Parità di genere

Donne ancora ai margini della Metalmeccanica, Benaglia: “La parità di genere sarà priorità del prossimo CCNL”

Il censimento realizzato dalla FIM CISL sulla parità di genere evidenzia una presenza ancora marginale delle donne nelle imprese metalmeccaniche. Per il segretario della FIM CISL, Roberto Benaglia, la questione sarà al centro delle discussioni per il prossimo rinnovo del CCNL del settore.

Pubblicato il 19 Ago 2023

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Nel settore metalmeccanico cresce l’occupazione, così come gli strumenti welfare messi a disposizione dalle aziende del settore. Ma l’occupazione femminile resta ancora marginale: è quanto emerge dal censimento della FIM CISL sulla parità di genere nelle imprese metalmeccaniche.

Il censimento – che ha analizzato 701 aziende metalmeccaniche del settore (per un totale di 295.057 addetti) –, evidenzia che la presenza femminile si attesta al 20,9%, pari a 61.664 lavoratrici occupate.

Le donne nella metalmeccanica italiana

Dal censimento emerge che l’utilizzo di contratti a termine nella categoria rimane relativamente basso, intorno al 4% rispetto al totale dei lavoratori, e la suddivisione di genere segue gli stessi parametri. Anche il ricorso al lavoro a tempo parziale nel settore metalmeccanico è a livelli non elevati, coinvolgendo il 5,35% del totale degli occupati.

Tuttavia, la maggior parte del lavoro a tempo parziale riguarda le donne, che rappresentano l’81,8% dei lavoratori che scelgono questa modalità. Inoltre, il 20,44% delle donne occupate nel settore metalmeccanico lavora a tempo parziale.

Analizzando le categorie professionali, le donne rappresentano in media il 19,3% del totale dei quadri e dirigenti occupati (che corrispondono al 12% del totale dell’occupazione), il 27,4% del totale degli impiegati (che corrispondono al 39% del totale) e il 16,5% del totale degli operai (che rappresentano il 49% del totale degli occupati).

Questo conferma che la presenza femminile è inferiore nelle attività produttive e direttamente manifatturiere, ma si attesta nella media generale per le figure dirigenziali.

Crescono gli strumenti di welfare e di conciliazione, anche se in forma ancora ridotta

Il report si è concentrato anche sugli strumenti di welfare e di conciliazione messi a disposizione dalle aziende, evidenziando una buona diffusione, pur in forma ridotta ed essenziale per la quasi totalità delle lavoratrici e dei lavoratori.

Infatti, il 99% degli occupati nel settore che ha accesso a strumenti di welfare aziendale.

Strumenti che, come riporta il censimento, riguardano:

  • sistemi di flessibilità oraria, che riguardano l’87,9% dei lavoratori
  • adozione dello smart working per attività remotizzabili (80,3%)
  • sistemi della banca ore (65,4%)
  • congedi o permessi aggiuntivi a quelli del CCNL (62,7%)
  • agevolazioni per casi di trasferimento di sede (36,9%)
  • agevolazioni per il sostegno ad attività extrascolastiche dei figli (34,7%)
  • contributi o convenzioni per accesso a asili nido o scuole materne per i figli (29,8%)
  • servizi ulteriori di supporto alla genitorialità (26,2%)
  • contributo per la nascita del figlio (8,9%)

Le tutele e gli strumenti di welfare e di sostegno alla occupazione sono nettamente più diffusi nelle aziende dove si pratica la contrattazione aziendale (che raggiunge l’81% dei lavoratori delle aziende censite nel report), che continua ad assicurare maggiore equità, forte riduzione dei differenziali di genere e soluzioni normative e tutele in grado di rispondere ai bisogni delle persone e delle donne occupate.

Benaglia: “Prioritario ridurre il gap di genere”

Interessanti ed indicativi sono i dati relativamente alle politiche meritocratiche e retributive e alla diffusione dei superminimi individuali presso la popolazione lavorativa, che dimostrano la persistenza di un forte differenziale salariale di genere.

Le donne infatti vedono riconosciuto un valore dei superminimi (elementi di retribuzione legati alla prestazione e alla professionalità) mediamente del 15% inferiori a quelli della media generale (per un valore di 3.444 euro annue contro i 4.065 percepiti in media, ad evidenziare come nel settore metalmeccanico il valore del lavoro e il suo riconoscimento anche economico e professionale sia in crescita).

Una situazione che, sottolinea il censimento, si amplifica ulteriormente fino a diventare “insostenibile” (il differenziale che si raggiunge arriva fino al 43%) nelle aziende senza presenza sindacale, nelle Pmi e nelle aziende collocate nel Sud del Paese.

Ed è proprio sulla situazione delle donne nella metalmeccanica e delle disparità evidenziate dal censimento che occorre lavorare con estrema urgenza secondo il Segretario generale della FIM CISL Roberto Benaglia, alla luce soprattutto dell’aggravarsi della mancanza di competenze necessarie e della scarsa attrattività del settore per i giovani.

“È indispensabile porre la questione della piena parità salariale come priorità nel sistema di relazioni sindacali, se vogliamo evitare che l’occupazione femminile resti nel settore metalmeccanico confinata ad alcune mansioni e non venga considerata e valorizzata in pieno”, commenta.

Proprio questo deve essere il focus nei lavori che porteranno al prossimo rinnovo del CCNL dei metalmeccanici, sostiene il Segretario, affinché il settore possa essere reso attrattivo e sostenibile anche per le donne.

“Abbiamo bisogno di più donne specializzate a tutti i livelli nel mondo metalmeccanico se vogliamo continuare a crescere e a colmare il gap di competenze che oggi esiste”, aggiunge.

Il Segretario della FIM CISL, Roberto Benaglia.

Il rapporto

Il rapporto è disponibile in pdf a questo link

REPORT-parita-di-genere-FIM-2023

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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