L'analisi di Federmeccanica

Caro-prezzi e carenza di competenze spingono al ribasso la produzione metalmeccanica. Andreis (Federmeccanica): “Servono subito soluzioni su larga scala”

L’ultima indagine congiunturale di Federmeccanica sullo stato della metalmeccanica italiana sottolinea un’ulteriore battuta di arresto nel secondo trimestre dell’anno (-0,5%), in linea con l’andamento negativo della produzione industriale. In peggioramento anche le attese delle imprese per i prossimi mesi, a causa dell’incertezza dello scenario economico (che influisce anche sugli investimenti), il caro-prezzi, ma anche la mancanza di competenze, che impatta il 70% delle aziende. Segnali che, secondo Federmeccanica, impongono azioni urgenti e su larga scala.

Pubblicato il 14 Set 2023

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Nel secondo trimestre del 2023 la metalmeccanica ha registrato una flessione dello 0,5%, in ulteriore peggioramento rispetto al dato del primo trimestre (-0,1% su base congiunturale), in linea con l’andamento della produzione industriale, che nei primi sei mesi dell’anno ha continuato ad evidenziare una dinamica negativa.

È questa la fotografia dello stato della metalmeccanica italiana che restituisce la 167° indagine congiunturale di Federmeccanica.

L’indagine ha evidenziato come gli impatti del caro prezzi e del caro energia si stiano ripercuotendo ancora maggiormente sulle imprese, con conseguenze sulle strategie di investimento, di programmazione degli ordini e delle attività e sulla gestione degli occupati.

Inoltre, resta ancora alta la difficoltà delle aziende a reperire le competenze necessarie. Un problema che, sottolineano i vertici di Federmeccanica, è prioritario affrontare.

I dati di settore

Complessivamente, nell’intero periodo gennaio-giugno 2023, la produzione metalmeccanica è rimasta sostanzialmente stabile (+0,1%) rispetto all’analogo semestre del 2022, a fronte della contrazione del 2,7% osservata, invece, per il comparto industriale nel suo complesso.

In termini tendenziali, si registrano situazioni eterogenee nei diversi comparti. Nello specifico, mentre Altri mezzi di trasporto, Autoveicoli e rimorchi, Computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione e e Macchine e apparecchi meccanici hanno registrato degli aumenti – rispettivamente dell’11,9%, dell’8,5%, dell’1,8% e dell’1,2% –, trend negativi si sono registrati per: Metallurgia, in flessione del 7,8%; fabbricazioni delle Macchine e apparecchi
elettrici (-4,6%); Prodotti in metallo (-3,7%).

Dati che, complessivamente, collocano la metalmeccanica italiana su livelli inferiori rispetto ai principali Paesi UE.

L’export mostra ancora segnali positivi

L’interscambio commerciale nel settore metalmeccanico del nostro Paese continua a registrare risultati positivi nonostante il rallentamento del commercio mondiale.

Nel primo semestre del 2023, le esportazioni metalmeccaniche sono cresciute in media del 6,0%, mentre le importazioni sono aumentate del 2,9%.

Tuttavia, entrambi i flussi commerciali hanno subito un significativo rallentamento rispetto al passato. È importante notare che l’aumento del valore dell’interscambio è stato influenzato dalla crescita dei valori medi unitari.

Peggiorano le aspettative delle imprese

Una situazione che si riflette anche nelle aspettative delle imprese per i prossimi mesi, analizzate attraverso il consueto survey di Federmeccanica.

La rilevazione del sentiment delle imprese rileva, infatti, peggioramenti sia per quanto riguarda le previsioni relative al portafoglio ordini, che per quelle inerenti la produzione e l’andamento occupazionale.

Nello specifico:

  • il 25% (dopo il 29% e il 33% delle precedenti indagini) delle imprese intervistate ha aumentato le consistenze del proprio portafoglio ordini
  • il 24% (in discesa dal 30% scorso) prevede incrementi di produzione per i prossimi mesi
  • il 12% (superiore all’8% della precedente rilevazione) ritiene di dover ridurre gli attuali livelli occupazionali

Rimane sostanzialmente stabile e su livelli comunque significativi (7% rispetto al precedente 8%) la quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale.

Resta alto lo skill mismatch

Alla fine di giugno 2023, è ancora molto alta la percentuale di imprese che hanno segnalato difficoltà nel trovare i profili professionali necessari per svolgere le loro attività aziendali.

Il 70% delle imprese ha infatti dichiarato di essere interessato da questa problematica, percentuale sostanzialmente in linea con il 71% registrato nella stessa indagine condotta a giugno 2022 e superiore rispetto alle rilevazioni precedenti.

Per quanto riguarda le competenze ricercate, quelle tecniche di base/tradizionali risultano essere le più difficili da reperire, come riporta il 42% degli intervistati.

Seguono le competenze trasversali (27%), che includono la capacità di risolvere problemi, prendere decisioni, lavorare in gruppo, comunicare e agire in autonomia, e quelle tecnologiche avanzate/digitali (24%). Il restante 7% delle imprese è alla ricerca di figure professionali con altre specifiche caratteristiche.

L’incertezza pesa sulle strategie di investimento

Lo scenario incentro continua a riflettersi sulla strategia di investimento delle imprese, seppure il 66% prevede di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi, in linea con la precedente rilevazione, quando il dato era del 67%.

Per quanto concerne le aree di investimento, l’indagine ha rivelato che:

  • il 65% delle imprese realizzerà investimenti che permetteranno di abilitare vantaggi sia sul risparmio energetico sia sulla sostenibilità ambientale
  • il 29% delle imprese punterà principalmente sul risparmio energetico
  • il 6% si focalizzerà solo sulla riorganizzazione del processo produttivo e/o adozione di nuovi modelli di produzione, sull’utilizzo materie prime seconde (es. recupero e riutilizzo scarti del processo produttivo), sul contenimento emissioni atmosferiche e sul riutilizzo/riciclo acque di scarico
  • il 30% delle imprese intende utilizzare le risorse per accrescere il capitale fisso
  • il 26% realizzerà investimenti in tecnologia e digitalizzazione
  • il 21% investirà in attività di ricerca e sviluppo
  • il 15% in formazione
  • il 6% per l’internazionalizzazione (accesso ai mercati esteri e sviluppo e-commerce)

Caro-prezzi, si aggrava l’impatto sulle attività delle imprese

Alla fine di giugno 2023, la percentuale di aziende che riconoscono un impatto significativo dell’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia sui costi di produzione rimane elevata, pari al 68%.

Per quanto riguarda le conseguenze sull’attività aziendale, il 39% delle imprese intervistate ha proceduto a una riorganizzazione del lavoro o dell’attività produttiva, il 25% ha ridotto gli investimenti e oltre un terzo ha indicato altre conseguenze come la riduzione della marginalità, l’aumento dei costi di produzione o la revisione dei prezzi.

La percentuale di aziende che ha segnalato la possibilità di interruzione dell’attività aziendale è aumentata dal 3% dell’indagine precedente al 5% attuale.

L’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche continua a influenzare i prezzi di produzione nel settore metalmeccanico, che rappresenta il maggior utilizzatore di metalli. Dopo un aumento del 4,2% nel primo trimestre del 2023, l’indice ha registrato una diminuzione dello 0,6% nei successivi tre mesi. Nel complesso, nel semestre, c’è stato un aumento medio del 1,8% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Nell’ultimo trimestre, molte delle imprese metalmeccaniche coinvolte nell’indagine hanno segnalato un peggioramento delle ripercussioni che tali dinamiche hanno sull’attività produttiva e sulle condizioni finanziarie delle aziende.

Infatti, la percentuale di aziende che ha registrato una riduzione del Margine Operativo Lordo è aumentata dal 57% a fine marzo all’attuale 66%. Allo stesso modo, il 44% delle aziende (rispetto al 40% dell’indagine precedente) risente ancora degli effetti del conflitto russo-ucraino.

Gli allarmi di Federmeccanica: “È tempo di agire”

Segnali preoccupanti, secondo il Direttore Generale di Federmeccanica Stefano Franchi, sia per quanto riguarda il presente che il futuro e che devono spingere a passare dalle promesse ai fatti.

“Questo non è il tempo delle promesse ma deve essere il tempo dell’impegno. Un impegno costante, continuo da parte di tutti per invertire la rotta in maniera decisa. Per pensare positivo dobbiamo avere obiettivi chiari che siano all’insegna della produttività e della competitività”, commenta, sottolineando che occorre non sottovalutare il dato relativo al peggioramento della profittabilità delle imprese.

“Servono azioni mirate per il breve, il medio ed il lungo termine, da misure immediate ed efficaci sui costi di produzione agli interventi in prospettiva attraverso politiche industriali che puntino sulla crescita delle imprese e sull’innovazione”, aggiunge.

Sulla necessità di affrontare la difficoltà di reperimento delle competenze insiste invece il Vicepresidente di Federmeccanica, Diego Andreis, che commenta: “Come può la seconda manifattura europea essere competitiva se il 70% delle aziende del Settore chiave non riesce a trovare le competenze che servono? Non c’è più spazio per domande che hanno risposte scontate, occorre trovare soluzioni su larga scala. Ormai sta diventando una questione di sopravvivenza, un’emergenza nazionale”.

“Dobbiamo porci degli obiettivi misurabili e raggiungerli, come ad esempio avere un numero di iscritti agli ITS nell’ordine di centinaia di migliaia come avviene nei percorsi assimilabili in Germania, Francia e Spagna, mentre in Italia non raggiungono nemmeno la quota di 26mila. Allo stesso tempo devono aumentare gli iscritti nelle discipline STEM cercando di coinvolgere sempre più donne”, aggiunge.

Per affrontare il tema delle competenze Federmeccanica lancerà, nell’ambito dell’Assemblea Generale del prossimo 22/23 settembre, una campagna culturale dal nome Generazione Meccatronica. La campagna sarà rivolta ai giovani e alla società civile e si incentrerà sul valore e sui valori dell’Industria Metalmeccanica/Meccatronica.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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