All’Italia serve “un piano almeno quinquennale per l’Industria 5.0 per consentire una pianificazione degli investimenti. Con meccanismi applicativi chiari, semplici e stabili nel tempo. E con risorse congrue”. Sono le parole di Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, pronunciate a Rapallo in occasione del convegno nazionale dei giovani imprenditori significativamente intitolato “Nuova Frontiera – Direzione 5.0”.
Di Stefano ha aggiunto che questo piano “Farà bene al Paese, non solo alle imprese, perché al centro di Industria 5.0 ci sono le persone e le conoscenze”.
Il passaggio successivo è stato sulle competenze, perché Industria 5.0 “è semplicemente impossibile realizzarla senza una rete solida di competenze scientifiche di base e diversificate. Solo queste possono far nascere nuove frontiere industriali d’avanguardia”. C’è la formazione delle Academy, ma Scuola e Università “devono fare molto di più in direzione 5.0. Perché ogni macchina, ogni intelligenza artificiale ha bisogno di una intelligenza umana che la guidi” .
Di Stefano si è detto convinto che “sono sempre le competenze a generare posti di lavoro di qualità”. I green jobs – ha aggiunto – “non nasceranno all’improvviso come margherite a primavera, in un contesto dove le aziende si danno letteralmente battaglia per assicurarsi i pochi lavoratori con qualifiche alte e altissime”.
L’Italia diventi first mover sull’innovazione
L’accorato intervento sull’Industria 5.0 si inserisce in un discorso più ampio sulle necessità del sistema Paese.
Di Stefano ha esordito ricordando che uguaglianza, libertà e lavoro sono i tre pilastri su cui si regge il sogno italiano scritto nella Costituzione. Per raggiungerlo occorre però “cambiare mentalità, passando da follower a leader, ponendosi un obiettivo fondamentale: diventare first mover nei settori cardine dell’innovazione”.
Occorre inoltre evitare gli errori commessi finora, come ad esempio quelli fatti su digitale e green, dove l’Italia “si è data traguardi molto ambiziosi ma non gli strumenti per attuarli. Anzi, li ha scelti male, orientandosi su tecnologie e materiali che non solo non produce, ma che consolidano l’egemonia proprio di Cina e Stati Uniti rischiando di spazzare via interi settori industriali”, ha detto riferendosi a pannelli solari e all’auto elettrica, definiti “Un autentico harakiri”.
Le risorse per fare il passo in avanti ci sono, ha detto Di Stefano, e sono quelle del PNRR che il presidente chiede che “sia implementato, con decisione”, superando la frammentazione degli oltre 6000 soggetti attuatori.