Per poter continuare l’attività produttiva in questo periodo di restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, le imprese italiane dovranno attenersi a un protocollo con le linee guida per salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori. Governo, associazioni industriali e sindacati stanno infatti lavorando alla stesura di un documento che sarà approvato nelle prossime ore. Un passo avanti e una risposta alle polemiche seguite all’entrata in vigore dell’ultimo DPCM, che aveva suscitato le proteste dei lavoratori, timorosi di essere costretti a lavorare in condizioni di non sicurezza.
Nel corso della videoconferenza con Confindustria, CGIL, Cisl, Uil, Confapi e Confartigianato, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è rivolto direttamente a chi in questi giorni sta continuando a garantire che le attività produttive proseguano, parlando di “un atto di responsabilità verso l’Italia intera”.
“Abbiamo il vincolo morale e giuridico di garantire loro condizioni di massima sicurezza”, ha detto Conte. Per venire incontro alle richieste dei sindacati, che già da giovedì avevano denunciato il mancato rispetto in molte fabbriche delle distanze di sicurezza, oltre alla mancanza di mascherine e protezioni sanitarie, il Governo ha chiesto alla Protezione Civile di distribuire gratuitamente ai lavoratori i dispositivi di protezione individuale, appunto guanti e mascherine.
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I sindacati: sospendere le attività per garantire la sicurezza nelle fabbriche
C’è attesa ma anche soddisfazione da parte dei sindacati per il “clima di apertura e responsabilità” riscontrato dal Governo. Un confronto che continuerà per tutta la giornata per arrivare alla versione definitiva del protocollo, che dovrà essere rispettato da tutte le fabbriche.
Le regole serviranno a “chiarire tutto quello che imprese e Stato dovranno fare per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori, anche utilizzando un periodo di sospensione delle attività per il tempo necessario ad adeguarsi alle nuove disposizioni”, ha dichiarato Annamaria Furlan, Segretaria Generale della Cisl.
“Ci sono momenti in cui si devono scegliere le priorità”, ha detto intervenendo alla trasmissione Radio1 in viva voce. “Oggi la priorità è la salute degli italiani e arrestare il contagio: possiamo decidere un rallentamento della produzione, perché quando avremo sconfitto il contagio ci sarà una forte ripresa. Per questo abbiamo chiesto al Governo la copertura dei redditi di ogni lavoratore e un grande sostegno alle imprese attraverso fondi specifici, immissione di liquidità (in accordo col nostro sistema bancario) e misure fiscali per sostenere imprese e famiglie”.
Per il Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini bisogna “distinguere l’essenziale da ciò che è rinviabile”. Durante l’incontro con il Governo Landini ha chiesto infatti di prendersi pochi giorni per garantire la protezione sanitaria necessaria a chi lavora.
“L’inizio della prossima settimana potrebbe essere utilizzato per mettere in sicurezza i siti produttivi, usando anche la cassa integrazione e tenendo conto delle differenze regionali”, ha detto Landini al Presidente Conte. “Ci sono scelte organizzative che possono essere fatte: come la Fca che, dopo l’accordo, sanifica impianti e riduce la produzione”.
Tra le altre proposte fatte dal Segretario della CGIL, la chiusura notturna e nel weekend di centri commerciali e supermercati.
La situazione in Lombardia
Intanto in Lombardia sono diversi i casi di aziende che hanno deciso si fermare o rallentare le produzioni. La Cisl Lombardia rileva che:
- La Brembo ha annunciato la chiusura, per una settimana, di tutti gli stabilimenti bergamaschi, che occupano 3.000 persone, il tempo di effettuare la sanificazione dei luoghi di lavoro e predisporre misure di riorganizzazione del lavoro più confacenti all’emergenza Coronavirus.
- La Tenaris, dal 14 al 22 marzo, lavorerà a marce ridotte in tutti gli stabilimenti lombardi, dove sono occupati oltre 2.000 dipendenti, con la presenza di lavoratori volontari per salvaguardare alcune lavorazioni strategiche nel settore ospedaliero, medicale ed energetico.
- Nel bresciano, Alfa Acciai, dove lavorano 700 persone, è già ferma, a scopo precauzionale, da alcune giornate e proseguirà per settimana prossima mentre Flos ha accolto con favore la lettera dei rappresentanti sindacali di fabbrica, a nome dei 150 colleghi, con cui chiedevano la sospensione delle attività impegnandosi a recuperare questa fermata a emergenza conclusa.
- Alla STMicroelectronics di Agrate e Castelletto, dove lavorano circa 6.000 persone, i delegati di fabbrica, di Fim e Fiom, hanno contrattato con l’azienda un raffreddamento delle produzioni con copertura economica delle ore perse a carico dell’impresa.
- Nel cremonese, Marcegaglia, che conta 470 dipendenti, ha ridotto turni e carichi di lavoro e così anche Ilta Inox, dove lavorano 310 persone.
- Ragionamento analogo anche negli stabilimenti nel varesino e nel comasco di BTicino, che impiega più di 2.000 lavoratori. Alla Carcano, azienda di 400 dipendenti nel lecchese, il sindacato ha concordato il fermo delle produzioni e la sanificazione degli ambienti.
- In provincia di Milano, in IMQ, che conta circa 300 dipendenti, sono stati raggiunti accordi per la gestione dello smartworking e dell’articolazione dei turni così come alla D’Andrea, dove sono occupati 120 dipendenti.
- Alla SecondoMona, dove lavorano 300 dipendenti, su richiesta degli delegati di fabbrica sono stati concessi 5 giorni di chiusura collettiva.
- L’Iseo Serrature, che occupa 450 lavoratori tra Pisogne (Bs) e Rovellasca (Co), pur garantendo il rispetto dei decreti, su sollecito dei delegati di fabbrica ha stabilito una quasi totale chiusura, per due settimane, ad eccezione delle attività strettamente necessarie.