I robot? Creano crescita e occupazione, ma solo nelle aziende che li acquistano

Da uno studio degli economisti Acemoglu, Restrepo e LeLarge svolto su un campione di aziende manifatturiere francesi emerge che laddove si utilizzano robot crescono valore aggiunto, competitività e occupazione. Allo stesso tempo, però, le aziende concorrenti che non adottano queste tecnologie riducono l’occupazione e il saldo netto complessivo per l’occupazione del settore è negativo.

Pubblicato il 10 Feb 2020

man-standing-near-gray-metal-equipment-2760243


Viene dagli Stati Uniti l’ultimo studio che prova a rispondere alla domanda che accompagna lo sviluppo e la crescita dell’industria 4.0: i robot stanno “rubando” il lavoro all’uomo? Analizzando il mercato francese, tre economisti – Daron Acemoglu (MIT), Claire LeLarge (Université Paris-Sud) e Pascual Restrepo (Boston University) – hanno osservato come nelle aziende che acquistano robot aumenti il valore aggiunto, la produttività e l’occupazione, portando grandi benefici in termini di competitività.

Un processo virtuoso che però avviene a discapito del livello di occupazione nel mercato di riferimento, in quanto tale parametro diminuisce nelle aziende concorrenti a un livello superiore rispetto alla forza lavoro introdotta nelle aziende dotate di robot. Si instaurerebbe insomma un gioco a due fattori il cui saldo netto sarebbe – questa la conclusione dello studio – un complessivo calo occupazionale nel mercato di riferimento.

Se da un lato la maggiore produttività introdotta in azienda dall’utilizzo di robot tende a far crescere la domanda di lavoro, lo spostamento di produttività dal lavoratore al robot garantirebbe effetti positivi sul singolo ma anche una diminuzione dell’occupazione e dei salari a livello complessivo.

La ricerca

A fornire questa nuova analisi, dicevamo, sono l’economista francese Claire LeLarge e Daron Acemoglu e Pascual Restrepo, due professori che già nel 2017 avevano già affrontato l’impatto dei robot sull’industria (allora con riferimento al mercato statunitense), mostrando alcuni dati secondo i quali questo processo avrebbe provocato un calo di occupazione e salari.

Ora l’attenzione degli studiosi si concentra per la prima volta su un paese europeo – la Francia – molto più vicino al nostro per cultura e tipologia del mercato del lavoro, descrivendo una situazione più complessa.

Su un campione di 55.390 imprese francesi attive tra il 2010 e il 2015 nel settore manifatturiero, gli economisti si concentrano sulle 598 che nel periodo in considerazione hanno acquistato robot industriali. Un gruppo di aziende che, sebbene rappresenti numericamente poco più dell’1% del campione, impiega da solo il 20% della forza lavoro e produce il 20% del valore aggiunto complessivo.

Chi compra robot cresce

La ricerca mostra proprio come queste aziende abbiano registrato tra il 2010 e il 2015 una crescita del 20% in termini di valore aggiunto, ma nello stesso tempo il contributo apportato dal fattore lavoro è diminuito del 4,3%. La riduzione del contributo del fattore lavoro al valore aggiunto però non ha comportato una riduzione in termini assoluti dell’occupazione, anzi: in queste aziende sono cresciuti sia il numero di ore di lavoro totali (+10,9%) che il salario orario dei dipendenti (+0,9%).

Una delle spiegazioni possibili che fornisce lo studio alla crescita in termini occupazionali delle imprese che impiegano robot, è che solo le aziende con un grosso potenziale di crescita possano essere inclini a introdurli, creando una sorta di circolo vizioso.

Ma l’effetto positivo in realtà potrebbe anche essere una conseguenza della redistribuzione dei beni e della forza lavoro dovuta alla riduzione dei costi rispetto ai competitor. Il concorrente che non introduce i robot, infatti, registra una significativa perdita di valore aggiunto e occupazione.

L’occupazione generale scende

Le imprese che adottano robot, riducendo i costi, guadagnano quindi quote di mercato a scapito dei concorrenti. Di conseguenza, la crescita occupazionale in queste aziende può andare di pari passo con la perdita di posti di lavoro nelle altre. Lo studio infatti mostra che se un’azienda incrementa del 10% l’utilizzo di robot, i suoi competitor registrano un calo occupazionale del 2,5%, e un calo del valore aggiunto del 2,1%, mentre il fattore lavoro non subisce variazioni sostanziali.

Ma qual è il saldo complessivo? Sommando tutti i fattori – aumento dell’occupazione nelle aziende che adottano tecnologie robotiche e riduzione dell’occupazione nelle altre – emerge che a fronte di un aumento del 20% dei robot in un determinato settore si genera un calo del 3,2% del livello complessivo di occupazione in quel settore.

Valuta la qualità di questo articolo

B
Francesco Bruno

Giornalista professionista, laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano, dove ha completato gli studi con un master in giornalismo. Appassionato di sport e tecnologia, compie i primi passi presso AdnKronos e Mediaset. Oggi collabora con Dazn e Innovation Post.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 3