Il processo di riapertura delle attività produttive sarà affidato a un “piano ben strutturato e articolato”, che si basi su “un programma nazionale, che tenga però conto delle peculiarità territoriali”. Un piano per la Fase 2 che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte intende esporre entro la fine della settimana e che, soprattutto, non potrà essere applicato prima del prossimo 4 maggio, giorno successivo alla scadenza delle misure restrittive fissate dal DPCM 10 aprile.
Con un lungo post su Facebook il premier spiega come si sta muovendo il Governo nel definire le modalità e i tempi per affrontare la nuova normalità, ovvero la “convivenza con il virus” Covid-19, invocata da cittadini e imprese, alle prese con una crisi economica che mette a rischio persino la sopravvivenza di queste ultime.
“Mi piacerebbe poter dire: riapriamo tutto. Subito. Ripartiamo domattina”, scrive Conte. “Questo Governo ha messo al primo posto la tutela della salute dei cittadini, ma certo non è affatto insensibile all’obiettivo di preservare l’efficienza del sistema produttivo. Ma una decisione del genere sarebbe irresponsabile. Farebbe risalire la curva del contagio in modo incontrollato e vanificherebbe tutti gli sforzi che abbiamo fatto sin qui. Tutti insieme”.
Parole, quelle del premier, che sono piaciute al Segretario Nazionale della Cisl Annamaria Furlan. “Opportuna la presa di posizione del Premier Conte”, scrive su Twitter, invocando un incontro tra Governo e parti sociali. “Occorre un piano nazionale con regole chiare per la ripartenza delle attività produttive in assoluta sicurezza per lavoratori e cittadini”. Anche Carmelo Barbagallo, Segretario Generale della Uil, ha apprezzato il contenuto delle parole di Conte. “Le aziende utilizzino questi giorni per attrezzarsi a riprendere la propria attività in sicurezza”, dice. “Aspettiamo di essere convocati dal Presidente del Consiglio per offrire, come abbiamo già fatto in queste settimane, il contributo delle nostre proposte. Ci atterremo, poi, alle scelte che, certamente, saranno fatte sulla base delle valutazioni degli scienziati e degli esperti”.
Nel corso dell’informativa resa al Senato, il premier Conte ha ulteriormente chiarito le modalità del processo di riapertura che avrà inizio nella Fase 2. “Stiamo mettendo a punto un programma di progressive aperture che sia omogeneo su base nazionale – ha detto – e che ci consenta di riaprire buona parte delle attività produttive e anche commerciali, tenendo però sotto controllo la curva del contagio, per intervenire laddove questa si innalzi oltre una certa soglia, che non pensiamo debba essere formulata in termini astratti, ma che vogliamo commisurata alla specifica recettività delle strutture ospedaliere dell’area di riferimento”.
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Le parole di Conte
Sarà quindi “massima cautela” la parola d’ordine, anche quando l’Italia riaccenderà gradualmente il motore produttivo. “Non possiamo affidarci a decisioni estemporanee pur di assecondare una parte dell’opinione pubblica o di soddisfare le richieste di alcune categorie produttive, di singole aziende o di specifiche Regioni”, continua Conte. “L’allentamento delle misure deve avvenire sulla base di un piano ben strutturato e articolato. Dobbiamo riaprire sulla base di un programma che prenda in considerazione tutti i dettagli e incroci tutti i dati. Un programma serio, scientifico”.
Un programma, soprattutto, che avrà delle regole valide per tutti (a livello nazionale) per quanto riguarda la “riorganizzazione delle modalità di espletamento delle prestazioni lavorative”, il “ripensamento delle modalità di trasporto”, le “nuove regole per le attività commerciali”. Ma ci saranno poi delle “peculiarità territoriali” di cui si terrà conto. Di “regionalizzazione delle riaperture” aveva parlato domenica scorsa il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. “Le caratteristiche e le modalità del trasporto in Basilicata non solo le stesse che in Lombardia”, spiega Conte. “Come pure la recettività delle strutture ospedaliere cambia da Regione a Regione e deve essere costantemente commisurata al numero dei contagiati e dei pazienti di Covid-19”.
Nel pomeriggio di martedì, durante l’informativa al Senato, il premier ha precisato questo aspetto, definendo il programma di riapertura “omogeneo su base nazionale”, sebbene eventuali nuovi contagi non dovranno superare determinate soglie (queste sì) “commisurate alla specifica ricettività delle strutture ospedaliere dell’area di riferimento”.
Il programma sarà poi discusso, spiega Conte, “con tutti i soggetti coinvolti (quindi anche enti territoriali, organizzazioni datoriali, sindacati), al fine di acquisire le loro valutazioni e di condividerlo con tutti i soggetti interessati”.
Per il Presidente del Consiglio infatti non basta che si rispetti nelle aziende il solo Protocollo per la sicurezza dei lavoratori concordato con le parti sociali, che fissa le regole attuali per quelle imprese che hanno potuto continuare l’attività. Se potranno ripartire tutti, serve una valutazione più ampia dei flussi dei lavoratori. “Le percentuali di chi usa i mezzi pubblici, i mezzi privati, in quali orari, con quale densità. Come possiamo garantire all’interno dei mezzi di trasporto la distanza sociale?”, si chiede Conte. “Come possiamo evitare che si creino sovraffollamenti, le famose ‘ore di punta’? Come favorire il ricorso a modalità di trasporto alternative e decongestionanti?”.
Il compito di analizzare i “molteplici aspetti, operativi e scientifici” è affidato alla Task Force guidata da Vittorio Colao che, come ricorda Conte, sta offrendo un “contributo determinante” per definire le regole di una “graduale e sostenibile riapertura”. Regole che nei prossimi giorni saranno approfondite nei dettagli, per arrivare a una decisione che spetta al Governo e che non può “essere demandata agli esperti”, chiarisce Conte, che invita a una maggiore fiducia nei confronti dell’Italia. “E smettiamola di essere severi con il nostro Paese”, scrive. “Tutto il mondo è in difficoltà. Possiamo essere fieri di come stiamo affrontando questa durissima prova”.
Risposta sanitaria e sostegno all’economia
Durante l’intervento in Senato, Conte ha approfondito anche altre questioni legate alla risposta all’emergenza Covid-19 in Italia.
Nel suo discorso, il premier ha elencato i 5 punti della risposta sanitaria:
- Distanziamento sociale, su cui “ci saranno alcune modifiche”
- Rafforzamento delle reti sanitarie del territorio, dai servizi di prevenzione alle case di cura e RSA
- Diffusione sul territorio dei “Covid Hospital” per la gestione ospedaliera dei pazienti
- Uso corretto dei tamponi e dei test sierologici
- Rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti sospetti (il contact tracing e la teleassistenza mediante nuove tecnologie): strumenti fondamentali per evitare che singoli contagiati determinino nuovi focolai. Conte ha chiarito che l’app “Immuni” “sarà offerta su base volontaria” e che “chi non vorrà scaricarla non subirà limitazioni di movimento o altri pregiudizi“
Da ultimo, Conte ha ripercorso gli interventi di sostegno all’economia finora attuati dal Governo, sottolineando che “non sono sufficienti” e che “occorre un sostegno prolungato nel tempo a famiglie e imprese ancora più incisivo, perché la recessione avrà un impatto profondo”.
In particolare, il premier ha spiegato che, “in aggiunta ai 25 miliardi di euro stanziati con il Decreto Cura Italia, il Governo invierà a brevissimo un’ulteriore relazione con una richiesta di scostamento dagli obiettivi di bilancio per il 2020 per una cifra non inferiore ai 50 miliardi di euro, per un intervento complessivo non inferiore ai 75 miliardi di euro”. All’interno del cosiddetto “Decreto Aprile” saranno inserite misure per il rafforzamento del personale sanitario e della Protezione Civile, della Cassa Integrazione e degli indennizzi per i lavoratori autonomi e per le Partite Iva. Si darà inoltre un sostegno a chi non è coperto dalla Cassa Integrazione e alle PMI, oltre allo stanziamento di ulteriori fondi per Regioni, Province, Enti territoriali ecc.