È arrivato il via libera da parte di Bruxelles alla proposta italiana di finanziare la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili (decreto CER). La misura mette a disposizione 5,7 miliardi di euro, che in parte peseranno sui fondi del Recovery and Resilience Facility (RRF) per sostenere la produzione e l’autoconsumo di elettricità rinnovabile e in parte saranno finanziati con un prelievo sulle bollette dell’energia elettrica dei consumatori.
La parte del regime finanziata dal Fondo sarà valida fino al 31 dicembre 2025, mentre la parte restante del regime sarà valida fino al 31 dicembre 2027.
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Cosa prevede lo strumento
Il testo, presentato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase), era stato dapprima aperto a consultazione pubblica e successivamente sottoposto alla Commissione per l’approvazione nell’ambito del regime europeo degli Aiuti di Stato.
Il regime sostiene la costruzione di impianti per la produzione di energia rinnovabile e l’espansione di quelli esistenti. Ne beneficiano i progetti di dimensioni limitate, con una capacità fino a 1 MW. I beneficiari possono accedere al regime in base al principio “primo arrivato, primo servito”.
I fondi serviranno a finanziare i due strumenti messi a disposizione dalla misura. Il primo riguarda l’offerta di una tariffa vantaggiosa sul quantitativo di energia elettrica consumato dagli autoconsumatori (clienti finali che generano energia elettrica da fonti rinnovabili per il proprio consumo) e dalle comunità energetiche rinnovabili (soggetti giuridici che permettono ai cittadini, alle piccole imprese e alle autorità locali di produrre, gestire e consumare la propria energia elettrica), pagata su un periodo di 20 anni.
Per lo strumento è stato previsto un bilancio di 3,5 miliardi, che saranno finanziati mediante un prelievo sulle bollette dell’energia elettrica di tutti i consumatori.
Il secondo incentivo riguarda una sovvenzione agli investimenti fino al 40% dei costi ammissibili, per un totale di 2,2 miliardi, finanziata mediante il dispositivo per la ripresa e la resilienza. Per beneficiare dei finanziamenti a titolo del dispositivo per la ripresa e la resilienza, i progetti ammissibili devono diventare operativi prima del 30 giugno 2026 e dovrebbero essere ubicati in comuni con meno di cinquemila abitanti.
Sebbene le due misure possano essere combinate, l’importo totale dell’aiuto di Stato non può superare il deficit di finanziamento dei progetti, in modo che l’aiuto sia limitato al minimo necessario per la realizzazione dei progetti.
La valutazione della Commissione
Il decreto CER (Comunità energetiche rinnovabili) si rivolge proprio a incentivare, soprattutto nei piccoli comuni, la creazione di Comunità energetiche rinnovabili. Si tratta di gruppi di soggetti che si costituiscono in forma giuridica in associazioni, consorzi, fondazioni di persone, PMI o enti territoriali al fine di produrre e condividere collettivamente energia.
Le CER portano alla collettività e ai singoli diversi vantaggi: per chi fa parte di una Comunità energetica, infatti, il primo vantaggio è quello di avere accesso all’energia a un minor costo (anche grazie agli incentivi fiscali). Per fare ciò tuttavia è necessario un impianto di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili con potenza massima 200 kW.
Secondo quanto stabilisce il decreto CER, sono ammissibili tutte le tecnologie rinnovabili – come il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse – , con potenza nominale dei singoli impianti non superiore a 1 MW.
Si tratta quindi di energia “green” che favorisce la transizione verso modelli di produzione, consumo e condivisone delle risorse più sostenibili. Ed è proprio in virtù del contributo che la misura fornisce al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal (che superano eventuali effetti negativi in termini di distorsioni della concorrenza) che la Commissione ha espresso parere favorevole, apprezzandone sia l’impatto sugli obiettivi nazionali e internazionali in materia di sostenibilità che la proporzionalità della misura.