Bianchi (Confindustria): “Servono incentivi forti per l’innovazione digitale e la sostenibilità”

In un’intervista esclusiva Andrea Bianchi, Direttore delle politiche industriali di Confindustria, fa il punto sulle sfide del governo verso industria 4.0, dal rinnovo del piano Impresa 4.0 al Green New Deal, e parla della sfida per il trasferimento di conoscenze e competenze alle imprese.

Pubblicato il 26 Set 2019

Industria 4.0


Il ruolo della rete dei Digital Innovation Hub di Confindustria nella creazione delle nuove competenze digitali, le richieste delle imprese al nuovo governo, per quanto riguarda il trasferimento tecnologico, le prime mosse del nuovo ministro, Stefano Patuanelli, ma anche l’integrazione tra la tecnologia e quel Green New Deal di cui ha parlato molto il premier come motore di sviluppo. Sono stati questi alcuni dei temi dell’intervista che Andrea Bianchi, Direttore delle politiche industriali di Confindustria, ha rilasciato a Innovation Post a margine del World Manufacturing Forum, la “Davos” dell’innovazione tecnologica, in corso di svolgimento a Cernobbio. Focus dell’edizione 2019, quindi, il tema delle competenze e proprio la rete de DIH rappresenta una delle più significative porte di accesso al sistema di trasferimento delle competenze e delle tecnologie.

“La componente più sfidante del Piano industria 4.0 – sottolinea Bianchi – aveva l’obiettivo di creare un’infrastruttura permanente di innovazione e trasferimento tecnologico, sui temi del digitale, all’interno del paese. Partendo però dal presupposto che il nostro sviluppo produttivo, prima nel piano 4.0, era molto lontano dal livello di conoscenza e di attenzione verso la rivoluzione digitale. Per questo, accanto al sistema di incentivazione che il governo ha messo in campo e che ha favorito gli investimenti, l’idea è stata quella di creare un’infrastruttura permanente composta da Competence Center e Digital Innovation Hub“.

Il ruolo dei Digital Innovation Hub di Confindustria

“Per quel che riguarda l’impegno diretto di Confindustria – prosegue Bianchi – abbiamo lavorato per la creazione di una rete di Digital Innovation Hub, che sono il punto di accesso per le piccole e medie imprese verso il mondo del digitale. L’abbiamo definito il punto d’accesso perché, a nostro parere, quello che serviva al paese era un una guida per le Pmi verso il mondo dell’offerta delle competenze del digitale, che un mondo molto complesso”.

I Digital Innovation Hub, quindi, si pongono fondamentalmente tre obiettivi: il primo è quello di informare e formare le piccole imprese, e sensibilizzarle verso le tecnologie digitali, il secondo che quello di fare gli assestment e quindi fare vedere alle piccole imprese quale è la loro maturità digitale, il terzo è quello dell’orientamento dell’offerta.

“Si tratta di un sistema molto complesso, fatto di grandi soggetti privati che sono in condizioni di offrire competenze tecnologia alle imprese – prosegue Bianchi -, ma anche dei punti di accumulazione di conoscenza che sono i Competence Center. La rete dei Digital Innovation Hub, nonostante fosse partita prima, resta meno strutturata perché non ha finanziamento pubblico, ma è comunque una rete fatta dal sistema delle associazioni e, di conseguenza, si compone di 20 Digital Innovation Hub regionali. Strutture che, oggi che si stanno costituendo i Competence Center si candidano a esserne l’antenna sul territorio”.

Appello al ministro: “Mantenere gli incentivi e dare visibilità pluriennale”

L’attenzione degli industriali, comunque, resta puntata anche su Roma, sul rapporto con il nuovo Ministro allo Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli. Le premesse positive sembrano esserci perché, nelle ultime ore, il titolare del dicastero ha rilanciato i temi delle competenze e ha annunciato che, nella prossima legge di bilancio gli incentivi ci saranno insieme alla riconferma del Piano impresa 4.0. “Siamo nella fase di interlocuzione e di dialogo con il nuovo governo – prosegue Bianchi – anche se mi sembra già assolutamente positiva l’attenzione verso i temi dell’Innovazione tecnologica, della formazione di competenze e più in generale, della digitalizzazione del paese e delle imprese”.

“Ci aspettiamo, quindi, un comportamento coerente alle dichiarazioni – prosegue Bianchi – che vuol dire sostanzialmente mantenere un sistema di incentivazione forte, rispetto all’acquisto di tecnologie da parte delle piccole medie imprese. L’iperammortamento ha, comunque, sostenuto una nuova stagione di investimenti, molto forte nel 2017/2018 e più debole nel 2019, quando il mutato contesto internazionale e l’incertezza della politica hanno rallentato gli investimenti. Credo che un rilancio su questi termini, che dia anche un minimo di visibilità pluriennale al programma, uscendo dalla logica delle proroghe, anno dopo anno, possa rimettere in moto il motore che in qualche modo si è ingolfato nell’ultimo anno”.

Digitalizzazione e sostenibilità ambientale, la sfida del Green New Deal

L’altro tema forte al centro del dialogo tra Governo e imprese è quello della sostenibilità ambientale, che si deve integrare con gli obiettivi della digitalizzazione. “Si parla di Green New Deal – prosegue – e questo, per noi, vuol dire una nuova stagione di investimenti in tecnologie e innovazione. Credo che il tema della sostenibilità, declinato in termini di riduzione delle emissioni, riduzione degli inquinanti e sviluppo dell’economia circolare, sia l’altro asse su cui puntare”.

Adesso, però, le imprese devono capire quelli saranno le strade seguite dal Governo nel Green New Deal. Il ministro ha parlato di “premialità” maggiore negli incentivi esistenti per quegli investimenti che dimostrano di avere un effetto positivo sul tema della sostenibilità, ma anche di nuovi incentivi specificamente dedicati.

“Credo che dobbiamo far tesoro dell’esperienza che abbiamo avuto con Impresa 4.0 – spiega Bianchi – la cui forza sono stati sostanzialmente gli incentivi che erano, allo stesso modo, selettivi ma di facile accesso. Immagino, quindi, che si possa lavorare in termini di premialità là dove già esistevano tecnologie green e in termini di estensione laddove il piano 4.0, nato sul digitale, non le comprendeva. Credo che questo sia un primo punto su cui incentrare una discussione aperta – conclude Bianchi – in un’ottica di integrazione tra i due obiettivi, quello del digitale e la sostenibilità“.

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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