Con il contributo delle Associazioni del Sistema (tra cui anche Anie, Anima, Anitec-Assinform, Confindustria Energia) e in collaborazione con RSE (Ricerca Sistema Energetico), Confindustria ha elaborato lo studio “Scenari e valutazioni di impatto economico degli obiettivi Fit for 55 per l’Italia”, che intende fornire un contributo alla costruzione del nuovo piano energetico che il nostro Paese dovrà adottare per raggiungere gli obiettivi delle politiche europee su energia e clima per raggiungere la decarbonizzazione al 2030 e la neutralità climatica entro il 2050.
Sia il Green Deal (che prevede la riduzione del 55% delle emissioni al 2030 rispetto al 1990, un’accelerazione rispetto al precedente obiettivo del -40%), sia il Pacchetto “Fit for 55” (con il quale l’UE intende raggiungere la neutralità climatica nel 2050), infatti, sono destinati a produrre un profondo impatto strutturale sul sistema economico-produttivo europeo e italiano, cambiando radicalmente le modalità con le quali si produce e si consuma l’energia.
L’analisi dello scenario alternativo è basata sul confronto con uno scenario di riferimento (base) e uno scenario di Policy (FF55).
Indice degli argomenti
I tre scenari: base, FF55 e Confindustria
Lo scenario “base”
Lo scenario “base” è costruito su ipotesi omogenee con quelle dello scenario di riferimento della UE e rappresenta l’aggiornamento dello scenario Base del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 (Pniec) in funzione degli ultimi dati statistici disponibili e degli ultimi avvenimenti che hanno influenzato il sistema energetico.
Si considerano implementate tutte le politiche energetiche già concordate a livello dell’UE e degli Stati Membri entro il dicembre 2020.
Lo scenario FF55
È uno scenario di ottimizzazione che individua un percorso a minimo costo per l’intero sistema dati target e vincoli predefiniti. È stato costruito, infatti, con l’obiettivo di raggiungere contemporaneamente i nuovi target vincolanti per l’Italia, secondo quando proposto dal pacchetto Fit For 55.
Il punto di partenza è stato lo scenario costruito a supporto del Pniec, che è stato aggiornato in base alle nuove proiezioni dei principali driver macro-economici forniti dalla Commissione europea, tenendo conto anche degli effetti della pandemia Covid19 sui consumi energetici.
Nel definire il nuovo scenario si è tenuto poi conto delle misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) pubblicato a maggio 2021.
Lo scenario Confindustria
È uno scenario dell’intero sistema energetico italiano ed è stato costruito con un percorso metodologico simile allo scenario FF55, come illustrato nella Figura sotto.
I due scenari condividono alcuni input di base: l’aggiornamento dei driver socio-economici rispetto al Pniec, l’introduzione dell’effetto Covid sui consumi energetici del settore residenziale e sulla domanda di spostamento, i consumi minimi di idrogeno previsti nelle Linee Guida Preliminari e le misure energetiche del PNRR pubblicato a maggio 2021.
Rispetto allo scenario FF55, il tavolo tecnico Confindustria ha proposto di aggiornare alcuni driver economici (proiezioni di PIL e VA settoriali, ma anche prezzo del gas e dei permessi di emissione di CO2 per il settore ETS) e inserire vincoli da input tecnici, di policy, piani e strategie industriali derivanti dalle discussioni del Tavolo di lavoro a cui hanno partecipato le principali Associazioni di Confindustria. Questi ultimi indirizzi sono stati, ove necessario, considerati prioritari rispetto ad alcuni sottotarget del pacchetto FF55.
Nello scenario FF55 sono stati inseriti tutti i vincoli e target previsti nel pacchetto Fit for 55, mentre lo scenario Confindustria è stato costruito mantenendo solo un target di riduzione generale delle emissioni, senza vincoli settoriali, pari al valore ottenuto dalla combinazione delle proposte di Direttive dello scenario FF55 (come da tabella sotto).
Lo scenario Confindustria considera altresì indicazioni delle associazioni di Confindustria e una diversa evoluzione di crescita economica rispetto al FF55 includendo gli impatti sull’economia del PNRR e di una azione di decarbonizzazione frammentata a livello globale sulle crescite dei valori aggiunti settoriali. Tutti gli scenari sono stati realizzati con l’obiettivo di neutralità climatica al 2050.
I risultati dello scenario alternativo
Nello scenario Confindustria si confermano le leve per la decarbonizzazione dello scenario FF55, ma con contributi differenti rispetto ad esso.
La prima leva per la decarbonizzazione è quella dell’efficienza energetica: al 2030 si risparmiano circa 3 Mtep in meno rispetto allo scenario FF55, raggiungendo comunque quasi i 12 Mtep di consumi finali in meno della evoluzione tendenziale, o base.
Si passa poi ad analizzare il livello di elettrificazione degli usi finali di energia che, grazie all’incremento della generazione da fonti rinnovabili, aiuta a decarbonizzare i settori di uso finale. L’elettrificazione dei consumi finali, in particolare, passa dal 21,7% del 2019 al 28% nello scenario FF55, riducendosi al 27,2% nello scenario Confindustria a causa dei maggiori consumi finali al denominatore, nonostante gli 1,3 TWh di consumi elettrici aggiuntivi al 2030.
Si mostra il ruolo dei green fuel, che nello scenario Confindustria diventano particolarmente significativi perché viene promosso l’utilizzo delle fonti rinnovabili per usi termici e trasporto. Questo si traduce con una quantità di fonti rinnovabili nei consumi energetici finali ben superiore rispetto ai livelli 2019 (+5,5 Mtep) e comunque più importante rispetto allo scenario FF55 (+1,9 Mtep).
Altra leva molto importante della decarbonizzazione è la penetrazione delle fonti rinnovabili nel settore elettrico. Nello scenario Confindustria la richiesta di energia elettrica sulla rete al 2030 risulta pari a 346 TWh, leggermente superiore al valore dello scenario FF55 (341 TWh). L’energia prodotta da fonti rinnovabili al 2030 raggiunge 227 TWh, oltre il 70% del mix di generazione elettrica. Rispetto allo scenario FF55 si registra una maggiore crescita dell’eolico offshore, dovuta a una revisione al rialzo del potenziale (+4,6 TWh) e del fotovoltaico (+1,1 TWh) mentre si riduce la produzione da bioenergie (-2,1 TWh).
Nello scenario Confindustria, infine, è abilitata la possibilità di ricorrere a tecnologie CCS per la cattura e sequestro della CO2 nei settori industriali e nella generazione elettrica, e viene considerato anche un contributo minore nel settore della raffinazione con l’utilizzo dell’idrogeno blu.
Stima del fabbisogno di investimenti per raggiungere gli obiettivi al 2030
Nello studio di Confindustria, la realizzazione degli investimenti volti a sostenere la domanda e gli incentivi promossi al fine di rilanciare l’offerta di tecnologie ammonterebbe a 1.120,7 miliardi di euro, con un incremento del valore aggiunto pari a 1.976,1 miliardi di euro (+4,7% medio annuo, 1.645,3 miliardi al netto dei beni intermedi importati), un’occupazione più elevata di 11,5 milioni di ULA (+3,1%) e un incremento di valore aggiunto di 689,1 miliardi di euro (+3,7% medio annuo).
Si tratta di un flusso di investimenti senza precedenti, che richiede una visione strategica di Sistema Paese, in grado di garantire che una parte importante di questi possa tradursi in un volano di sviluppo della capacità produttiva manifatturiera italiana.
Sul piano macroeconomico, sono stati inoltre stimati gli effetti complessivi sul bilancio statale nel periodo considerato. L’effetto netto positivo in termini di entrate per lo Stato e in termini di costi evitati è di circa 595 Mld/€. L’effetto netto potenziale determina un costo degli investimenti diretti complessivi pari a circa 527 Mld/€.
La dimensione degli investimenti in gioco è sicuramente un fattore di preoccupazione ma rappresenta anche un volano di crescita industriale per l’Italia: per questa ragione, a breve Confindustria completerà la seconda parte del Rapporto, con la quale verrà presentata la mappatura delle filiere tecnologiche italiane più direttamente coinvolte, con l’obiettivo di integrare le politiche per la transizione energetica con una valutazione dei possibili impatti in termini di politica industriale.
Lo studio completo è consultatabile qui: