I robot che rubano il lavoro? È “la fake news del secolo”

Il 40% dei lavoratori italiani è ad alto rischio di sostituzione, ma se è vero che automazione può significare sostituzione, rischio contro cui i lavoratori possono proteggersi aggiornando le proprie competenze, è anche vero che la tecnologia può portare alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Pubblicato il 29 Mar 2019

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Il 40% dei lavoratori italiani è ad alto rischio di sostituzione: un numero significativamente inferiore al 47% che riguarda invece i lavoratori statunitensi. A rischio medio è il 47% dei lavoratori, mentre i lavoratori che hanno meno probabilità di essere sostituiti da una macchina sono invece il 13%. Tra le attività più facilmente sostituibili ci sono tutte quelle professioni routinarie, come magazzinieri, autisti, contabili, commessi, cassieri e, in questa categoria rientrano più donne (47%) che uomini (35%). Ma il fatto che i robot ci ruberanno il lavoro è “la fake news del secolo”. Questo il titolo dell’interessante articolo a firma Emilia Filippi, Dottoressa in Economia e Management in forze all’Università di Trento, e Sandro Trento, Professore di Economia dell’Università di Trento e Direttore Generale della Fondazione Ergo.

Si tratta di uno degli articoli pubblicati all’interno dell’undicesimo numero di BellaFactory Focus, il periodico realizzato dal Centro Studi di Fondazione Ergo, dedicato al più ampio tema dell’umanità aumentata. Un “viaggio” tra le nuove realtà robotiche, nate per aiutare l’uomo, che sono state messe a punto dall’IIT, la paura della “disoccupazione tecnologica”, ma anche attraverso esperienze virtuose, come le Olimpiadi Digitali realizzate nella fabbrica d’armi Beretta, oltre a un approfondimento sul rischio da sovraccarico biomeccanico.

Una visione positiva delle nuove tecnologie

A fronte della “paura diffusa che il lavoro umano venga sostituito dalle macchine, e in conseguenza di una crescente disoccupazione tecnologica – viene spiegato nell’editoriale – l’obiettivo di questo undicesimo numero di BellaFactory Focus è quello di trasmettere, in relazione a questo tema, una visione positiva. Riteniamo che sia importante pensare alle nuove tecnologie non con paura, temendole, ma, al contrario, funzionali per agevolare il lavoro”.

Centrale, quindi, il lavoro dell’Università di Trento che fa una stima di quali e quante professioni saranno completamente automatizzate. “Se è vero che le macchine prenderanno il posto dell’uomo nei lavori più gravosi e pesanti – spiega l’editoriale – è anche vero che all’uomo sarà chiesto di svolgere lavori più qualificati ed ad alto valore aggiunto”.

Ecco chi rischia di più la “disoccupazione tecnologica”

Continuando a leggere i dati presentati da Filippi e Trento, quindi, si scoprono anche altre informazioni interessanti. Un altro punto analizzato è la relazione inversa tra competenze, salario e possibilità di automazione. “Le occupazioni con bassa possibilità di automazione – emerge dallo studio – impiegano lavoratori con elevate competenze ed elevato salario, come medici, dentisti, mentre le occupazioni ad alta possibilità di automazione impiegano lavoratori con minori competenze e salario più basso”. Non mancano, però le eccezioni visto che professioni come idraulici e camerieri, che sono lavoratori con basse competenze e basso salario, hanno comunque una bassa possibilità di automazione, mentre contabili e fiscalisti, che sono lavoratori con competenze e salario medio – alti, hanno un’alta possibilità di automazione.

Ma se è vero che “automazione può significare sostituzione, rischio contro cui i lavoratori possono proteggersi aggiornando le proprie competenze – sottolinea lo studio – è anche vero che la tecnologia può portare alla creazione di nuovi posti di lavoro, settori e prodotti, all’aumento della domanda di beni e di lavoro, alla riduzione dei costi di produzione, di beni e di servizi. Prevenire con una buona approssimazione gli effetti negli anni a venire dei processi di automazione non è semplice ma il contesto nel quale oggi le trasformazioni del mondo del lavoro avvengono dovrà essere accompagnato da interventi e politiche adeguate – concludono – per limitarne gli effetti dannosi sull’occupazione e, in ultima istanza, sulle condizioni di reddito e di vita degli stessi lavoratori”. 

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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