Cyber 4.0, ecco i progetti del Competence Center di Roma Uno

Pubblicato il 16 Lug 2018

Cyber Security


Un investimento attorno ai 15 milioni di euro, 9 dei quali dedicati alle attività di formazione ed orientamento; 37 soggetti privati coinvolti, assieme a tutte le università del Lazio, capofila del progetto La Sapienza, e a quella dell’Aquila, ma anche al CNR e all’Inail; 150 tra professori, ricercatori e dirigenti coinvolti. Sono questi i numeri messi in campo dal Competence Center Cyber 4.0 dedicato alla Cyber Security che vedrà la nascita, all’interno dell’ateneo di Roma La Sapienza, del più importante punto di riferimento italiano dedicato a queste tematiche.

L’ateneo ha infatti presentato uno degli 8 progetti italiani che sono stati riconosciuti dal Ministero dello Sviluppo Economico per quello che è uno degli obiettivi più qualificanti delle attività strategiche del Piano Industria 4.0. A spiegare le strategie che hanno portato all’elaborazione del progetto è Teodoro Valente, Prorettore per la Ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico dell’Università La Sapienza. 

Puntare sulla cyber security perché siamo paese a rischio

Il primo punto da cui partire per motivare la scelta delle tematiche a cui dedicare gli sforzi del competence center nasce proprio dall’analisi di una delle peculiarita del nostro paese. “Abbiamo fatto questa scelta – spiega Valente – perché, secondo le ultime statistiche di Kaspersky Lab, l’italia è all’ottavo posto tra i paesi più attaccati. Una situazione che genera impatti economici diretti ed indiretti molto alti con costi stimati, secondo il rapporto Eurispes 2017, nell’ordine dei 10 miliardi per ogni anno. Oltre a questo, ovviamente, bisogna anche considerare tutta la tematica che fa riferimento ai dati sensibili, che possono essere indebitamente acquisiti o divulgati.

Spazio, auto e salute: ecco i filoni del Competence Center

Partendo da queste premesse, quindi, il progetto si è concentrato attorno ad alcune caratteristiche specifiche sulle quali più forte è la necessità di intervento. “Siamo partiti da un nucleo centrale, che abbiamo chiamato cyber core – sottolinea Valente – che rappresenta la cyber security a 360 gradi.  Questo trova declinazione in tre filoni specifici. Il primo che abbiamo individuato è lo spazio che riguarda, per esempio, tutta la parte di sicurezza delle comunicazioni satellitari. Il secondo tema è quello dell’automotive, e quindi la nuova generazione veicoli ad alto controllo elettronico, con attenzione sopratTutto al dialogo tra le varie unità all’interno della struttura e tra il veicolo è l’esterno, che muovono flussi di dati sensibili dal punto di vista della sicurezza. Il terzo  filone, infine, riguarda i temi legati alla e-health, alla medicina elettronica, che integra,  ad esempio, sia la telemedicina che il fascicolo telematico personale del paziente”

“Le tre tematiche sono state scelte coniugando, da un lato, la presenza degli attori all’interno della partnership e le loro competenze, e dall’altro ascoltando le regioni che ci hanno supportato, Lazio e Abruzzo, che hanno messo questi temi al centro della strategia regionale di specializzazione intelligente dal punto di vista di ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico”.

Università e aziende, fondazioni e Digital Innovation hub

Per creare una struttura adeguata alle aspettative, l’obiettivo è quello di diventare “punto di riferimento italiano per la cyber security, in concorrenza con le più importanti realtà europee” l’università della Sapienza ha raccolto una grande varietà di soggetti. “Abbiamo deciso di coinvolgere tutte le università del Lazio – continua – inclusa la Luiss, la libera università di studi sociali e L’ Università dell’Aquila. Ma oltre alle università abbiamo avuto l’adesione anche di CNR e di INAIL per la parte che fa riferimento all’healtH, tema sul quale abbiamo anche il coinvolgimento in termini di supporto, dell’istituto superiore di sanità“. 

Alla parte pubblica, ovviamente, si aggiunge una consistente adesione di aziende private che opereranno in partenariato. “Abbiamo una proposta che vede 37 soggetti privati – aggiunge Valente – e che coinvolge grandi, medie, piccole aziende, e fondazioni. Tra gli esempi di società che hanno aderito al progetto possiamo citare Leonardo, Poste Italiane, Telecom Italia Mobile, Telespazio, Thales, Sogei. Tra le fondazioni, invece, abbiamo soggetti come la fondazione Formit, la Amaldi, che è partecipata dall’Asi, agenzia spaziale italiana,  ma anche la Servizi Formazione Confindustria”. Il tutto darà vita ad una partnership pubblico-privato, giuridicamente costitutiva, che avrà carattere di stabilità nel tempo, non esaurendosi, certamente, con il primo triennio di attività che costituisce l’orizzonte temporale dell’iniziativa cofinanziata dal Ministero dello Sviluppo Economico.

“Questo coinvolgimento, fortemente consigliato dal bando – spiega – prevede anche la partecipazione, non in termini di partenariato ma di attuazione delle misure previste  sull’orientamento dei digital Innovation hub. Abbiamo preaccordi di collaborazione con EDI ecosistema digitale innovazione, di Confcommercio, con Rete Pico 4.0, di Legacoop e Cicero hub, di Unindustria”.

Tre grandi aree per i progetti di formazione

Il piano di formazione ed orientamento che è stato previsto per il Competence Center parte da una mappatura delle esigenze del tessuto industriale esistente, in collaborazione con i digital Innovation hub. Da qui partirà un’attività di adeguamento tecnologico e di sensibilizzazione sul tema della cyber a cui seguirà la parte della formazione, declinata in tre grandi aree. 

“Un’area destinata ai decision maker e quindi ai manager – spiega Valente – una per coloro che operano tecnicamente nel cyber e, infine una terza area destinata a coloro che sono a un livello intermedio. Persone che devono acquisire elementi di conoscenza non troppo tecnici, sopratutto, di carattere gestionale, che possono essere associati al tema della cyber security”. La parte di formazione ed orientamento è poi previsto che sia in stretta sinergia con i progetti di ricerca e sviluppo, che sono stati individuati. In totale 15 di cui 6 nell’area “core” è 9 sui tre filoni di specializzazione.  

Investimenti, tempi e persone coinvolte, ecco i numeri del Competence Center

Secondo la misura prevista dal MISE l’investimento economico, nel primo triennio sara cofinanziatO al 50% dal Ministero per lo sviluppo economico, per proseguire, poi, autonomamente. “I costi esposti sono nel complesso di 15 milioni di euro – puntualizza Il Pro Rettore – e sempre in termini economici abbiamo ipotizzato 9 milioni di euro per le attività di orientamento e formazione e 6 milioni per attività progettuali specifiche. Oltre a questo ci sono i finanziamenti da parte dei partner, conferiti in parte in fondi e in parte in tecnologie che servono per garantire una rapida operatività”.

“Nella domanda – prosegue Valente – dovevamo presentare anche i curricula del personale che si intende coinvolgere. In questo momento abbiamo contingentato circa 5 nominativi per ogni partner, qualcuno in più per il nostro ateneo, in quanto capofila e, in questo momento, parliamo di un totale di 150 tra i ricercatori, professori, dirigenti. Si tratta, comunque di una sottostima visto che questa è un’operazione consistente”. 

La sede centrale del Competence Center dedicato alla cyber security sarà localizzata all’interno dell’università della Sapienza. Per quello che riguarda i tempi, infine, l’ateneo ora è in fase di negoziazione con il Ministero ma  l’auspicio è che si possa partire al più presto, forse già nei primi mesi dopo la pausa estiva. “Noi siamo pronti a partire con la prima fase, secondo il piano temporale che abbiamo presentato – conclude Valente – non appena IL ministero ci darà il via libera. Ovviamente partiremo in maniera graduale iniziando con la parte più importante che è quella dell’orientamento e delle prime attività formative”.

Tutti i soggetti che partecipano al Competence Center

Ecco quali sono le aziende partner del Competence Center Cyber 4.0

Acrm Net, Agfa, Aizoon Group, Arpex Environment Trentino,  Bioc Check Up, Bioscence Genomics, BV Tech, Cy4gate, Fondazione Amaldi, Fondazione Formit, Fondazione ICSA, Gruppo Daman, ISAM, IAM, INTECS Solutions, Land, Lazio Connect, Leonardo, Mashfrog, Mediaservice.net, Mediavoice, Netcom Group, NSR, Obiectivo Technology,  Poste Italiane, PRISMA, Radio6ense, Rdslab, SDN, Selta, SFC, Sogei, Technocenter, Tecnorad, Telespazio, Thales.

Questi, invece, gli atenei e gli enti coinvolti nel progetto

Università Sapienza, Università Tor Vergata, Università Roma 3, LUISS, Università Tuscia, Università Cassino, Università L’Aquila, CNR, INAIL, ISS

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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