Il “siparietto” a cui le imprese italiane sono state costrette ad assistere in questi ultimi quindici giorni del 2023 ha pochi precedenti: raramente si è assistito a tanta confusione su una questione relativamente semplice, come quella della proroga dei termini per la consegna dei beni strumentali 4.0 ordinati entro il 31 dicembre 2022, originariamente fissata al 30 giugno 2023.
Un breve riassunto di quanto accaduto forse gioverà a mettere ordine alla confusione che si è venuta a creare.
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La richiesta delle imprese: perché serviva la proroga delle consegne
Iniziamo ricordando che le aliquote previste dal piano Transizione 4.0 per i beni ordinati nel 2022 e consegnati, laddove l’ordine fosse confermato da un acconto del 20% e accettato dal venditore, entro il 30 giugno 2023 (questo il termine originariamente previsto dalla legge 178 del 2020), sono del 40% per gli investimenti in beni strumentali 4.0 fino a 2,5 milioni di euro, del 20% per investimenti compresi tra 2,5 e 10 milioni di euro e del 10% per investimenti compresi tra 10 e 20 milioni di euro.
A partire dal primo gennaio 2023 queste aliquote saranno dimezzate diventando del 20% per gli investimenti in beni strumentali 4.0 fino a 2,5 milioni di euro, del 10% per investimenti compresi tra 2,5 e 10 milioni di euro e del 5% per investimenti compresi tra 10 e 20 milioni di euro.
Poiché l’abbondanza degli ordinativi e la scarsità di alcuni componenti chiave – su tutti i chip che sono presenti in tutte le macchine a controllo elettronico – sta rendendo impossibile per i costruttori di macchinari rispettare la scadenza del 30 giugno 2023 per mantenere le maggiori aliquote previste per i beni ordinati nel 2022, si è levata a gran voce dal mondo delle imprese la richiesta di prorogare i termini delle consegne per i beni ordinati entro il 31 dicembre 2022 al 31 dicembre 2023 in luogo del termine originario fissato al 30 giugno 2023.
Questo avrebbe consentito quantomeno di non fermare gli ordini di fine anno, evitando altresì l’insorgere di penali a carico dei costruttori che non sono in grado di rispettare i termini di consegna pattuiti.
La proroga delle consegne nella legge di bilancio
La questione era all’attenzione del Governo, che tuttavia non ha ritenuto di inserire la proroga dei termini nel testo del disegno di legge di bilancio approdato in Parlamento.
Durante l’esame in Commissione Bilancio alla Camera però ci sono stati diversi emendamenti che proponevano questa proroga. Su tutti vale la pena citare quello proveniente dalla maggioranza (era l’emendamento 73.06), emendamento che è tuttavia stato respinto.
La Commissione ha però modificato e successivamente approvato, nella notte tra il 20 e il 21 dicembre, un nuovo emendamento bi-partisan (75.06 e 75.035) che prevede la proroga delle consegne solo fino al 30 settembre 2023.
Questo emendamento è oggi il comma 423 dell’articolo 1 della Legge di Bilancio approvata dal Parlamento, che così recita
423. All’articolo 1, comma 1057, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, concernente il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali nuovi, le parole: «ovvero entro il 30 giugno 2023» sono sostituite dalle seguenti: «ovvero entro il 30 settembre 2023».
La proroga delle consegne nel Milleproroghe
Nel frattempo il Governo – nel dubbio di quanto stesse accadendo in Commissione sulla legge di bilancio – aveva annunciato di aver inserito la proroga delle consegne anche nel Decreto Milleproroghe, prevedendo il prolungamento delle consegne fino al 31 dicembre 2023: “Un segnale di attenzione doveroso per quelle imprese che stanno investendo e che potranno così accedere ad un credito d’imposta più elevato in un contesto internazionale profondamente mutato”, sottolineava il 21 dicembre il ministro delle imprese del made in Italy Adolfo Urso.
Il 29 dicembre tuttavia il decreto Milleproroghe è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (Decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198) senza la norma sulla proroga delle consegne.
Il motivo è verosimilmente di natura tecnica: poiché la legge di bilancio entra in vigore il 1 gennaio 2023, cioè successivamente al Milleproroghe che entra invece in vigore il 30 dicembre 2022, la norma successiva e più restrittiva prevista dalla legge di bilancio avrebbe comunque “sovrascritto” quanto previsto dal decreto Milleproroghe sulla medesima questione, rendendo di fatto inutile il provvedimento.
Quali prospettive per la proroga delle consegne?
Riassumendo, ad oggi la proroga dei termini per la consegna dei beni strumentali 4.0 ordinati entro il 31 dicembre 2022 è fissata al 30 settembre 2023.
Si tratta di un provvedimento che recepisce solo parzialmente le istanze delle imprese manifatturiere, visto che i 3 mesi aggiuntivi rispetto al termine originario del 30 giugno 2023 non sono considerati sufficienti per risolvere la questione.
C’è però ancora una speranza di vedere ulteriormente prorogato il termine per le consegne: il Decreto Milleproroghe, infatti, dovrà passare al vaglio del Parlamento per essere convertito in legge entro fine febbraio.
In sede di conversione è possibile che, se ci sarà la volontà, il Parlamento intervenga spostando ulteriormente il termine dall’attuale 30 settembre 2023 al 31 dicembre 2023.
Infine c’è la promessa del Governo di rivedere il Piano Transizione 4.0 riportando le aliquote del 2023 al livello di quelle per il 2022 in un intervento che potrebbe arrivare proprio nei primi mesi dell’anno, qualora l’interlocuzione tra il Governo e l’Unione Europea si risolvesse positivamente consentendo al Governo italiano di utilizzare anche nel 2023 una parte delle risorse del PNRR non spese nel 2021-2022.