Il Decreto Crescita approvato dal Governo (e finalmente pubblicato il 30 aprile anche in Gazzetta Ufficiale), prevede agevolazioni finanziarie per le attività di Ricerca e Sviluppo nell’ambito dell’economia sostenibile e circolare.
“Per favorire la transizione delle attività economiche verso un modello di economia circolare, finalizzata alla riconversione produttiva del tessuto industriale”, indica l’articolo 26 del Decreto Crescita, vengono introdotte agevolazioni finanziarie “a sostegno di progetti di ricerca e sviluppo finalizzati a un uso più efficiente e sostenibile delle risorse”.
Le agevolazioni previste sono di due tipi: contributo alla spesa e finanziamento agevolato. In particolare, il finanziamento agevolato per una percentuale delle spese e dei costi ammissibili pari al 50% del totale, e il contributo diretto alla spesa fino al 20% delle spese e dei costi ammissibili.
Le risorse finanziarie disponibili per la concessione delle agevolazioni ammontano in tutto a 140 milioni di euro, di cui 40 milioni per la concessione delle agevolazioni come contributo diretto alla spesa, e 100 milioni di euro per la concessione delle agevolazioni come finanziamento agevolato.
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A chi si rivolge: i beneficiari
Possono beneficiare delle agevolazioni le imprese e i centri di ricerca che soddisfano determinate caratteristiche: essere iscritti nel Registro delle imprese; operare in prevalenza nel settore manifatturiero o in quello dei servizi diretti alle imprese manifatturiere; aver depositato almeno due bilanci dell’attività.
Queste imprese e centri specializzati possono presentare progetti anche insieme tra loro o con organismi di ricerca, fino a un massimo di tre soggetti co-proponenti. In questi casi i progetti congiunti devono essere realizzati attraverso il ricorso allo strumento del contratto di rete o ad altre forme contrattuali di collaborazione, come, per esempio, il consorzio e l’accordo di partenariato.
Caratteristiche e requisiti dei progetti da sostenere
I progetti di ricerca e sviluppo devono: prevedere spese e costi ammissibili non inferiori a 500 mila euro e non superiori a 2 milioni di euro; avere una durata non inferiore a un anno e non superiore a tre anni; prevedere attività di ricerca e sviluppo strettamente connesse tra di loro in relazione all’obiettivo previsto dal progetto, finalizzate alla riconversione produttiva delle attività economiche attraverso la realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi o al miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti.
Tutto ciò attraverso lo sviluppo di tecnologie abilitanti relative a: innovazioni di prodotto e di processo per l’utilizzo efficiente delle risorse e di trattamento e trasformazione dei rifiuti, compreso il riuso dei materiali in un’ottica di economia circolare o a ‘rifiuto zero’ e di compatibilità ambientale (innovazioni eco-compatibili); progettazione e sperimentazione di modelli tecnologici integrati per il rafforzamento dei percorsi di simbiosi industriale, attraverso, ad esempio, la definizione di un approccio sistemico alla riduzione, riciclo e riuso degli scarti alimentari, allo sviluppo di sistemi di ciclo integrato delle acque e al riciclo delle materie prime; sistemi e strumenti per lo sviluppo delle tecnologie per la fornitura, l’uso razionale e la sanificazione dell’acqua; strumenti tecnologici innovativi in grado di aumentare il tempo di vita dei prodotti e di efficientare il ciclo produttivo; e poi anche la sperimentazione di nuovi modelli di Packaging intelligente (Smart packaging) che prevedano anche l’utilizzo di materiali recuperati.
Gli obiettivi dell’economia sostenibile e circolare
La cosiddetta ‘economia circolare‘ punta, attraverso la ricerca e l’innovazione tecnologica, a rendere i processi produttivi più efficienti in termini di tempo e di risorse impiegate, e meno impattanti per l’ambiente in termini di riduzione delle emissioni di gas serra, di recupero dei materiali e di minimizzazione degli scarti.
Il passaggio dall’attuale modello di economia ‘lineare’ a quella ‘circolare’ richiede, per le aziende e il sistema produttivo in generale, un cambiamento delle strategie di Policy e dei modelli di mercato, in modo da salvaguardare la competitività dei settori industriali e il patrimonio di risorse naturali. Il sostegno alla ricerca e all’innovazione tecnologica costituisce quindi un fattore decisivo per dare impulso a questi cambiamenti, e l’intervento previsto dal Decreto Crescita sarà attivato nell’ambito del Fondo per la crescita sostenibile (Fcs).
Proroga del credito d’imposta saltata
Il credito d’imposta per Ricerca e Sviluppo, la cui scadenza è prevista per il 2020, fino allo scorso anno prevedeva un’agevolazione pari al 50% delle spese per attività di ricerca e sviluppo svolte sia all’interno sia all’esterno dell’azienda, con un tetto massimo di 20 milioni di euro.
Poi la Legge di Bilancio 2019 ha introdotto una duplice riduzione di questo beneficio: il tetto massimo è sceso da 20 a 10 milioni di euro; e la relativa aliquota è passata dal 50% al 25% per diverse voci relative sia ai costi del personale impegnato nelle attività di Ricerca e Sviluppo sia ai soggetti ai quali viene commissionato il progetto.
Il Bonus resta del 50% per le spese che riguardano il personale dipendente interno all’azienda, direttamente impiegato nelle attività di Ricerca e Sviluppo, e i contratti stipulati con università, enti di ricerca, Startup innovative e Pmi innovative, quando non appartengono allo stesso Gruppo dell’impresa committente.
Nella sua prima bozza, il Decreto Crescita prevedeva anche la proroga di queste misure oltre il 2020, e fino al 2023, ma nella versione finale approvata dall’ultimo Consiglio dei Ministri questa proroga è stata stralciata, e quindi per l’eventuale estensione della misura bisognerà aspettare la prossima Legge di Bilancio.