L’idea gli è venuta leggendo uno dei capitoli della Buona scuola di Renzi. Il piano per la scuola digitale, per essere precisi. “È bellissimo, ci sono indicazioni su innovazione, robotica, coding”, spiega Andrea Ferrara. Professore per scelta, visto che di mestiere questo ingegnere chimico abruzzese di 39 anni lavora in una società informatica, che fa consulenza sui temi dell’industria 4.0. E da quel documento Ferrara trova l’ispirazione per le sue lezioni di tecnologia. “Voglio riportare la mia conoscenza nella scuola”. Così, due anni fa, come secondo lavoro, partono i primi corsi di robotica e coding alle scuole medie dell’istituto comprensivo di Miglianico, neanche cinquemila abitanti in provincia di Chieti.
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Le lezioni
Le classi di Ferrara permettono ai ragazzi di smanettare con programmi e tecnologie. Si assemblano blocchi di codice per realizzare semplici videogiochi. Si realizzano robot con mattoncini Lego, in grado di effettuare in automatico una serie di operazioni già scritte nel software. O ancora, si assemblano computer da zero, per capire come funziona la macchina. Ferrara smonta la “magia” dei nativi digitali e consegna loro gli strumenti per lavorare in modo indipendente.
Il preside dell’istituto, che ha 611 iscritti, ha accolto con entusiasmo la proposta che l’ingegnere gli ha sottoposto qualche anno fa. E insieme hanno cercato le risorse per allestire un’aula di informatica che non fosse soltanto una sfilza di computer. “Ci ho messo del mio”, non nasconde Ferrara per motivare il suo entusiasmo. Il sindaco ha rimediato i Lego per fare i robot. Infine la causa del professore è stata sposata dalla Fater, una delle più grandi aziende in Abruzzo. Il nome parla poco ai più, di sicuro meno dei prodotti che sforna: Pampers, Lines, la candeggina Ace e i detergenti Infasil. Insieme scuola e impresa hanno realizzato una maratona digitale per stimolare i ragazzi alle tecnologia e testarne le competenze.
Il programma
In media ogni anno Ferrara trasmette la sua passione a circa 180 studenti delle medie. “Ora abbiamo avviato la sperimentazione anche alle elementari”. Dopo aver scoperto come si costruire un robot o come funziona un software, i ragazzi sono più stimolati a iscriversi a istituti tecnici o al liceo scientifico, ma non è automatico. “Ho ragazzi che frequentano il classico o l’artistico e ancora mi scrivono per presentarmi i loro progetti”, prosegue l’ingegnere, che nei giorni scorsi ha presentato il suo progetto al Forum Retail di Milano.
L’esperienza di Ferrara è comune ad altre scuole in Italia, ma si distingue per un dettaglio. Nasce in un paese di provincia, lontano dai grandi centri e dai salotti nazionali dell’innovazione e della tecnologia. “Si sta cominciando anche nelle realtà più piccole, dove nascono delle eccellenze”, riconosce il professore. E ribadisce che l’alleanza con le imprese è necessaria: “Le aziende devono rimboccarsi le maniche”.