Un aumento delle assunzioni programmate del 7%, il più alto da inizio pandemia, a cui si accompagna però il livello di talent shortage (mancanza di talenti) più alto degli ultimi 15 anni: è questa la fotografia delle prospettive occupazionali per il prossimo trimestre fornita dall’ultimo sondaggio del ManpowerGroup.
Secondo il sondaggio, che ha interessato oltre 45.000 datori di lavoro in 43 Paesi, nel terzo trimestre del 2021 si registrerà un vero e proprio “boom di assunzioni”: le previsioni parlano infatti di una situazione occupazionale in miglioramento in 42 Paesi sui 43 monitorati. In 31 di questi, inoltre, si prevede il miglioramento più significativo dall’inizio della pandemia.
Le prospettive di assunzione più forti si registrano negli Stati Uniti (+25%), Taiwan (+24%) e Australia (+17%), mentre le più deboli sono in Argentina (+1%), Panama (+1%) e Sud Africa (+1%).
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Prospettive occupazionali in miglioramento anche in Italia
Secondo l’indagine, in Italia il 15% dei datori di lavoro prevede un aumento delle assunzioni, il 6% prevede una diminuzione e il 75% non prevede alcun cambiamento, per un saldo netto (differenza tra entrate e uscite) del +9%.
Le prospettive di occupazione, al netto degli aggiustamenti stagionali, sono pari a +7%. Le previsioni di assunzione migliorano di 8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 11 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.
Il miglioramento interesserà tutto il territorio nazionale, ma la crescita dell’occupazione dovrebbe essere più pronunciata nel Nordest del Paese dove i datori di lavoro annunciano importanti piani di assunzione, con una previsione di occupazione netta pari al +10%.
Un dato che si conferma anche nel Centro Italia e nel Nord Ovest (+9%). Minori le prospettive di assunzione per il Sud e per le isole, che si attestano al +4%.
A livello settoriale, si prevede che l’aumento riguarderà sei sui sette settori industriali analizzati. Le previsioni maggiori di assunzione si rilevano nel settore commercio all’ingrosso e al dettaglio, con una previsione di occupazione netta del +14%.
Le prospettive si attestano al +12% nel settore costruzioni, mentre nei settori altri servizi e manifatturiero si registrano intenzioni di assunzione rispettivamente del +9% e del +7%. Infine, le prospettive di assunzione più deboli vengono registrate nel settore ristoranti & hotel, tra quelli maggiormente colpiti dalla pandemia, dove i datori prevedono una diminuzione delle assunzioni del -5%.
Le previsioni cambiano anche in relazione alla dimensione dell’organizzazione: i datori di lavoro delle grandi imprese prevedono un positivo aumento delle aspettative di assunzione nel prossimo trimestre, con una prospettiva di occupazione netta del +22%. Anche i datori di lavoro di medie e piccole imprese si aspettano un aumento favorevole delle assunzioni con previsioni del +6% e +7%. Tuttavia, i datori di lavoro delle microimprese si aspettano di ridurre il livello di occupazione del -2%.
Il talent shortage tocca livelli massimi da 15 anni
Un miglioramento che, tuttavia, si accompagna a un dato tutt’altro che favorevole: quello relativo al talent shortage, ovvero alla mancanza di figure in possesso delle competenze necessarie alle imprese, che in Italia raggiunge l’85%. Il valore più alto degli ultimi 15 anni.
Il fenomeno non riguarda soltanto il nostro Paese, ma ha una rilevanza mondiale: secondo il sondaggio del ManpowerGroup, quasi sette datori di lavoro su dieci (69%) a livello globale segnalano difficoltà nell’assumere nuovo personale, il dato più alto mai raggiunto dal 2006.
A livello europeo, le difficoltà maggiori sono riscontrate in Italia, Francia (dove il talent shortage raggiunge l’88%), Romania (86%), Svizzera (83%), Belgio (83%) e Turchia (83%). Contrariamente, i tassi più bassi di talent shortage si registrano in Cina (28%), Stati Uniti (32%), India (43%) e Sud Africa (46%). A livello globale, la carenza di talenti è maggiore nelle aziende più grandi.
L’analisi settoriale mostra che il fenomeno è particolarmente diffuso nella logistica (29%), nella produzione (22%), nell’IT/Dati (14%) e nel settore delle vendite e del marketing (13%). Le percentuali scendono, ma rimangono comunque importanti, per il settore dell’amministrazione/supporto d’ufficio (10%), del servizio clienti (9%) e delle risorse umane (7%).
Rispetto alla precedente rilevazione si registra un aumento dell’iportanza delle soft skill, ovvero di quelle competenze interpersonali e trasversali che possono applicarsi a più mansioni e/o più occupazioni. Tra le più desiderate troviamo responsabilità, affidabilità e disciplina (33%); resilienza, tolleranza allo stress e adattabilità (30%); spirito d’iniziativa (26%); ragionamento e risoluzione dei problemi (25%); leadership e influenza sociale (25%) e pensiero critico e analisi (24%).
A queste si aggiungono collaborazione e lavoro di squadra (22%), creatività e originalità (20%) e apprendimento attivo e curiosità (17%).
L’andamento di questo fenomeno, che è più che raddoppiato negli ultimi tre anni, mostra quanto sia importante investire nella formazione e nella riqualificazione del capitale umano, soprattutto alla luce dei cambiamenti sempre più rapidi che stanno trasformando il mercato del lavoro, anche sotto la spinta della pandemia.
“È proprio in questo scenario che si deve ripartire da innovazione tecnologica e qualificazione del capitale umano, due dimensioni fondamentali per colmare quel gap di posti di lavoro inoccupati per mancanza di competenze – commenta Stefano Scabbio, presidente Sud Europa di ManpowerGroup – In tale contesto assistiamo però anche ad un cambio di rotta nelle intenzioni di assunzione dei datori di lavoro, che emergono dalla Ricerca MEOS di ManpowerGroup: a distanza di un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, con l’avanzare della campagna vaccinale e il calo dei contagi, emerge una ripresa del mercato”.