Mismatch di competenze: al via la prima piattaforma dedicata all’incontro tra competenze e occupazione

Al via la Piattaforma Competenze e Lavoro, uno strumento per ridurre il mismatch tra occupazione e competenze realizzato da AlmaLaurea, INAPP, Unioncamere e Ocse, in collaborazione con J.P. Morgan. La piattaforma è pensata come uno strumento “smart” che consente all’utente di ottenere informazioni su fabbisogni professionali, competenze e percorsi formativi, interrogando le banche dati di Unioncamere, INAPP e AlmaLaurea.

Pubblicato il 22 Nov 2021

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Presentare informazioni sui fabbisogni professionali delle imprese italiane, sulle competenze necessarie per eseguire bene i compiti di una professione e i percorsi formativi universitari disponibili sul territorio nazionale: sono questi gli obiettivi della Piattaforma Competenze e Lavoro realizzata da AlmaLaurea, INAPP, Unioncamere e Ocse, in collaborazione con J.P. Morgan.

Un progetto che nasce per aiutare a ridurre lo squilibrio tra domanda e offerta di competenze nel mercato del lavoro, il cosiddetto mismatch di competenze.

Le sezioni e le banche dati della piattaforma

La piattaforma è pensata come uno strumento “smart” che consente all’utente di ottenere informazioni su fabbisogni professionali, competenze e percorsi formativi, interrogando le banche dati di Unioncamere, INAPP e AlmaLaurea.

I punti di ingresso alla piattaforma sono tre:

  • professioni, dove l’utente trova informazioni sui fabbisogni professionali delle imprese italiane, la loro domanda disaggregata per livello di istruzione, e età, fornite dal sistema informativo Excelsior
  • competenze, una sezione dove l’utente trova informazioni sulle conoscenze, skills e attitudini legate alle diverse figure professionali del mercato del lavoro italiano, tramite l’Indagine Campionaria sulle Professioni INAPP
  • percorsi formativi, la sezione dedicata alle informazioni sui corsi di laurea forniti dagli atenei italiani coinvolti nelle indagini AlmaLaurea, con dettaglio sul profilo dei laureati (per esempio, la soddisfazione per il corso seguito o la valutazione delle infrastrutture) e la loro condizione occupazionale (per esempio, il tasso di occupazione o la retribuzione ad un anno dalla laurea)

I punti di ingresso alla piattaforma sono collegati l’uno all’altro, dando così la possibilità all’utente di muoversi facilmente fra le diverse aree tematiche e ottenere informazioni dettagliate sui fabbisogni professionali, sulle competenze legate alle diverse figure professionali e sui percorsi formativi universitari.

Le caratteristiche della piattaforma e i possibili utilizzi

La piattaforma si rivolge a un pubblico molto ampio: dai lavoratori non occupati o che hanno bisogno di percorsi di upskilling e reskilling (e devono dunque individuare il gap nelle proprie competenze), agli studenti – per guidarli nella scelta del giusto percorso accademico – ai soggetti e alle istituzioni coinvolte in attività di orientamento e supporto per giovani studenti e lavoratori.

È pensata per essere uno strumento intuitivo e che consente una facile navigazione tra le varie sezioni, ma in un Paese che estremamente indietro nelle competenze digitali – come ha evidenziato anche il rapporto Desi 2021 – è facile pensare che soprattutto il target più adulto dell’utenza potrebbe avere bisogno di un supporto.

“Ovviamente le competenze digitali dell’utente possono influenzare l’esperienza di navigazione. Possiamo pensare che uno studente di 18-19 anni abbia competenze digitali sufficienti per utilizzare la piattaforma autonomamente, mentre un disoccupato con un basso livello di competenze abbia bisogno di supporto”, spiega Stefano Piano, Economista, Direttorato per l’Occupazione, l’Impiego e gli Affari Sociali.

“Un ambito in cui potrebbe portare a risultati importanti, è proprio quello dell’orientamento scolastico. Come evidenziano i dati di AlmaLaurea, infatti, i genitori (e la famiglia in generale) rappresentano, insieme al network personale, la fonte principale di informazioni per quei studenti che si accingono a scegliere il prossimo passo della loro carriera accademica”, aggiunge.

Un fattore che può essere problematico poiché, soprattutto in alcuni contesti familiari, potrebbe contribuire a rafforzare stereotipi che escludono parte della popolazione all’accesso ad alcune professioni, come nel caso della partecipazione femminile ai corsi di laurea – e successivamente alle professioni – legate alle materie STEM.

Un ambito, anche questo, dove l’Italia si trova indietro rispetto agli altri Paesi europei. A questo proposito, il rapporto Desi ha evidenziato una forte disparità di genere, con le donne che rappresentano solo il 19% degli specialisti TIC e circa un terzo dei laureati in materie di ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico.

“Questo non vuol dire che bisogna escludere la famiglia dal percorso decisionale. Esistono programmi dove lo specialista parla sia con gli studenti che con le famiglie, quindi anche le famiglie vengono coinvolte nel percorso di orientamento, un percorso che poi ha effetti positivi anche su stereotipi in altre aree”, spiega Piano.

Mismatch di competenze, perché c’è bisogno di strumenti a contrasto del problema

Il mismatch di competenze è un problema di cui si sta discutendo sempre di più negli ultimi mesi. Recenti rivelazioni hanno sottolineato che nel 2021 il divario tra domanda e offerta di competenze ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi 15 anni.

Una situazione già complicata in cui si è andata a inserire la pandemia, che ha dato una spinta accelerativa alla digitalizzazione di molte attività – che si è resa necessaria per garantire la continuità operativa, nonostante le restrizioni imposte – e che è andata a colpire proprio quelle fasce di popolazione che già si trovavano in una situazione di debolezza all’interno del mercato del lavoro, tra cui i giovani.

Giovani che si trovano, sempre più spesso, in una situazione di stallo, con circa 3,1 milioni di Neet – ossia di coloro che non studiano, lavorano, non cercano occupazione né sono impegnati in percorsi di training – un numero che in assenza di interventi è destinato a crescere nei prossimi anni, fino a rappresentare nel 2050, la condizione di più del 10% della forza lavoro italiana.

E, adesso, il mismatch di competenze rischia di frenare anche la ripresa della nostra economia dopo la crisi provocata dalla pandemia. I dati mostrano, infatti, che in Italia la percentuale di lavoratori con competenze non adeguate alla loro professione supera il 39%, una media più alta di quella europea del 34%.

Già da diversi mesi le aziende lamentano che la situazione è in fase di peggioramento: nel settore metalmeccanico, ad esempio, il 56% delle aziende dichiara problemi a riempire le posizioni vacanti.

Risolvere questo problema porterebbe, tra i tanti benefici, aumentare la produttività italiana del 10%, come suggerisce uno studio realizzato proprio dall’Ocse.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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