È un segno meno che non desta troppe preoccupazioni il -3% registrato dai costruttori di macchine per il confezionamento e l’imballaggio: secondo i dati di preconsuntivo resi noti da MECS-Centro Studi di Ucima (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il confezionamento e l’imballaggio) il comparto infatti chiuderà l’anno con un fatturato totale di circa 8 miliardi di euro (7.986 milioni di euro), con un calo considerato accettabile rispetto al valore record registrato nel 2021, superiore al risultato del 2020 (anno della pandemia) e di poco inferiore a quello del 2019.
Il calo è stato determinato dalla riduzione dell’export, che rappresenta oltre i tre quarti delle vendite: con un fatturato di 6.186 milioni di euro le vendite oltre confine hanno infatti registrato un calo del 4,3% rispetto all’esercizio precedente.
Di segno inverso invece le performance sul mercato domestico, dove le consegne dei costruttori nazionali sono cresciute dell’1,3% in Italia toccando il valore di 1.800 milioni di euro (+1% rispetto al 2021).
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Pesano i ritardi della componentistica
I numeri – sottolinea il centro studi dell’associazione – vanno inquadrati nel contesto geopolitico degli ultimi 12 mesi, con i ritardi di consegna della componentistica che hanno gravato sulle aziende italiane per tutto l’anno (e con avvisaglie concrete già a partire dall’estate 2021), col risultato di avere macchine ordinate, ma non consegnabili per la difficoltà nel completarle.
Inoltre, hanno pesato il rincaro dei costi delle materie prime e dell’energia, oltre agli incrementi dei trasporti. Infine lo scoppio, a febbraio, del conflitto tra Russia e Ucraina ha rappresentato un ulteriore motivo di criticità.
Ordini in crescita e qualche incognita sul 2023
Per il 2023 il quadro resta sostanzialmente positivo: gli ordini infatti sono in aumento con ben 7,5 i mesi di produzione garantita nel 2023.
Rischia però di farsi sentire ancora la questione dello shortage di componenti. “Lo scenario che denunciavamo un anno fa – commenta Riccardo Cavanna, presidente di Ucima – si è purtroppo verificato: continuiamo a ricevere ordini da tutto il mondo, ma i ritmi di consegna hanno subito un brusco rallentamento per il ben noto problema della mancanza di componenti” che, secondo Cavanna, impatterà ancora i prossimi sei mesi, per poi auspicabilmente risolversi.
La domanda, insomma, c’è. “Abbiamo aree geografiche in via di sviluppo sempre più interessate alle nostre tecnologie – prosegue Cavanna – e abbiamo bisogno di ritrovare le performance di prima per dare risposte rapide. Mi auguro che le decisioni comunitarie sull’energia diano presto respiro all’intero tessuto imprenditoriale italiano, e mi auguro anche che venga fatto di più, a livello nazionale, per continuare a sostenere gli investimenti di Industria 4.0″.
Inevitabile anche un riferimento al nuovo regolamento degli imballaggi voluto dall’Unione europea, che privilegia il riuso a scapito del riciclo: “Il nuovo regolamento non ci convince, ma noi ci siamo”, prosegue Cavanna. “Abbiamo sviluppato le tecnologie per il riciclo completo degli imballaggi e abbiamo avuto sempre un ruolo da protagonisti per portare la filiera a raggiungere importanti risultati in termini di circular economy, contribuendo a sviluppare quell’Italian way to circular economy che è uno dei vanti del nostro Paese. Ora siamo pronti a spingere anche sul fronte riuso, come un leader tecnologico mondiale quale siamo deve fare. Siamo pronti a tutto, senza retaggi ideologici, ma affrontando il tema ambientale con serietà e concretezza, a partire dall’analisi della LCA di tutti i materiali e di tutti i cicli di vita, nella consapevolezza che solo un’analisi scientifica e ragionata ci possa condurre al reale miglioramento dello stato di salute del pianeta”.