Nel 2026 l’Italia sarà al livello dei migliori Paesi europei nel digitale: è questo l’obiettivo della strategia per il digitale del Governo, come spiega il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao.
Intervenuto alla seconda giornata di Italian Tech Week, l’evento dedicato all’innovazione tecnologica e al futuro che si tiene presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino, il Ministro indica la strategia del Governo per la trasformazione digitale dell’Italia.
Una strategia che si fonda sulle riforme pianificate dal PNRR e sulle tante risorse mobilitate dall’Unione Europea per la ripresa nazionale dopo la pandemia.
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Tante risorse e una nuova visione per l’Italia
Un’opportunità storica, sottolinea il Ministro, e non solo per le ingenti risorse messe in campo, che ricorda “sono debito per le future generazioni e quindi non possiamo sbagliare”.
C’è da lavorare molto quindi, soprattutto perché se è vero che la ripresa economica in Italia viaggia a ritmi più veloci rispetto agli altri Paesi europei, è altrettanto vero che l’Italia parte da una situazione di ritardo.
“Non dobbiamo sederci sugli allori davanti alle ottime previsioni di ripresa, ma dobbiamo implementare i cambiamenti necessari al nostro sistema”, spiega il Ministro. Ma qualcosa, assicura, è cambiato già.
È cambiata la visione del Paese. Perché, assicura, il Governo ha una visione ben definita per il futuro del Paese, “forse non straordinaria, ma ambiziosa”.
La visione di essere un Paese più moderno, dove le competenze contano, un Paese con più infrastrutture, dove per infrastrutture si intende anche quelle sociali. Un Paese più semplice, con burocrazia che fa suo lavoro. Un Paese più inclusivo ed equo.
La strategia per la digitalizzazione del Paese
Un progetto ambizioso e ottimista, nel quale il digitale avrà un ruolo fondamentale. A partire proprio dalle infrastrutture e quindi dallo sviluppo del 5G e delle reti ad altissima capacità, enabler non solo di innovazione, ma anche di inclusione.
E poi i 13 miliardi per modernizzare il sistema imprenditoriale italiano, ossia gli incentivi fiscali per migliorare produttività e competitività.
Ma soprattutto, la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (PA), che parte prima di tutto dalla migrazione in cloud, perché, spiega il Ministro, “nulla si può fare se non si è cloud based e cloud native”.
La strada è giù stata delineata dalla strategia Cloud Italia presentata a inizio settembre, che potrà contare su 2,7 miliardi per accelerare il processo. Un processo che, precisa il Ministro, è una “priorità assoluta, così come prioritario è l’aspetto della sicurezza.
Di pari passo si lavorerà sui servizi da offrire ai cittadini, una ambito dove l’Italia non parte proprio da zero, con i 25 milioni di italiani che hanno già creato la propria identità digitale, una piattaforma pagamenti che gestisce al mese circa 2,5/3 miliardi di pagamenti.
“Abbiamo dei pezzi di digitalizzazione molto forti, dobbiamo legarli e scalarli e renderli facili da usare. Ci sono poi tanti altri interventi di cui ci stiamo occupando per dare vita alla nostra visione di una cittadinanza digitale, un domicilio digitale e una facilitazione di interazione tra cittadini e imprese“, spiega il Ministro.
Interazione che troverà un grande nella sanità, grazie agli sviluppi della sanità digitale e della telemedicina, che aiuteranno a colmare il divario territoriale nell’erogazione dei servizi sanitari.
C’è inoltre il lavoro da fare nel campo spaziale – ambito dove l’Italia ha una forte heritage, con una sempre maggiore integrazione dell’Intelligenza Artificiale per la prevenzione e il monitoraggio degli incendi dall’alto – e tutto il lavoro per cambiare il tessuto urbano, con servizi più efficienti, lo sviluppo ulteriore della micro mobilità e della mobilità elettrica e la creazione di nuovi modi di vivere gli spazi urbani.
Progetti ambiziosi per cui, sottolinea il Ministro, servono le giuste competenze, altro nodo da risolverlo. Perché in un Paese dove solo il 42% delle persone tra i 16 e i 74 anni possiede digital skill di base (secondo il Rapporto Desi 2020) servirà creare competenze in digitale e nelle tecnologie abilitanti, soprattutto nell’Intelligenza Artificiale.
“Ce la faremo?”, è la domanda che più spesso il Ministro Colao dice di ricevere. “Io penso di sì – risponde – ma ci sono degli ingredienti che mancano e che dobbiamo mettere. Ingredienti che persone come me possono mettere, come la strutture amministrative dello Stato più snelle, un maggiore rapporto pubblico – privato e nella ricerca di persone di qualità, anche attraverso l’interscambio con il settore pubblico”.
Infine, vi è l’altro ingrediente, che deve venire da tutto il sistema Paese, cittadini in primis. La voglia di fare un cambiamento, con tanta ambizione, e credere con ottimismo che questo cambiamento può essere realizzato.