Lavoro e formazione: le lauree professionalizzanti e il corso in Ingegneria Meccatronica di Bologna

Giuseppe Travaglini, Professore Ordinario di Politica Economica e Consigliere del CUN, ed Enrico Sangiorgi, prorettore dell’Università degli Studi di Bologna, fanno il punto sulla sperimentazione in atto e sulla laurea professionalizzante in Meccatronica nata a Bologna

Pubblicato il 22 Ott 2019

meccatronica


Percorsi formativi pensati per porre rimedio allo skills mismatch tra mondo dell’educazione e mondo del lavoro, soprattutto quando c’è di mezzo un’innovazione tecnologica che corre sempre più veloce: questo sono le lauree professionalizzanti, una sperimentazione che ha l’obiettivo di porsi a metà strada tra l’università e la formazione sul campo, concepita diversi anni fa, ma “sul campo” solo dal 2018 e per un ristrettissimo numero di studenti.

Un percorso, quello delle lauree professionalizzanti, non privo di ostacoli che passano da qualche avversione proveniente sia dal mondo dell’istruzione superiore (per diverso tempo si è dibattuto sulla necessità di un coordinamento tra lauree professionalizzanti e ITS in ambito meccatronico) sia da quello dell’Università, preoccupata che un laurea professionalizzante possa valere tanto quanto una triennale normale.

Un dibattito ancora attuale, che è stato uno dei temi al centro della tavola rotonda “Quale formazione per raccogliere la sfida del Digitale?” organizzata da I-Rim, l’Istituto di Robotica e Macchine Intelligenti, alla Maker Faire di Roma.

Il nodo delle nuove classi di laurea

A trattare il tema nel corso della tavola rotonda sono stati Giuseppe Travaglini, Professore Ordinario di Politica Economica e Consigliere del CUN, e il prorettore dell’Università di Bologna, Enrico Sangiorgi, che ha raccontato alla platea l’esperienza del proprio ateneo con la prima laurea professionalizzante in Meccatronica.

“La laurea professionalizzante – spiega Travaglini – nasce in deroga all’ordinamento per dare più flessibilità alle Università per formare profili tecnici laureati nelle professioni ingegneristiche, paramediche e veterinarie. Il CUN ha prodotto le nuove classi di laurea, ma la procedura si è arenata al Ministero e l’iter non si è concluso”. Sangiorgi usa un’espressione più forte: “Ci siamo fermati a un centimetro dalla fine”.

“Se non si conclude l’introduzione delle classi di laurea i primi laureati si troveranno in una sorta di limbo – aggiunge Travaglini – perché, soprattutto negli ambiti ingegneristici, esistono classi magistrali simili a quelle delle lauree professionalizzanti”.

La laurea professionalizzante in Ingegneria meccatronica: l’esperienza di Bologna

All’Università di Bologna, in una Regione dove la richiesta di figure specializzate tra Motor Valley e Packaging Valley è fortissima, è stata attivata la laurea professionalizzante in Ingegneria Meccatronica per preparare figure professionali concretamente competenti in ambito ingegneristico.

Il corso è frutto di un’azione sinergica che, insieme all’Università di Bologna, vede protagonisti il Collegio dei Periti Industriali, le principali aziende del territorio associate a Confindustria Emilia-Romagna aderenti all’iniziativa, che costituiscono un polo di eccellenza a livello internazionale per il reparto industriale ad alto contenuto meccatronico, gli Istituti Tecnici Superiori della provincia di Bologna e un pool di aziende (Aepi, Aretè & Cocchi Technology, Bonfiglioli Riduttori, Calzoni, Carpigiani, Cefla, Curti, Datalogic, Elettronica Imolese, Elsa Solution, Galletti Spa, Ima, Marchesini, Marposs Metalcastello, Oleobi, PMI, Sacmi, Unitec).

Il corso è triennale ed è pensato per un immediato ingresso nel mondo del lavoro. “Purtroppo sono disponibili solo 50 posti, una limitazione imposta dalla legge che ha istituito la sperimentazione”, spiega Sangiorgi, che si dice estremamente soddisfatto del buon inizio. “Quest’anno i ragazzi cominceranno il secondo anno e abbiamo ricevuto il doppio delle richieste di iscrizione”.

Ma che cosa succede se lo studente vuole proseguire gli studi e conseguire la laurea magistrale? “Al termine non viene preclusa nessuna strada allo studente”, spiega Sangiorgi. “Può andare a lavorare, così come proseguire il percorso universitario facendo la specialistica. Tuttavia, per non equiparare totalmente una laurea professionalizzante alla classica triennale, qualora lo studente scegliesse di proseguire lo studio, per accedere alla laurea magistrale in Ingegneria Meccatronica dovrà intraprendere percorsi di approfondimento in alcune materie. Questo perché il percorso formativo è diverso e l’insegnamento fatto nelle professionalizzanti non offre tutti i fondamenti teorici necessari per passare poi al biennio della magistrale”.

A differenza della “normale” laurea triennale infatti, la laurea professionalizzante è pensata per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro, attraverso contatti ed esperienze nelle aziende del settore che collaborano al progetto. Lo studente nei tre anni in università impara a svolgere le mansioni che in azienda gli saranno richieste, evitando di ritrovarsi nella situazione di essere laureato ma non saper lavorare. L’approccio didattico è infatti orientato al “learning by doing” e al “learning by thinking” con un’intensa attività laboratoriale in stretta sinergia con l’attività in aula.

Rispetto agli ITS invece la formazione e le opportunità offerte sono diverse. “Il percorso delle professionalizzanti è di tipo universitario – spiega Sangiorgi – la differenza con gli ITS sta nei programmi. La nostra è una laurea che offre una solida preparazione di base. Inoltre la laurea che si consegue consente l’iscrizione a quegli albi che richiedono un titolo di studio superiore a quello che si può conseguire con gli istituti tecnici o gli ITS”.

La riflessione

Un’iniziativa dunque che si pone nel più ampio panorama del rapporto tra istruzione e lavoro, una relazione minata da una parte dalla mancanza delle competenze e dall’altra dalla difficoltà dei ragazzi di accedere alle aziende. Ciò che si auspica è un sempre maggiore dialogo tra le due realtà, complementari e non opposte. Sangiorgi nel corso della tavola rotonda sulle competenze alla Maker Faire ha riportato proprio l’esperienza di chi ha fatto anche percorsi particolari, magari lavoratori che supportati dalla propria azienda sono tornati in università per fare il dottorato.

Un esempio di come le realtà accademica e professionale non debbano essere considerate distanti, ma anzi collaborare in sinergia per permettere un più facile incontro tra domanda e offerta, a beneficio dello sviluppo economico dell’Italia.

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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