avverrà gradualmente, mentre la domanda domestica in alcuni settori sarà ancora molto debole ed il contributo di quella estera peggiorerà in linea con l’allargamento del contagio nel resto del mondo”. Gli industriali chiedono di “evitare ritardi nell’implementazione delle misure di sostegno alle imprese ed ai lavoratori per non aggravare le già drammatiche prospettive”.

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Francesco Bruno

Giornalista professionista, laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano, dove ha completato gli studi con un master in giornalismo. Appassionato di sport e tecnologia, compie i primi passi presso AdnKronos e Mediaset. Oggi collabora con Dazn e Innovation Post.

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