Catania (Confindustria Digitale): “Per l’Industria 4.0 nelle aziende c’è ancora una montagna da scalare”

Il presidente di Confindustria Digitale Elio Catania: solo il 16% delle imprese Made in Italy hanno investito in progetti di Industria 4.0. Nei prossimi 3 anni abbiamo 800 mila persone da inserire in azienda con nuove competenze e 800 mila persone da riqualificare.

Pubblicato il 24 Nov 2018

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“Solo il 16% delle aziende italiane ha investito in progetti di Industria 4.0 nel 2017-2018, il biennio più sostenuto dagli incentivi fiscali. Ciò significa innanzitutto una cosa: per portare la Trasformazione digitale nelle nostre imprese, l’obiettivo è ancora molto lontano da raggiungere, c’è ancora una montagna da scalare”.

Il monito, il segnale di allarme, sullo sviluppo Hi-Tech delle aziende nostrane, arriva da Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale. Che, partecipando a Milano a una tavola rotonda su questi scenari, rimarca: “Il mercato italiano di Industria 4.0 conta 3 miliardi di investimenti, con una crescita del 30% nel 2018. E il Digitale può impattare e fare crescere di quasi il 10% il fatturato delle Pmi che lo sviluppano in maniera adeguata. Ma occorre modificare le misure dedicate al settore all’interno della Manovra 2019, non si può trascurare, o sottovalutare, l’importanza dell’evoluzione tecnologica per la nostra economia e le nostre imprese”.

I vantaggi dell’innovazione

Per sottolineare la centralità di questi fattori, Catania snocciola i numeri, dati molto rilevanti, sull’impatto del Digitale nelle Pmi italiane. Ecco gli impatti finanziari, secondo dati McKinsey, per le piccole e medie imprese che hanno fatto innovazione: il fatturato è cresciuto in media del +10%; l’Export è aumentato del +5,3%; i margini sono saliti in media del 9,7%.

E gli impatti operativi: il costo delle rimanenze di produzione è diminuito dal 20 al 50%; il Time to market si è ridotto dal 20 al 50%; i tempi di fermo macchine sono calati dal 30 al 50%; i costi di manutenzione sono scesi dal 10 al 40%.

La crescita delle soluzioni Hi-Tech

Ci sono poi i risultati, sempre nel biennio 2017-2018, per settore e comparto specifico dell’Industria 4.0: le soluzioni e tecnologie di Advanced human machine interface sono cresciute del +50%; quelle della Cloud manufacturing del +35%; quelle dell’IoT industriale e quelle di System integration entrambe del +30%; le tecnologie di Industrial analytics (Big Data) del +25%; quelle di Advanced automation del +20%.

Alla luce di questi numeri, il presidente di Confindustria Digitale riassume in poche parole la trasformazione, ancora molto incompiuta, e spesso poco sostenuta, della manifattura Made in Italy: “L’Italia dal 2000 al 2015 ha accumulato un forte ritardo in termini di produttività e capitale Ict, poi abbiamo capito che mettendo insieme pubblico e privato si possono ottenere risultati importanti per il sistema economico e produttivo del Paese. Ne sono un esempio il piano nazionale per la Banda Larga, che si sta sviluppando in maniera interessante, e il piano Industria 4.0, che ha rappresentato un importante volano. La domanda c’è perché le aziende sono sempre più consapevoli dei vantaggi della trasformazione digitale, l’offerta c’è perché gli operatori Ict stanno sviluppando soluzioni sempre più accessibili. Ma occorre mettere a terra tutte queste energie e continuare ad accompagnare le aziende italiane con politiche a sostegno”.

“Cambiare le misure in Manovra”

Secondo il presidente di Confindustria Digitale, “il nuovo governo sta, piano, piano, capendo che non avere previsto misure adeguate per l’economia digitale nella Manovra 2019 è una mancanza che in qualche modo bisogna colmare”.

L’iper-ammortamento sui nuovi investimenti in tecnologie “è stato depotenziato”. E poi la formazione è fondamentale: “Nei prossimi 3 anni abbiamo 800 mila persone da inserire in azienda con nuove competenze digitali; e 800 mila persone già inserite in azienda da riqualificare. Il governo non ha messo un solo euro per gli Its, gli Istituti tecnici superiori; e non ha tolto il numero chiuso nelle Università di ingegneria, una situazione che fa da “tappo” alla formazione delle figure professionali qualificate di cui abbiamo bisogno per l’Industria 4.0. Il problema vero, ora, è come passare dalla consapevolezza di tutto ciò alla sua realizzazione”.

E, sulla base della sua lunga esperienza nel settore economico e produttivo del Paese, Catania sottolinea: “dietro le storie di innovazione di successo, c’è sempre il nome e cognome di qualcuno, imprenditore, manager o uomo d’azienda, che ci ha creduto. La leadership, nel cambiamento e nel portare innovazione in azienda, è fondamentale”.

Ad esempio, nello scenario complessivo dell’Industria 4.0, nonostante il crescente interesse verso l’Intelligenza artificiale, molte aziende affrontano ancora barriere interne, e Gartner indica che solo il 4% dei manager e responsabili aziendali ha già implementato progetti di Artificial Intelligence (AI), mentre il 21% sta facendo progetti pilota o ha inserito l’AI nella pianificazione di breve termine. Il 70% delle aziende non ha o ha limitate competenze e conoscenze necessarie per comprendere le tecnologie AI, le strategie e i mercati.

In questo quadro, è fondamentale offrire un adeguato supporto per consentire a realtà di qualsiasi dimensione di dare avvio a progetti in linea con le priorità di Business, dato che il Digitale rappresenta una leva di competitività strategica.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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