L’economia italiana torna a frenare, Confindustria: “C’è il rischio di un’altra recessione”

Secondo le previsioni del Centro Studi di Confindustria, l’economia italiana rischia una nuova recessione, a causa delle restrizioni imposte per far fronte alla seconda ondata della pandemia. Dopo il rimbalzo del PIL nel terzo trimestre, infatti, ad ottobre si registrano nuovamente segnali di arresto. La preoccupazione per la situazione economica e l’aggravarsi della disoccupazione frena i consumi e il rimbalzo della produzione industriale, con il settore del turismo e dei servizi che registrerà le perdite maggiori

Pubblicato il 21 Nov 2020

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Dopo il crollo nel 1° e 2° trimestre (-17,8%) e il forte rimbalzo nel 3° trimestre (+16,1%), che aveva riportato l’attività al -4,5% dai livelli pre-Covid, nel quarto trimestre tornerà a calare nuovamente il PIL italiano. Il Centro Studi di Confindustria (CSC) prevede che le nuove misure restrittive imposte per contenere la pandemia provocheranno nel 4° trimestre una nuova frenata dell’economia.

Il Centro non fornisce stime sulla misura dell’impatto, ma sottolinea che sarà meno significativo rispetto al 1° e 2° trimestre, visto che molti settori produttivi restano aperti.

Si arresta il rimbalzo della produzione industriale, male i servizi

I dati peggiori riguardano il settore del turismo, i servizi per il tempo libero e i trasporti, che risentono gli effetti di una domanda interna fragile.

Dopo un recupero parziale nel periodo estivo, infatti, i dati di ottobre mostrano segnali di arretramento, con il PMI (Purchasing Managers’ Index) dei servizi che scende da 46,7 da 48,8 rispetto al mese precedente. Le previsioni per fine anno, per i vari segmenti del settore turistico, indicano perdite ancora vicine al 70% (dati di Federturismo).

Nell’industria, viceversa, il PMI in ottobre (53,8) ha fornito ancora segnali positivi. Tuttavia, già a settembre-ottobre il rimbalzo della produzione industriale che aveva caratterizzato il terzo trimestre si è arrestato: ciò potrebbe preludere a una nuova, moderata, caduta nel 4° trimestre.

Diminuisce la fiducia delle famiglie e calano i consumi

Dopo il rimbalzo degli ultimi mesi, torna a indebolirsi anche la domanda interna. A fine ottobre, gli indicatori segnalano ancora una tenuta della domanda, con gli ordini interni dei produttori di beni di consumo sono risaliti a -28,3 (da -34,4 del 3° trimestre), quelli dei produttori di beni strumentali a -31,4 (da -42,8).

Tuttavia, la fiducia delle famiglie diminuisce, con forte calo delle attese sull’economia: ciò alimenta la propensione al risparmio. L’ICC segnala in ottobre un -8,1% annuo dei consumi: i dati peggiori sono per turismo, servizi per il tempo libero, trasporti.

Frena anche la ripresa dell’occupazione: a settembre, infatti, si registra nuovamente una contrazione della forza lavoro, dopo la risalita che aveva caratterizzato luglio-agosto e le aspettative per il quarto trimestre non sono positive.

A settembre aumentano anche le imprese che hanno chiesto prestiti per sopperire alla mancanza di liquidità (+6,8% annuo, da -1,0% a gennaio). I prestiti con garanzie pubbliche hanno superato i 110 miliardi a novembre (dati Task Force). Ciò peserà sul debito bancario (da 16,5% a 18,9% del passivo, stime CSC) e sugli oneri finanziari, riducendo le risorse per investimenti.

Le restrizioni potrebbero frenare il recupero dell’export e degli scambi

Il riaggravarsi della situazione pandemica mette a rischio la ripresa dell’export, che nel terzo trimestre aveva mostrato segnali incoraggianti: le esportazioni di beni avevano registrato un rimbalzo del 30% (-3,2% dai valori di febbraio), una ripresa che aveva riguardato tutti i principali tipi di beni e i maggiori mercati.

Anche per il 4° le premesse erano positive, con gli ordini manifatturieri esteri in risalita. Tuttavia, vista la recrudescenza della pandemia, il CSC considera alte le probabilità di una nuova caduta a fine anno.

La seconda ondata metterà a rischio anche gli scambi commerciali: dopo il recupero del terzo trimestre (-3,5% in agosto su fine 2019) e i dati ancora positivi di settembre, ci si aspetta un nuovo stop a fine anno.

Il contesto internazionale: frena l’Eurozona, troppa incertezza per gli USA

Anche l’Eurozona registra dinamiche simili, con una frenata del PIL ad ottobre, a seguito di un rimbalzo nel 3° trimestre (+12,6%). Il PMI composito è sulla soglia neutrale di 50 e il sentiment è fermo lontano dalla media storica.

Tra i settori più colpiti, anche per il resto dell’Eurozona, ci sono i servizi. Tuttavia, l’industria registra una dinamica positiva, grazie a un ricco portafoglio ordini. In Germania l’impennata della produzione industriale ha alzato di 5 punti l’utilizzo degli impianti.

In risalita l’economia degli Stati Uniti, che risente però sia dell’incertezza politica a seguito all’elezioni presidenziali, sia della situazione pandemica. Nel 3° trimestre, la riapertura delle attività economiche ha favorito il rimbalzo del PIL (+7,4%), insufficiente però a recuperare il crollo del 2° (-3,5% da fine 2019).

La disoccupazione è scesa al 6,9% in ottobre, ma gli occupati, in crescita a ritmo minore, restano a -10 milioni da febbraio. L’inflazione core è sotto gli obiettivi e in frenata (+1,6% ad ottobre).

Il passaggio di consegne alla Casa Bianca potrebbe significare misure più restrittive per far fronte alla pandemia che, nel breve periodo, risulterebbero in una battuta d’arresto per l’economia statunitense. L’insediamento di Biden porterebbe a un cambiamento delle policy adottate negli ultimi anni, con una riduzione dell’ isolazionismo degli USA, che tornerebbero ad operare attraverso i canali multilaterali.

Sullo scontro commerciale USA-Cina, Biden non si è mai impegnato ad allentare sanzioni o dazi imposti negli ultimi anni, ma nuove misure potrebbero essere prima condivise con l’Europa ed altri alleati. Un cambiamento di prospettive negli USA avrebbe ripercussioni rilevanti sull’economia europea e italiana, tenuto conto della centralità dell’economia statunitense nello scenario mondiale (rappresenta quasi un quarto del PIL globale) e della sincronicità con le economie in Europa (la correlazione della produzione industriale USA con quella tedesca è vicina al 90%).

La sincronicità è forte anche con l’economia italiana, sia perché gli USA sono il terzo mercato di sbocco per il nostro export, con un peso in forte crescita negli ultimi anni, sia attraverso l’elevata partecipazione del manifatturiero italiano alle catene globali del valore. I legami tra Italia e USA sono alimentati dagli intrecci proprietari nelle imprese e dai flussi di investimenti diretti esteri: gli USA sono il primo paese per presenza delle imprese italiane all’estero e anche come controllante delle multinazionali estere operanti in Italia.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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