Dalla riunione del Consiglio Affari Energia dell’UE è arrivato il via libera alla proposta della Commissione “Safe Gas for a safe winter”, che punta a ridurre del 15% il consumo di gas negli Stati membri già dal 1° agosto 2022 e fino al 31 marzo 2023.
Con 26 voti a favore e un solo contrario, i ministri dell’energia dei Paesi membri hanno accolto la proposta della Commissione di ridurre il consumo di gas del 15%, in vista dell’inverno, per prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia, scenario che la Commissione ritiene ormai probabile.
Tuttavia, il testo approvato presenta alcune modifiche rispetto all’originale, che era stato accolto da critiche e opposizione da parte di 12 Stati membri, tra cui Italia, Francia, Olanda, Irlanda, Malta, Grecia, Polonia e Portogallo.
Tra gli elementi che non piacevano agli Stati membri, vi era la possibilità che la Commissione potesse trasformare il target di riduzione da volontario a obbligatorio, senza consultare gli Stati membri o dargli possibilità di veto, nel caso di una preoccupante riduzione nelle forniture di gas o un’improvvisa impennata della domanda.
Il malcontento, inoltre, veniva anche dall’applicazione dello stesso target a tutti i Paesi UE, che secondo alcuni Stati Membri non prendeva in considerazione le differenze a livello nazionale.
Questa era la posizione, in particolare, di Spagna e Portogallo, per cui la Russia non rappresenta uno dei maggiori fornitori di gas; Ungheria, che ha recentemente introdotto un divieto di esportazione del gas; Malta e Irlanda, che non sono connesse alla rete elettrica dell’Unione.
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L’accordo sul meccanismo di allarme per ridurre il consumo di gas nell’Unione
Posizioni che hanno spinto la presidenza ceca a lavorare, insieme alla Commissione, a un nuovo testo da sottoporre nel corso della riunione del Consiglio. Testo che ha invece raccolto un ampio consenso tra i ministri UE.
In primo luogo, si ridimensiona il potere della Commissione di introdurre lo stato di emergenza (e quindi i tagli obbligatori) a favore di un maggiore bilanciamento con il Consiglio.
Infatti, la nuova proposta prevede che l’allerta dovrà essere attivata da una decisione di esecuzione del Consiglio, su proposta della Commissione. La Commissione presenterà una proposta per attivare un “allarme dell’Unione” in caso di rischio sostanziale di grave carenza di gas o di una domanda di gas eccezionalmente elevata, o se cinque o più Stati membri che hanno dichiarato un allarme a livello nazionale lo richiedono alla Commissione.
Nella scelta dei tagli da effettuare, il Consiglio ha concordato che dovrà essere data priorità a misure che non colpiscono i consumatori protetti, come famiglie e servizi essenziali per il funzionamento della società (infrastrutture critiche, sanità e difesa).
Le misure possibili includono la riduzione del gas consumato nel settore dell’elettricità, misure per incoraggiare il cambio di combustibile nell’industria, campagne nazionali di sensibilizzazione, obblighi mirati di riduzione del riscaldamento e del raffreddamento e misure basate sul mercato, come la vendita all’asta tra aziende.
Le deroghe previste per alcuni Stati
Il testo, inoltre, introduce alcune esenzioni e la possibilità di richiedere una deroga all’obiettivo di riduzione obbligatorio, al fine di riflettere le situazioni particolari degli Stati membri e garantire che le riduzioni di gas siano efficaci per aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento nell’UE.
Il Consiglio ha infatti convenuto che gli Stati membri che non sono interconnessi alle reti del gas di altri Stati membri sono esentati dalle riduzioni obbligatorie di gas, in quanto non sarebbero in grado di liberare volumi significativi di gas in gasdotto a beneficio di altri Stati membri.
Sono esentati anche gli Stati membri le cui reti elettriche non sono sincronizzate con il sistema elettrico europeo e dipendono fortemente dal gas per la produzione di elettricità, al fine di evitare il rischio di una crisi di approvvigionamento elettrico, come nel caso di Malta e Irlanda.
Altre eccezioni e deroghe possono essere richieste nel caso in cui:
- hanno interconnessioni limitate con altri Paesi UE e possono dimostrare che le loro capacità di esportazione di interconnessione o le loro infrastrutture nazionali per il GNL sono utilizzate per reindirizzare al meglio il gas verso altri Stati membri
- hanno superato i loro obiettivi di riempimento dello stoccaggio di gas
- dipendono fortemente dal gas come materia prima per le industrie critiche
- il loro consumo di gas è aumentato di almeno l’8% nell’ultimo anno rispetto alla media degli ultimi cinque anni
La Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha accolto con soddisfazione l’accordo raggiunto e arrivato “a tempi record” e che fornisce “un segnale forte che l’UE farà tutto il necessario per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e proteggere i suoi consumatori, siano essi famiglie o industrie”.
Un segnale che, aggiunge, era necessario alla luce della strategia di militarizzazione del gas che la Russia sta portando avanti. Soltanto questa mattina, infatti, Gazprom ha annunciato ulteriori tagli alle forniture del gasdotto Stream 1 (che serve il Nord Europa), tagli che la Commissione considera “ingiustificati dal punto di vista tecnico” (l’azienda sostiene invece che si tratta di una riduzione dovuta a interventi di manutenzione).