LA RICERCA RISE

Dal 4.0 al 5.0: conoscenza, innovazione e sostenibilità per una nuova era industriale

Il Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia ha deciso di focalizzare la quinta edizione della sua indagine sullo stato dell’industria italiana su tre elementi cardine del nuovo paradigma dell’Industria 5.0: digitalizzazione, sostenibilità e gestione della conoscenza.

Pubblicato il 11 Dic 2024

Andrea Bacchetti

Laboratorio RISE - Università di Brescia

Marco Ardolino

Laboratorio RISE - Università di Brescia

Marco Perona

Laboratorio RISE - Università di Brescia

Luca Lussignoli

Laboratorio RISE - Università di Brescia

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Negli ultimi anni il paradigma dell’Industria 4.0 ha portato una rivoluzione tecnologica nelle imprese, ridefinendo processi produttivi e modelli organizzativi. Tuttavia, il contesto odierno richiede un ulteriore salto evolutivo.

Nel 2021 l’Unione Europea ha introdotto il concetto di Industria 5.0, un nuovo approccio che pone al centro sostenibilità, centralità umana e resilienza, riconoscendo l’importanza di un equilibrio tra tecnologia e valori umani. Questa transizione rappresenta non solo un’evoluzione tecnologica ma anche culturale, ridefinendo di fatto le priorità delle aziende.

La ricerca

Il Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia ha deciso di focalizzare la sua quinta edizione della sua indagine sullo stato dell’industria italiana su queste nuove tematiche.

La ricerca si è focalizzata su tre elementi cardine: digitalizzazione, sostenibilità e gestione della conoscenza, ponendo domande fondamentali per comprendere l’evoluzione delle imprese verso il paradigma 5.0. Tra queste:

  • Qual è il livello di adozione delle tecnologie digitali e quali fattori ne influenzano la diffusione?
  • In che modo le imprese integrano pratiche di sostenibilità e con quale intensità?
  • Esiste una correlazione tra digitalizzazione e sostenibilità? Se sì, di quale tipo?
  • Quali benefici e ostacoli emergono per le aziende che si orientano verso l’Industria 5.0?
  • La gestione della conoscenza è percepita come una priorità strategica? Se sì, in che termini?

L’indagine è stata condotta attraverso un questionario somministrato a 211 aziende manifatturiere italiane, distribuite nei seguenti macro-settori: materie prime e componenti (35%), beni strumentali (38%), beni durevoli (18%) e beni di largo consumo (9%). Il campione è inoltre composto in modo bilanciato tra grandi imprese (52%) e PMI (48%), con una prevalenza geografica nelle regioni del centro-nord Italia.

Le tecnologie digitali

Il livello di implementazione delle tecnologie digitali pare, rispetto alle ultime rilevazioni, essersi consolidato. Solo il 29% delle imprese rimane scettico, mentre il restante 71% si concentra sulla valorizzazione degli investimenti già effettuati.

Dall’indagine prevalgono le tecnologie legate alla gestione dei dati con una forte crescita di robotica e Intelligenza artificiale (AI).

Secondo le aziende intervistate i benefici principali dall’adozione delle tecnologie sono: l’aumento dell’efficienza e della produttività, seguita dall’aumento del livello di servizio al cliente e l’aumento della qualità del prodotto e dei processi.

Questa trasformazione non è priva di ostacoli; l’altro lato della medaglia mostra infatti la mancanza di personale qualificato come primo difficoltà incontrata, seguita dalla chiarezza sui vantaggi economici e dalla mancanza di un sistema di gestione della conoscenza adeguato.

Sostenibilità

Parallelamente le pratiche di sostenibilità stanno acquisendo una crescente importanza. Le grandi aziende, in particolare, hanno intensificato gli sforzi per ridurre materiali pericolosi/nocivi/tossici e ottimizzare il consumo energetico e la frequenza di incedenti ambientali.

Tra i vantaggi più riconosciuti fra coloro che hanno compilato il questionario figurano: un miglioramento reputazionale dell’immagine aziendale, l’aumento di efficienza e produttività e la soddisfazione delle esigenze dei clienti più sensibili a queste tematiche.

Nonostante questi progressi, le imprese segnalano due principali barriere: la mancanza di incentivi e regolamentazioni adeguate e i costi iniziali elevati per avviare progetti sostenibili.

Gestione della conoscenza

Una delle sfide più significative verso il paradigma dell’industria 5.0 è la strutturazione di un vero e proprio processo di Gestione della conoscenza.

Nell’adozione della pratica l’enfasi maggiore è data all’utilizzo della conoscenza, presumibilmente per andare a valorizzare nell’immediato i dati raccolti. Questo porta a una minore attenzione all’archiviazione ordinata su piattaforme tecnologiche dedicate, evidenziando lo scoglio nella gestione dei “Big data” e alla condivisione della conoscenza acquisita.

Uno dei possibili rischi è rappresentato da un eccessivo “short-termismo”, legato cioè alla volontà di gestione e valorizzare i dati, intese come osservazioni puntuali, invece di strutturare un solido processo di gestione di vera conoscenza, intesa come fattore competitivo di medio-lungo termine.

Proseguendo con il focus sulla gestione della conoscenza è trapelata una scarsa valorizzazione del know-how dei dipendenti in uscita dall’impresa e l’utilizzo di risorse esterne.

Dall’indagine trapela anche come il lavoro di gruppo sia fra i metodi fondamentali per la creazione e generazione di conoscenza. Pare, però, mancare un processo strutturato di brainstorming per guidare il processo di creazione della conoscenza.

Riguardo la condivisione e il trasferimento della conoscenza, si è visto che le modalità informali, come l’interazione tra colleghi, sono ancora uno strumento fondamentale per la condivisione delle informazioni. Rimangono comunque ancora carenti iniziative come la rotazione tra ruoli e la creazione di comunità interne. Tale realtà mostra un margine di miglioramento nella sistematizzazione del trasferimento della conoscenza.

Digitalizzazione e sostenibilità: una relazione virtuosa

Tra gli elementi più interessanti emersi dall’indagine spicca la correlazione tra digitalizzazione e sostenibilità. Dai risultati ottenuti in questa ricerca pare che il digitale sia effettivamente una leva che va a favorire l’adozione di nuove pratiche per migliorare gli obiettivi di sostenibilità.

Come si evince dal grafico sopra riportato, sul campione analizzato ancora una buona maggioranza delle imprese presenta dei bassi livelli sia riguardanti la digitalizzazione che la sostenibilità. Al contempo, una 24% degli intervistati mostra ottimi livelli in entrambi gli ambiti. In questo quadrante, denominato “dei virtuosi”, le imprese preponderanti sono quelle di medie-grandi dimensioni.

Digitalizzazione e livello di gestione della conoscenza

Una dinamica simile a quella sopra raccontata è il connubio fra il livello di digitalizzazione e il livello di gestione della conoscenza.

Come viene suggerito dalla distribuzione delle bolle nel grafico, una maggiore digitalizzazione pare richiedere, e quindi essere accompagnata, da una gestione della conoscenza più strutturata.

Conclusioni

In primo luogo il livello di adozione delle tecnologie digitali sembra aver raggiunto un punto di stabilità. Le poche aziende che in passato erano scettiche verso il digitale continuano di fatto a non investirvi, mentre quelle che hanno già effettuato investimenti significativi sono ora concentrate perlopiù sulla loro valorizzazione, piuttosto che sull’introduzione di nuove soluzioni.

Parallelamente emerge una crescente attenzione verso la sostenibilità, un tema che sta rapidamente guadagnando terreno, soprattutto tra le grandi imprese e in maniera trasversale ai vari settori. Il digitale, in questo contesto, appare come un alleato cruciale: le tecnologie 4.0 sembrano favorire l’intensificazione dell’adozione di pratiche di sostenibilità, contribuendo al raggiungimento di obiettivi ambientali e sociali più ambiziosi.

Tuttavia una delle sfide più significative rimane la gestione della conoscenza, riconosciuta come un elemento centrale per sfruttare appieno il potenziale dell’Industria 5.0. Questo aspetto diventa ancora più rilevante con l’aumento del livello di digitalizzazione, richiedendo un cambio di prospettiva che vada oltre la mera gestione dei dati. È infatti essenziale evitare di confondere una gestione limitata ai bisogni a breve termine con un approccio strategico orientato al medio-lungo termine.

In definitiva il futuro delle imprese italiane sembra legato alla capacità di coniugare tecnologia e sostenibilità, mantenendo sempre al centro le persone e valorizzando le conoscenze come patrimonio strategico. Solo attraverso una gestione integrata di questi elementi sarà possibile affrontare con successo le sfide e le opportunità del paradigma 5.0.

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