La spinta accelerativa che la pandemia ha dato alla digitalizzazione rende necessario rafforzare gli sforzi per estendere l’accesso a Internet a tutti i cittadini del mondo, per poter garantire l’accesso a tanti servizi essenziali che si sono ora spostati sul Web.
A questo si aggiungono le sfide legate alle fragilità emerse e causate dalla pandemia: da un lato la riorganizzazione delle Supply Chain, nell’ottica di una maggiore resilienza, sostenibilità e trasparenza. Dall’altro, la carenza di materie prime con il conseguente rialzo dei prezzi, che ha alterato gli equilibri geopolitici e alimentato la competizioni tra i mercati internazionali.
In questo scenario, nessuna istituzione, azienda o individuo da solo può affrontare le sfide economiche, ambientali, sociali e tecnologiche di un mondo sempre più complesso e interdipendente. Sono dunque necessarie nuove partnership e alleanze per raggiungere gli scopi comuni e far sì che tutti gli stakeholder traggano beneficio dalle tecnologie che, nell’era della Quarta Rivoluzione Industriale, permettono l’accesso a nuovi vantaggi competitivi per le aziende e la fruizione di diritti fondamentali per i cittadini.
È questo il messaggio che emerge dalla prima giornata di incontri online di The Davos Agenda, l’evento che quest’anno sostituiscono l’annuale appuntamento del World Economic Forum, cancellato a causa dell’aumento dei contagi da Covid-19 trainato dalla variante Omicron.
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Internet accessibile a tutti: la priorità per il 2022
“Non siamo mai stati così dipendenti dalle tecnologie digitali nel nostro quotidiano. Da quasi due anni a questa parte, le piattaforme digitali ci hanno permesso di lavorare da remoto, accedere a tanti servizi che non erano più fruibili offline e restare in contatto con i nostri cari. Alla luce di questo, siamo convinti che estendere l’accesso a Internet a tutti i cittadini, a livello mondiale, deve essere la priorità per questo 2022“, commenta Samir Saran, Presidente della Observer Research Foundation (ORF), una delle think tank più influenti in Asia.
I dati, infatti, evidenziano che circa 3,6 miliardi di cittadini non hanno accesso a una connessione Internet. Tuttavia, l’85% di questi cittadini vivono in aree dove è presente una copertura broadband. Questo sottolinea un altro importante fattore che, oltre alla necessità di costruire nuove infrastrutture, deve essere preso in considerazione: l’accessibilità delle connessioni Internet, in termini di prezzi.
“La pandemia ha contribuito a aumentare le disuguaglianze in termini di accesso ai servizi digitali tra i cittadini. Oggi essere connessi non è un’opzione, ma un diritto fondamentale”, commenta Hans Vestberg, CEO di Verizion Communications e Presidente della Edison Alliance, l’alleanza promossa dal World Economic Forum che riunisce leader governativi e industriali per promuovere lo sviluppo delle tecnologie digitali e il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs).
In questo scenario di forti disuguaglianze – dove ancora 2 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi sanitari, oltre 1,7 miliardi a un conto in banca e più di 260 milioni di bambini sono esclusi dal sistema educativo – l’Edison Alliance sostiene l’importanza di utilizzare le infrastrutture del XXI secolo per rendere questi servizi accessibili e convenienti su larga scala.
Dello stesso pensiero Sunil Bharti Mittal, fondatore e Presidente di Bharti Enterprises, azienda indiana che opera nel campo delle telecomunicazioni, del commercio, dei servizi finanziari e dell’agricoltura. “La Quarta Rivoluzione Industriale ci ha finora dimostrato che non c’è modo migliore per rispondere ai problemi che affliggono la nostra società che attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali”, commenta.
Tra i cittadini che ancora non hanno accesso a Internet c’è circa un miliardo di persone che vive in aree del pianeta dove la fibra non potrà raggiungerli, per impedimenti geografici. La nuova generazione di satelliti LEO (Low Earth Orbit) consentirà di raggiungere anche questi cittadini, ma saranno necessari investimenti considerevoli.
Tecnologie molto costose, precisa Mittal – nei prossimi 9 anni serviranno oltre 425 miliardi di dollari di investimenti per raggiungere questa ultima fetta di popolazione – che richiedono a tutti gli stakeholder che operano nell’ambito delle tecnologie digitali, governi compresi, uno sforzo condiviso.
Per questo, nel 2022 l’Edison Alliance si concentrerà su quattro sfide:
- promuovere il trasferimento tecnologico tra le singole giurisdizioni nazionali
- abilitare le competenze necessarie queste trasformazioni digitali
- sbloccare modelli di finanziamento innovativi necessari per accelerare l’implementazione
- creare un quadro normativo che favorisca queste innovazioni a livello globale
La riduzione delle disuguaglianze digitali come impegno strategico per le imprese
Un impegno che ovviamente non può prescindere dagli sforzi delle imprese, soprattutto di quelle che operano nel campo delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni.
Impegno che, sottolinea Vestberg, deve essere vissuto come una scelta strategica per le aziende e non più come un impegno filantropico. Da questa scelta strategica non possono essere escluse le piccole e medie imprese, che in molti Paesi e in diverse filiere rappresentano una componente fondamentale della catena di fornitura di grandi aziende.
Per questo, è importante che siano messe in condizioni di accedere ai fattori abilitanti questa trasformazione, come opportunità di investimento e supporto alla formazione dei propri dipendenti.
Le opportunità e le sfide per le economie emergenti
La costruzione di queste partnership tra governi e imprese è ancora di maggiore importanza per le economie emergenti, dove le tecnologie digitali si sono già dimostrate di grande supporto nell’affrontare la carenza di servizi di primaria importanza per i cittadini.
È questo il caso del Ruanda e dell’utilizzo di droni per portare farmaci emergenziali anche a quelli ospedali che si trovano nelle aree più remote del Paese.
“Ci siamo trovati davanti a questa opportunità senza che però ci fosse una normativa o degli standard a livello mondiale per l’utilizzo dei droni. Invece di aspettare che qualcun altro si impegnasse in questo, abbiamo avviato una cooperazione con il World Economic Forum”, spiega Paula Ingabire, Ministro dell’ICT e dell’Innovazione.
Una cooperazione che ha portato il Paese a individuare gli standard necessari per supportare la creazione di una regolamentazione agile in grado di adattarsi ai bisogni, ancora in evoluzione, della tecnologia.
Un approccio che può essere ripetuto, sottolinea il Ministro, anche per le altre tecnologie 4.0. Per i policy maker, tuttavia, questa sfida è resa ancora più ardua dalla conoscenza ancora non sufficiente – soprattutto nelle economie emergenti – di queste tecnologie.
“Queste tecnologie evolvono a ritmi così veloci che la sfida è anche quella di trovare il giusto approccio alla regolamentazione in modo che non si blocchi l’innovazione, ma al tempo stesso si proteggano i cittadini”, commenta Ingabire.
Per le economie emergenti, come quelle dei Paesi africani, si tratterà anche di trovare il giusto equilibrio tra assimilare le lezioni apprese da ciò che è stato fatto nei Paesi tecnologicamente più avanzati e ciò che è necessario ai bisogni interni nazionali, per non rischiare di essere tagliati fuori anche da questa ondata di innovazione tecnologica.
In questo ambito, l’assenza di infrastrutture e sistemi legacy può essere vista come un’opportunità che richiede, tuttavia, libertà nella creazione di alleanze internazionali e l’individuazione di scopi e politiche condivise.
Creare fiducia nelle tecnologie digitali per sfruttare le opportunità delle tecnologie 4.0
Per non perdere queste opportunità sarà però anche necessario alimentare – e in alcuni casi costruire – la fiducia dei cittadini verso le tecnologie digitali.
Per le imprese, questo vuol dire più trasparenza. “Come aziende, dobbiamo essere trasparenti con gli utenti riguardo le nostre attività e, soprattutto, su come raccogliamo e utilizziamo i dati. Oltre alla regolamentazione delle tecnologie, sarà importante anche regolare le strategie delle organizzazioni per aumentare la fiducia degli utenti”, sottolinea Vestberg.
Fiducia che si costruisce non soltanto con l’informazione, ma anche dando agli utenti la possibilità di scegliere come verranno utilizzati i loro dati personali. Fornire questa scelta gli utenti sarà fondamentale, sostiene Vestberg, poiché la tecnologia avrà un ruolo sempre più importante nella vita dei cittadini e perché costituisce lo strumento migliore per creare un mondo più inclusivo.
“Nell’era dell’Industria 4.0, dove tutto ruota intorno alla raccolta e l’utilizzo dei dati, aziende e governi devono assicurare che i cittadini siano protetti. Questo vuol dire prevenire gli abusi, quindi che i loro dati vengano utilizzati incorrettamente, ma anche assicurare la sicurezza informatica dei sistemi. Ecco perché occorre mobilitare più investimenti in cyber security“, conclude Mittal.