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Dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy un Libro Verde per ridefinire la politica industriale fino al 2030: la visione dello Stato stratega

Una visione di politica industriale che guardi al 2023 e consenta la transizione dallo Stato burocrate allo Stato stratega. Se ne parla nel “Libro Verde per una nuova strategia di politica industriale per l’Italia”, redatto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, un documento che mira a stimolare il dibattito pubblico per costruire una strategia industriale condivisa. Il documento, che esplora il futuro dell’industria italiana in un contesto globale complesso, è aperto a consultazione pubblica fino al 31 dicembre 2024.

Pubblicato il 16 Ott 2024

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Stimolare il dibattito pubblico per costruire una strategia industriale condivisa: è questo l’obiettivo del “Libro Verde per una nuova strategia di politica industriale per l’Italia” redatto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Il documento esplora il futuro del panorama industriale italiano in un mondo complesso e ricco di incognite, segnato dal ritorno di crisi, grandi trasformazioni e nuovi conflitti politici ed economici. Sfide che, si sottolinea nel documento, richiedono una trasformazione del ruolo dello Stato: non più Stato imprenditore, come nel passato, e nemmeno Stato-burocrate come nel presente, ma Stato stratega.

Uno Stato quindi in grado di coordinare, guidare e favorire le trasformazioni strutturali dell’economia per vincere le sfide delle transizioni tecnologica, sostenibile e geopolitica.

Il documento è aperto a consultazione pubblica fino al 31 dicembre 2024 al fine di raccogliere gli spunti e le considerazioni degli stakeholder ed elaborare una politica industriale condivisa e accettata – in modo che non debba essere rivista ad ogni cambio di legislatura –, capace di guidare il Paese verso gli obiettivi del 2030 – anno in cui si conclude l’attuale legislatura europea – e del 2050, anno di riferimento per gli obiettivi e le politiche di sostenibilità dell’Ue.

Dal Libro Verde al Libro Bianco, la roadmap del Mimit per una nuova politica industriale

La roadmap indicata nel documento che porterà alla definizione della nuova politica industriale si articola in quattro fasi: il primo step è quello di oggi, la pubblicazione del Libro Verde sulla politica industriale; poi la consultazione pubblica e il confronto con tutti gli attori e gli stakeholder, pubblici e privati; a seguire, agli inizi del 2025, ci sarà la pubblicazione del Libro Bianco sulla strategia industriale che raccoglierà gli spunti emersi dalla consultazione; infine la creazione della Conferenza delle Imprese e delle Filiere per avviare e monitorare la nuova politica industriale

La pubblicazione del Libro Bianco sulla strategia industriale aprirà il 2025 del Made in Italy e sarà successivamente seguita da tre appuntamenti: gli Stati Generali dell’Industria; la Seconda Giornata Nazionale del Made in Italy; la conferenza di attrazione degli investimenti esteri Invest in Italy.

Il Libro Verde è dunque la prima tappa di questo percorso e ha il compito di aprire e inquadrare la discussione. Esso è organizzato attorno a quattro temi portanti:

  1. l’identità industriale italiana
  2. la sfida delle transizioni verde, digitale e geopolitica
  3. il ruolo strategico dello Stato nella sua azione nel mondo produttivo
  4. la dimensione internazionale della politica industriale

A ciascuno di questi temi è stata associata un’azione strategica corrisposta, con 15 obiettivi derivati che saranno le basi per la nuova politica industriale. Prima di vedere nel dettaglio le azioni strategiche e gli obiettivi, partiamo dall’analisi del contesto attuale e dello scenario futuro, in vista delle trasformazioni in atto.

La sfida della triplice transizione

La necessità di una nuova politica industriale nasce infatti dal particolare momento che l’Italia, come altri Paesi, si trova ad affrontare numerose sfide in un contesto di profondo cambiamento.

Da un lato vi sono tanti fattori di incertezza che richiedono di aumentare la resilienza e la competitività del sistema-Paese con le sue caratteristiche e peculiarità – come le filiere corte e la diversificazione dell’export –  e dall’altro la sfida della transizione sostenibile e l’adozione di tecnologie avanzate.

Nello specifico il testo esplora tre grandi transizioni che l’Italia deve affrontare nel contesto di una nuova politica industriale: la transizione energetica (Green), la transizione tecnologica (Tech), e la transizione geopolitica (Geo).

Transizione Energetica (Green)

Questa trasformazione è guidata dalla volontà dei governi di decarbonizzare i sistemi energetici per contrastare il cambiamento climatico, ridurre l’uso di idrocarburi e costruire un’economia sostenibile. L’obiettivo è raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, mantenendo l’aumento del riscaldamento globale sotto i 2°C rispetto ai livelli preindustriali.

L’Italia ha fissato obiettivi chiari di riduzione delle emissioni, puntando a coprire il 30% del consumo energetico con fonti rinnovabili entro il 2030. Tuttavia, la transizione richiede ingenti investimenti e affronta sfide come l’accesso alle tecnologie green e alle materie prime necessarie.

Transizione Tecnologica (Tech)

Questa transizione rappresenta la continuazione della terza rivoluzione industriale, caratterizzata dall’avvento di tecnologie abilitanti come l’intelligenza artificiale, i semiconduttori e le tecnologie quantistiche.

Queste tecnologie emergenti sono dirompenti, trasversali e interdipendenti, con il potenziale di trasformare profondamente l’economia e la società.

L’Italia deve decidere su quali tecnologie puntare per rafforzare la propria sovranità tecnologica e competitività internazionale. La digitalizzazione è fondamentale, ma l’Italia soffre ancora di un ritardo rispetto ad altri Paesi europei.

Transizione Geopolitica (Geo)

Il contesto geopolitico è diventato più complesso e instabile, con tensioni tra grandi potenze e conflitti regionali che influenzano l’economia globale. L’Italia deve navigare tra questi cambiamenti, mantenendo relazioni economiche aperte ma sicure.

La sicurezza economica diventa cruciale, richiedendo strategie di diversificazione e protezione delle catene di approvvigionamento. L’obiettivo è bilanciare l’apertura ai mercati globali con l’autonomia economica strategica, garantendo che l’Italia possa prosperare in un ambiente internazionale sempre più ostile.

Quattro azioni per affrontare la triplice transizione

Individuati i quattro temi rilevanti alla politica industriale italiana, le sfide che ne caratterizzano il contesto, il documento individua anche quattro linee d’azione strategiche per rafforzare la posizione economica e industriale dell’Italia.

La prima azione, “tutelare”, si concentra sulla difesa e valorizzazione del Made in Italy. Questo implica non solo proteggere i settori tradizionali del manifatturiero italiano, ma anche rafforzarli e adattarli alle esigenze contemporanee.

La tutela del Made in Italy significa costruire un sistema produttivo che integri manifattura, servizi e agricoltura, puntando sui punti di forza distintivi del prodotto italiano e colmando le debolezze strutturali del sistema industriale. L’obiettivo è creare un modello nazionale che sia competitivo a livello globale, attraverso il sostegno a campioni nazionali che possano svolgere un ruolo di traino per l’intero sistema economico.

La seconda azione, “raggiungere”, riguarda l’adattamento del sistema industriale italiano alle transizioni geopolitiche, verdi e tecnologiche che stanno trasformando il panorama globale. Queste transizioni sono interconnesse e influenzano profondamente la struttura economica.

Raggiungere i target di queste transizioni significa integrarle nelle strategie industriali, garantendo che il sistema produttivo italiano sia sostenibile, tecnologicamente avanzato e sicuro. Solo attraverso il raggiungimento di questi obiettivi, la politica industriale può dirsi completa ed efficace.

“Ridefinire” è la terza azione e riguarda il ruolo dello Stato nell’economia. È necessario che lo Stato recuperi capacità e strumenti per un intervento selettivo nell’economia, in modo da coordinare strategicamente le attività economiche.

Questo non significa un ritorno al vecchio Stato imprenditore, ma piuttosto un’evoluzione verso uno Stato che agisce come partner strategico, capace di guidare e favorire le trasformazioni strutturali necessarie. Lo Stato deve modernizzarsi, migliorando l’efficienza e l’efficacia della sua azione, per rendere il suo intervento un vantaggio competitivo per le imprese.

Infine, “ambire” rappresenta l’aspirazione dell’Italia a giocare un ruolo più significativo nel sistema internazionale. La politica industriale non deve essere vista solo come uno strumento economico interno, ma come un mezzo per rafforzare la posizione dell’Italia nel mondo. Ciò comporta un aumento dell’autorevolezza internazionale, l’apertura di nuovi mercati, la promozione dei flussi di capitali e la tutela degli investimenti all’estero.

La crescita delle capacità economiche interne è fondamentale per fornire le risorse necessarie a sostenere un ruolo più prominente a livello globale, facilitando partenariati di cooperazione industriale e rafforzando il posizionamento internazionale dell’Italia.

Da Stato burocrate a Stato stratega

Una delle quattro azioni necessarie, come abbiamo visto, è la ridefinizione del ruolo dello Stato. Nello specifico nel documento si evidenzia la necessità di un cambio di paradigma, in rottura con il modello di Stato imprenditore – dove partecipa attivamente alla gestione delle imprese e deteneva partecipazioni dirette nell’economia –  e stato burocrate, dove si limita a regolamentare e controllare.

Lo scenario attuale e le prospettive dei prossimi anni richiedono invece uno Stato partner strategico delle imprese, che indirizzi, crei le condizioni, incentivi e supporti.

Vieni quindi proposto il ruolo di Stato stratega, caratterizzato dalla capacità di guidare e supportare le imprese nazionali nelle loro decisioni strategiche senza entrare direttamente nella gestione economica.

In questo modello lo Stato non si limita a garantire l’efficienza dei mercati, ma si impegna a espandere la politica industriale verso scelte strategiche complesse, necessarie per affrontare le sfide poste da un contesto globale in rapido cambiamento.

Ciò implica la costruzione di un nuovo rapporto collaborativo tra Stato, imprese e parti sociali, basato su un dialogo continuo riguardo agli obiettivi comuni, alle politiche da adottare e alle risorse da impiegare.

Lo Stato stratega si distingue per la sua capacità di creare condizioni favorevoli per le imprese, incentivando l’innovazione e la crescita sostenibile. Questo avviene attraverso l’implementazione di strumenti di intervento sia orizzontali sia verticali, adattati alle specifiche esigenze del contesto industriale.

Inoltre il modello richiede che lo Stato sviluppi asset immateriali fondamentali, come competenze specifiche, una capacità amministrativa mirata, un solido patrimonio informativo e una presenza territoriale vicina ai sistemi produttivi locali. Questi elementi sono cruciali per la capacità dello Stato di anticipare le tendenze e prendere decisioni basate su dati concreti e analisi approfondite.

L’integrazione strategica tra pubblico e privato è fondamentale per questo approccio, permettendo di estrarre valore e conoscenza dai flussi informativi e di generare nuove strategie di politica industriale.

In questo modo lo Stato stratega riesce a trasformare le interdipendenze globali in opportunità, garantendo allo stesso tempo la sicurezza economica e l’autonomia strategica del paese.

Attraverso strumenti come il public procurement di innovazione, lo Stato può infine indirizzare le risorse in modo da stimolare l’innovazione e orientare il cambiamento tecnologico, senza necessariamente incrementare il livello di spesa pubblica.

Questo modello sofisticato di intervento statale mira a garantire un equilibrio tra libertà di mercato e intervento strategico, promuovendo un ambiente economico dinamico e resiliente.

Le quattro azioni analizzate, insieme, delineano una strategia complessiva che mira a trasformare le sfide attuali in opportunità per un futuro più prospero e sostenibile.

I 15 obiettivi strategici della nuova politica industriale

Per raggiungere questo obiettivo, il Libro Verde individua 15 obiettivi strategici che devono essere alla base della nuova politica industriale, ovvero:

  1. Consolidare la posizione dell’Italia tra le prime 10 economie del mondo in un sistema internazionale sempre più competitivo
  2. Mantenere il ruolo centrale della manifattura nell’economia italiana, consolidando il suo posizionamento come seconda manifattura d’Europa e contrastando il rischio della deindustrializzazione
  3. Confermare il ruolo dell’Italia come Paese trasformatore aperto ai mercati globali, restando fra i primi cinque grandi esportatori al mondo per una crescita trainata dall’export e uno stabile surplus della bilancia commerciale
  4. Preservare il modello produttivo tradizionale del Made in Italy, le sue specificità e il suo carattere di patrimonio storico industriale italiano, modernizzandolo con l’introduzione di nuove tecnologie e processi innovativi anche per il rafforzamento del sistema delle piccole e medie imprese. Favorire un modello italiano di sviluppo dei campioni nazionali
  5. Anticipare le crisi industriali, gestire quelle in corso, ristrutturare le industrie mature a rischio di crisi, riposizionando questi comparti verso nuovi settori emergenti: agroindustria, automotive, farmaceutica e moda
  6. Creare le condizioni affinché il sistema produttivo possa continuare ad aumentare i livelli occupazionali sino al raggiungimento delle medie europee e possa innalzare la retribuzione reale media del lavoro e i redditi da lavoro
  7. Ridurre i divari di sviluppo economico tra Regioni e territori, con particolare riguardo al Mezzogiorno
  8. Creare un modello di sviluppo industriale basato sul basso costo dell’energia, sull’economia circolare e sulla bioeconomia
  9. Raggiungere gli obiettivi delle transizioni green e tech, garantendo la costante innovazione tecnologica dei processi produttivi delle industrie italiane e la loro sostenibilità ambientale, anche attraverso lo sviluppo e l’applicazione delle nuove tecnologie di frontiera
  10. Sviluppare le industrie e le tecnologie centrali per i nuovi domini economici in espansione come quelli dello spazio e del mare, posizionandosi con tecnologie all’avanguardia in queste nuove frontiere.
  11. Ampliare i segmenti nazionali delle catene globali del valore e riposizionare le imprese italiane verso specializzazioni a maggior valore aggiunto e su nicchie ad alto valore tecnologico
  12. Rendere sicuri i nostri scambi economici, garantire la sicurezza delle catene di fornitura per rafforzare la nostra sovranità industriale, energetica e tecnologica, e assicurare al sistema produttivo un approvvigionamento costante di input strategici a prezzi sostenibili
  13. Rafforzare l’economia dell’industria della difesa e favorire una crescente integrazione con le imprese civili, in particolare con quelle che sviluppano prodotti o tecnologie duali
  14. Rafforzare l’appartenenza dell’Italia al sistema internazionale delle democrazie di mercato, mantenendo la nostra connessione e centralità nell’Unione Europea e nel sistema dei Paesi del G7, anche per garantirci sicurezza di approvvigionamenti strategici, avanzamento tecnologico e flussi di investimenti in entrata; rilanciare il ruolo del Mediterraneo come hub commerciale tra Europa, Asia e Africa
  15. Sviluppare una capacità di partenariato industriale internazionale, in particolare con i Paesi del nostro Estero Vicino, anche attraverso il Piano Mattei.

La correlazione tra temi centrali, azioni e obiettivi è ben spiegata nella tabella sottostante, disponibile a pag.15 del Libro Verde che trovate in Pdf in calce all’articolo.

Libro Verde per una nuova strategia di politica industriale per l’Italia, le modalità di consultazione

Il capitolo 4 del documento contiene una serie di domande per indirizzare il dibattito della consultazione e stimolare la partecipazione.

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy invita tutti gli stakeholders a partecipare attivamente alla consultazione. Sono possibili due modalità:

  • rispondere alle domande del capitolo quattro, indicando il riferimento delle domande
  • inviare commenti liberi sui contenuti del libro, indicando il paragrafo del testo a cui il commento si riferisce.

In entrambi i casi è necessario utilizzare l’apposito modulo (scaricabile dal sito del Ministero, a questo link) per risposte e commenti, rispettando i limiti indicati.

Il documento

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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