Come annunciato dal ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli si terrà mercoledì 13 novembre a Roma la prima riunione del tavolo Transizione 4.0. L’incontro, che vedrà riuniti intorno a un tavolo esponenti politici del ministero e i rappresentanti delle imprese che in queste settimane hanno visto individualmente i tecnici del ministero, sarà l’occasione per fare il punto sulla partita degli incentivi per Industria 4.0 – Impresa 4.0, anche in considerazione del fatto che il disegno di legge di bilancio è ora al vaglio della commissione bilancio del Senato ed è quindi il momento di prendere una decisione su come dare continuità al piano di incentivi.
Sul piatto ci sono due possibilità e – a quanto pare – il Ministero intende assecondare la volontà delle imprese, pur avendo una forte predilezione per la seconda ipotesi. Ma vediamole entrambe.
La prima possibilità è che si proceda sulla strada intrapresa con il testo del disegno di legge di bilancio: un rinnovo “tal quale” del modello 2019 per il solo 2020. Resterebbero quindi il superammortamento al 130%, l’iperammortamento a scaglioni fino al 270% con tetto a 10 milioni, oltre naturalmente al rinnovo della Nuova Sabatini e del credito d’imposta per la formazione 4.0. A queste misure si aggiungerebbe il nuovo credito di imposta per i progetti green, che prevede una premialità del 10%, fino a un massimo di 60 mila euro, per i progetti di innovazione basati sull’utilizzo di macchinari 4.0 acquistati dal 2017 in avanti e in grado di dimostrare un impatto positivo sull’ambiente (per i dettagli vi consigliamo la lettura di questo articolo).
La seconda ipotesi è quella sulla quale spingerà il ministro Patuanelli e prevede l’abbandono del sistema basato su super e iper ammortamento in favore di un nuovo credito d’imposta pluriennale (durerebbe tre o cinque anni) con aliquote diversificate in base alla tipologia dell’investimento.
Su questa seconda ipotesi non ci sono però molti dettagli. Mentre pare certa un’aliquota del 6% che andrebbe a sostituire il superammortamento – che, ricordiamolo, equivale a un bous del 7,2% sul costo del bene spalmato su tutta la durata dell’ammortamento fiscale – maggiore incertezza c’è sull’aliquota riservata ai beni 4.0. Finora le cifre che erano trapelate vedevano un’aliquota del 20% al posto dell’iperammortamento e una del 40% per gli investimenti green: cifre che avevano fatto storcere il naso agli industriali perché significherebbero di fatto un dimezzamento del valore dell’iperammortamento, che attualmente vale il 40,8% del costo del bene. Non è escluso comunque che il Ministero chiarisca meglio questa proposta proponendo un credito d’imposta al 40% per tutti i beni 4.0, mantenendo come premialità per i progetti green l’altro credito d’imposta introdotto (per volere del Ministero dell’Economia e delle FInanze) nel testo del disegno di legge di bilancio.
C’è poi il tema – su cui farà leva il Ministero – della platea delle aziende beneficiarie: il credito d’imposta infatti potrebbe ampliare il raggio d’azione dell’incentivo a categorie di imprese che finora ne sono state escluse.
Sul tavolo, infine, ci sono naturalmente anche altre possibili migliorie. Da una parte pare difficile che vengano toccati gli allegati A e B che prevedono le merceologie, le condizioni e i requisiti perché un bene possa essere considerato 4.0 e quindi incentivato. Dall’altra parte c’è una forte pressione perché l’incentivo sui beni immateriali sia reso indipendente dall’acquisizione di un bene materiale.