L’economia europea continua a crescere, Italia fanalino di coda

Per la Commissione europea le previsioni sono ancora di crescita, ma – sottolinea Moscovici – la strada in salita e non possiamo riposare sugli allori. Preoccupano la crisi geopolitica internazionale e la Brexit. In Italia crescita asfittica.

Pubblicato il 07 Nov 2019

Commissione Europea previsioni autunno 2019


L’economia europea vive il settimo anno consecutivo di crescita e, secondo le previsioni rese note dalla Commissione Europea, continuerà a crescere nel 2020 e nel 2021. I mercati del lavoro restano solidi e la disoccupazione continua a diminuire. Tuttavia l’ambiente esterno è diventato molto meno favorevole e regna l’incertezza, con ripercussioni soprattutto sul settore manifatturiero, che sta anche vivendo cambiamenti strutturali. Di conseguenza, l’economia europea sembra avviarsi verso un periodo prolungato di crescita più contenuta e di inflazione modesta.

Si prevede che il prodotto interno lordo (PIL) della zona euro crescerà dell’1,1 % nel 2019 e dell’1,2 % nel 2020 e nel 2021. Rispetto alle previsioni economiche di estate 2019 (pubblicate in luglio), le previsioni di crescita sono state riviste al ribasso di 0,1 punto percentuale nel 2019 (dall’1,2 %) e di 0,2 punti percentuali nel 2020 (dall’1,4 %). Per l’UE nel suo complesso, si prevede un aumento del PIL dell’1,4 % nel 2019, 2020 e 2021. Anche le previsioni per il 2020 sono state riviste al ribasso rispetto al dato dell’estate (1,6 %).

L’Italia al palo

A guardare l’infografica, che mostra le percentuali di crescita, il colore con cui viene raffigurata l’Italia, l’unica macchia marrone scuro, non è certo dei più rassicuranti. Il nostro paese, infatti, secondo le stime autunnali sulla crescita economica nel 2019 e nel 2020, diffuse dalla Commissione Europea, rimane in fondo all’Unione. Il PIL italiano, infatti, quest’anno cresce solo dello 0,1% e, nel 2020, si prevede possa aumentare non più dello 0,4% e dello 0,7% l’anno successivo. Le previsioni, inoltre, parlano di un aumento dell’inflazione, dallo 0,6% del 2019 all’1,1% del 2021.

Dombrovskis: “Economia europea resiliente, bisogna ridurre il debito”

In questo quadro, quindi, arrivano esortazioni alla prudenza da parte di Valdis Dombrovskis, Vicepresidente responsabile per l’Euro e il dialogo sociale, nonché per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’Unione dei mercati dei capitali.

“L’economia europea si è finora dimostrata resiliente in un ambiente esterno meno favorevole – spiega Dombrovskis – prosegue la crescita economica, la creazione di posti di lavoro è vigorosa e la domanda interna robusta. Potremmo tuttavia trovarci in futuro in situazioni difficili: abbiamo davanti un periodo di grande incertezza dovuto ai conflitti commerciali, alle crescenti tensioni geopolitiche, alla persistente debolezza del settore manifatturiero e alla Brexit. Esorto, da una parte, tutti i paesi dell’UE con livelli elevati di debito pubblico – sottolinea – a perseguire politiche di bilancio prudenti e a intraprendere un percorso di riduzione del livello del debito. Dall’altra parte, invito gli Stati membri che dispongono di margini di bilancio a utilizzarli fin d’ora”.

Moscovici: “Strada in salita, non possiamo riposarci sugli allori”

Della stessa opinione, Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, che ha dichiarato: “Tutte le economie dell’UE continueranno a crescere nei prossimi due anni, nonostante le forti avversità in aumento. I fondamentali dell’economia dell’UE sono solidi: dopo sei anni di crescita la disoccupazione nell’UE è al livello più basso dall’inizio del secolo e il disavanzo aggregato è inferiore all’1% del PIL. Tuttavia, la strada in salita che ci attende non ci permette di riposarci sugli allori. Dovremo utilizzare tutte le leve d’intervento per rafforzare la resilienza dell’Europa e sostenere la crescita”.

Incertezze geopolitiche frenano export, ma compensa il mercato interno

Il perdurare delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina e gli elevati livelli di incertezza sul piano politico, in particolare per quanto riguarda il commercio, spiega il documento della Commissione Europea, hanno frenato gli investimenti, l’industria manifatturiera e gli scambi internazionali. Con una crescita del PIL globale destinata a restare modesta, la crescita in Europa dipenderà dalla forza dei settori maggiormente orientati verso il mercato interno, i quali, a loro volta, potranno contare su un mercato del lavoro propizio alla crescita delle retribuzioni, su condizioni di finanziamento favorevoli e, in alcuni Stati membri, su misure di stimolo fiscale. Anche se le economie dovrebbero continuare a crescere in tutti gli Stati membri, i fattori interni che determinano la crescita da soli non saranno probabilmente sufficienti a garantire una crescita vigorosa.

Occupazione ok, ma si attende un rallentamento

La creazione di posti di lavoro in tutta l’UE, prosegue la commissione, si è dimostrata sorprendentemente resiliente. Ciò è dovuto in parte al fatto che l’andamento dell’economia richiede in genere un certo tempo per incidere sull’occupazione, ma anche al fatto che l’occupazione si sposta verso il settore dei servizi. L’occupazione è a livelli record e la disoccupazione nell’UE registra il tasso più basso dall’inizio del secolo. Anche se la creazione netta di posti di lavoro probabilmente rallenterà, si prevede che il tasso di disoccupazione nella zona euro continui a scendere dal 7,6 % di quest’anno al 7,4 % nel 2020 e al 7,3 % nel 2021. Secondo le previsioni, nell’UE il tasso di disoccupazione scenderà al 6,3 % quest’anno, assestandosi al 6,2 % nel 2020 e nel 2021.

L’inflazione resta contenuta, scende il debito pubblico

Quest’anno l’inflazione nella zona euro ha subito un rallentamento a causa del calo dei prezzi dell’energia e al fatto che le imprese hanno in gran parte scelto di ridurre i margini per assorbire costi salariali più elevati anziché trasferire questi ultimi ai clienti. Le pressioni inflazionistiche dovrebbero rimanere modeste nei prossimi due anni. L’inflazione della zona euro (indice armonizzato dei prezzi al consumo) è prevista all’1,2 % quest’anno e il prossimo, per poi salire all’1,3 % nel 2021. Secondo le previsioni, nell’UE l’inflazione si attesterà all’1,5 % quest’anno e il prossimo e all’1,7 % nel 2021.

Le finanze pubbliche dell’Europa continueranno a beneficiare di tassi di interesse molto bassi sul debito in essere. Nonostante una crescita del PIL inferiore, il rapporto debito pubblico aggregato/PIL della zona euro dovrebbe continuare a diminuire per il quinto anno consecutivo, attestandosi all’86,4 % quest’anno, all’85,1 % nel 2020 e all’84,1 % nel 2021. Lo stesso vale per l’UE: il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe scendere all’80,6 % quest’anno, al 79,4 % nel 2020 e al 78,4 % nel 2021.

Si prevede invece che i saldi pubblici subiscano un lieve deterioramento dovuto all’impatto della minore crescita e a politiche di bilancio discrezionali leggermente meno restrittive in alcuni Stati membri. Secondo le proiezioni, nell’ipotesi di politiche invariate, il disavanzo aggregato della zona euro passerà dal minimo storico dello 0,5 % del PIL nel 2018 allo 0,8 % quest’anno, allo 0,9 % nel 2020 e all’1,0 % nel 2021. Tuttavia, l’orientamento di bilancio aggregato della zona euro, ossia la variazione dei saldi strutturali di bilancio dei 19 Stati membri della zona euro, rimarrà sostanzialmente neutro. Secondo le previsioni, anche nell’UE il disavanzo aggregato aumenterà, passando dallo 0,7 % del PIL nel 2018 allo 0,9 % quest’anno, all’1,1 % nel 2020 e all’1,2 % nel 2021.

Tensioni commerciali e Brexit, si rischia revisione al ribasso

Una serie di rischi potrebbe comportare una crescita inferiore rispetto a quella prevista. L’intensificarsi dell’incertezza o un aumento della tensione nelle relazioni commerciali e a livello geopolitico potrebbe rallentare la crescita, così come potrebbe agire da freno un rallentamento più marcato del previsto in Cina, dovuto al fatto che le politiche adottate finora potrebbero produrre effetti meno significativi di quelli attesi. Più vicino a casa, rappresentano un rischio l’eventualità di una Brexit disordinata e la possibilità che la debolezza del settore manifatturiero possa avere effetti di ricaduta più evidenti sui settori orientati verso il mercato interno.

Tra i fattori che invece comporterebbero una revisione delle prospettive al rialzo, sarebbero propizi per la crescita un allentamento delle tensioni commerciali, il rafforzamento della crescita in Cina e una distensione delle tensioni geopolitiche. Nella zona euro la crescita trarrebbe vantaggio anche dalla scelta di attuare una politica fiscale più espansiva del previsto da parte degli Stati membri che hanno margini di bilancio. Nel complesso, tuttavia, la bilancia dei rischi continua a pendere decisamente verso una revisione delle prospettive al ribasso.

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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