Export, il Rapporto Sace 2023: “Le imprese che investono in sostenibilità e in digitalizzazione esportano di più”

L’export italiano è in crescita (+6,8%) e parte del merito è delle imprese che investono in tecnologie digitali. Dal Rapporto Sace 2023 emerge che chi non solo investe nelle tecnologie 4.0, ma innova anche il proprio modello di business ha una probabilità di esportare superiore di circa tre volte rispetto a chi non lo fa.

Pubblicato il 23 Giu 2023

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“Le imprese che investono in sostenibilità e in digitalizzazione sono anche quelle che esportano, di più e meglio”. Così Alessandra Ricci, Amministratore Delegato di Sace, riassume in una battuta uno dei punti più interessanti emersi dal Rapporto Sace sull’Export presentato il 22 giugno dalla società controllata dal MEF specializzata nei servizi di supporto al commercio estero delle imprese.

Transizione energetica e rivoluzione digitale “stanno emergendo sempre più chiaramente come fenomeni destinati, con velocità diverse, a incidere profondamente sulla capacità delle imprese di presidiare i mercati esteri”, si legge.

Un messaggio importante, soprattutto in considerazione del fatto che l’Export continua a crescere e si conferma un asset fondamentale della ricchezza del Paese.

Rapporto Sace: export in crescita almeno fino al 2026

Dopo un 2022 record, con esportazioni cresciute del 20%, le esportazioni di beni nel 2023 cresceranno ancora, se pure a un ritmo meno sostenuto. La crescita attesa è del 6,8%, per un valore di 660 miliardi di euro.

Il triennio 2024-2026 vedrà ancora numeri in crescita: +4,6% per il 2024 e +3,8% medio annuo nel biennio successivo.

“In un contesto sicuramente non semplice – spiega Alessandro Terzulli, Chief Economist di Sace – la performance dell’export italiano, pur in fisiologico rallentamento, quest’anno e il prossimo si conferma robusta. Il nostro Rapporto Export rappresenta una bussola di riferimento per le imprese che vogliono crescere all’estero, anche in nuove geografie e con uno sguardo sempre attento a intercettare i segnali del mercato”.

La quota di mercato italiana a livello mondiale, in crescita nel 2022 dal 2,4% al 2,6%, nel 2023, potrebbe ulteriormente aumentare nonostante un lieve peggioramento atteso della competitività di prezzo complessiva, in linea con Germania e Francia.

Rapporto Sace, i mercati più promettenti

Germania, Stati Uniti, Francia e Cina si confermano i mercati di riferimento per le vendite delle imprese italiane, ma ci sono importanti cambiamenti in atto.

Tra le aree geografiche che presentano opportunità sempre più significative per il nostro export ci sono  ora i Paesi del Golfo – tra cui Arabia Saudita (+15,6%) ed Emirati Arabi Uniti (+10%) –  Cina (+17%) e India (+10,3), Thailandia (+ 13,5%) e Vietnam (+8,1%), insieme a Messico (+ 8,4%) e Brasile (+7,2%), impegnati in un percorso di transizione energetica e trasformazione digitale, senza dimenticare gli Stati Uniti (+6%) e annotando la Croazia (+14,4%), new entry dell’Eurozona e porta d’ingresso ai mercati della regione balcanica.

Più chance di successo per chi investe in tecnologie 4.0

Intelligenza artificiale e tecnologie digitali sono strumenti strategici per la crescita dell’export. Chi ne sta facendo uso sta riscontrando un miglioramento dei modelli di business e della proiezione all’export, accrescendo così la produttività grazie a una più efficace gestione delle catene del valore e a minori costi commerciali. Lo confermano i numeri: il 67% delle aziende che investe nelle tecnologie digitali esporta, mentre solo il 44% di quelle che non investono in digitale ci riesce.

Tuttavia adottare le tecnologie non è sufficiente: è infatti fondamentale anche mettere mano al modello di business dell’azienda. Infatti le imprese che investono nelle tecnologie abilitanti del paradigma Industria 4.0 e innovano il proprio modello di business hanno una probabilità di esportare superiore di circa tre volte rispetto a quelle che investono senza modificare il proprio modello (14,5% vs. 5,2%). Inoltre il 47% delle aziende che investono nel 4.0 e che hanno cambiato il proprio modello di business aumenteranno la loro quota di export nel 2023, mentre tra quelle che non investono solo il 30% vedrà aumentare il valore delle proprie esportazioni.

Le esportazioni di beni per la transizione sostenibile

Per la prima volta, il Rapporto Export di Sace analizza anche le esportazioni di beni ambientali (EG), in cui rientrano i beni connessi alla protezione dell’ambiente – come, ad esempio, i convertitori catalitici per veicoli – e quelli adattati per essere più rispettosi dell’ambiente o “più puliti”, come biocarburanti, batterie senza mercurio e auto ibride ed elettriche.

Negli ultimi venti anni, il valore del commercio internazionale di beni EG è cresciuto a un tasso medio annuo del 7,6% (superiore al +5,8% dell’export complessivo di beni), arrivando a superare i 1.750 miliardi di dollari. I principali attori sono l’Europa e l’Asia, quest’ultima a più rapida crescita.

L’Italia negli ultimi decenni si è mantenuta al secondo posto nell’Ue con un export che ammonta a 60 miliardi di dollari nel 2021 rappresentando il 3,4% degli scambi mondiali. In particolare, i principali settori di export del nostro Paese sono la meccanica strumentale, ma anche gli apparecchi elettrici (ad esempio motori e generatori elettrici, quadri di distribuzione) e gli altri investimenti (specie strumenti di misurazione e controllo).

I forti investimenti per la transizione in corso, anche alla luce delle politiche europee di sostegno in materia, spingeranno l’export italiano di beni ambientali. Nel 2023 la crescita attesa è del 9,3% e nel 2024 del 9,7%, accelerando poi a circa il 14% all’anno in media nel 2025-26.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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